E' in libreria un nuovo volume della Collana Musei e Gallerie di Milano dedicato a Casa Manzoni, sotto la direzione scientifica di Fernando Mazzocca e quella editoriale di Carlo Pirovano, per i tipi della Electa.
La presentazione è avvenuta presso le Gallerie d'Italia, dove si è appena conclusa la mostra su Bellotto e Canaletto che ha avuto un grandissimo successo, essendo stata la più visitata d'Italia (oltre un milione di presenze).

L'idea di Raffaele Mattioli
Il Presidente delle Gallerie d'Italia, Giovanni Bazoli, ha ricordato che l'idea di realizzare una serie di monografie dedicate a musei e istituzioni milanesi, nacque nel 1973 a Raffaele Mattioli, banchiere umanista, che, tra l'altro, aveva salvato i manoscritti di Antonio Gramsci in una cassaforte delle sede romana della Comit, che, in quel momento difficile, poteva essere considerata una specie di università segreta della società laica ed antifascista.
Mattioli morì lo stesso anno (1973), ma la sua idea si sviluppò egualmente e anche la sua eredità ideale non è andata perduta, perché Banca Intesa, che ha assorbito la Comit, prosegue nella ricerca di una felice sintesi tra attività bancaria e promozione della cultura.
Tornando all'idea di Mattioli, lo scopo era quello di valorizzare il patrimonio artistico, culturale di Milano: i primi volumi hanno riguardato il Museo Poldi Pezzoli e la Galleria d'Arte Moderna a Villa Reale con una schedatura completa delle opere presenti in queste istituzioni.
Catalogare per preservare e per far conoscere al pubblico: insomma uno strumento di studio ma anche di divulgazione del patrimonio museale cittadino. Qualche dato che conferma l'impegno di chi si è dedicato a questa opera: 74 volumi, 53.000 pagine, 77.000 opere schedate e 4500 collaboratori coinvolti nel progetto.
Ora è la volta di un'altra istituzione molto cara ai milanesi, la casa di Alessandro Manzoni. Bisogna dire, citando un famoso articolo del Tessa, che la lettura imposta nelle scuole dei "Promessi Sposi" non lo ha favorito: "Quanti che io conosco non vollero più saperne del Manzoni perché quella Lucia e quel Renzo ricordavan loro troppo il legno stantìo dei banchi (di scuola)".
Manzoni, però, fu capace di parlare alle menti e ai cuori delle popolazioni italiane. Realizzò un romanzo per tutti, di grande valore spirituale oltre che culturale, che riflette sul bene e sul male e sul senso della provvidenza. Un'opera che contribuì alla formazione di una coscienza nazionale, anche attraverso l'uso di una lingua comune.

Casa Manzoni, per ritrovare certe atmosfere
La casa, dove il grande romanziere visse dal 1813 fino alla morte e concepì le sue opere immortali, si trova in via Gerolamo Morone 1, accanto a piazza Belgioioso.
Qualche accenno alle vicende della abitazione di Alessandro Manzoni. Nel 1937 con la creazione del Centro Nazionale di Studi Manzoniani, di cui era presidente Giovanni Gentile, la casa venne trasformata in Museo. Per un lungo periodo restò chiusa al pubblico, poi, dopo gli interventi di ristrutturazione sotto la guida dello Studio De Lucchi, conclusisi nel 2015, è tornata ad essere visitabile.
Anche se soltanto due ambienti sono stati conservati come ai tempi del Manzoni, cioè lo studio al pianterreno e la camera da letto, spoglia come una cella di monaco, in cui morì, la casa consente di cogliere il carattere del "Gran Lombardo", come lo chiamava Testori, severo e umile al tempo stesso, e respirare l'atmosfera in cui lavorava, con la finestra, da cui il suo sguardo spesso si soffermava sull'amato giardino.
Le altre sale sono state adattate nel tempo alle due funzioni principali di "Museo" e "Biblioteca" manzoniani, dove accanto ai libri vi sono anche altri oggetti e opere che ricordano la vita dello scrittore o i suoi personaggi, come i busti di Renzo e Lucia. Alcuni anche recuperati dai depositi dove erano stati dimenticati. Da sottolineare che questa casa ha avuto nel 2016 oltre 30.000 visitatori, tra privati cittadini, scolaresche, turisti.
Il volume della Electa, Casa Manzoni
L'impostazione di questo volume è diversa da quella delle altre opere. Non si tratta di un catalogo alfabetico e cronologico, gli autori qui cercano di ricostruire l'atmosfera e il percorso di vita del grande scrittore milanese, recuperandone il fascino.
Accanto a materiali autografi, le locandine dei film dedicati al suo capolavoro, da quello di Comencini, con un giovane Gino Cervi nel ruolo di Renzo, a quello di Bolchi, i ritratti dei suoi famigliari ed amici, e i suoi, tra cui quello di lui bambino e quello da anziano di Carlo de Notaris; mentre il più noto, quello di Hayez, a cui accondiscese a fatica, vista la sua ben nota ritrosia, si trova a Brera.
Ma vi è anche una sala con i quadri dei paesaggi in cui i "Promessi Sposi" sono ambientati: l'Adda, Pescarenico, Lecco con il Resegone, e altri, tra i quali quelli di Induno, quando, abbandonata la pittura di storia, inizia a eseguire soggetti di genere, che descrivono la vita delle persone comuni.
Manzoni non seguiva l'arte, nella sua biblioteca non sono molti i libri di questo argomento, ma la sua prosa, che Gadda, forse un po' esagerando, accostava alla pittura caravaggesca, per via di quel gusto chiaroscurale nella descrizione della vicende umane, ha in qualche modo influenzato anche l'arte della visione pittorica.
Numerosi e interessanti i libri delle varie edizioni del capolavoro di Manzoni. Ne sottolineiamo soprattutto una del pittore torinese Francesco Gonin, che nel 1840 seguì le direttive dello scrittore nel realizzare le sue illustrazioni che dovevano essere indirizzate a un pubblico popolare e che, messe in sequenza, potrebbero benissimo rappresentare una sorta di fumetto ante litteram.
Sono questi solo alcuni spunti delle numerose schede del libro, sempre accompagnate da indicazioni precise e puntuali e corredate da splendide fotografie. Forse, questa può anche essere l'occasione per rileggere il romanzo di Manzoni, dal quale, in un suo recente intervento, Papa Francesco ha espunto tre parole chiave particolarmente significative: il senso del vero, del bello e del bene. Valori di cui tutti, sempre, abbiamo bisogno e ai quali dovremmo tendere.