Un dettaglio dell'allestimento della prima mostraUn dettaglio dell'allestimento della prima mostra

Quadri, fotografie e sculture: impressioni in bianco e nero che scandiscono le tappe di un cammino alla scoperta delle svariate possibilità che la natura ha di svelarsi. Boschi silenti abitati da un effluvio di mormorii; foreste, scogliere e rocce modificate dal tempo e dagli agenti atmosferici che assumono forme meravigliosamente umane; marmi apparentemente inanimati che prendono vita perché plasmati dall'agire umano.

Inoltrandosi in M / ARBRES lo spettatore è invitato a passeggiare, a guardarsi attorno, perdersi nelle foreste che Marika Vicari disegna con la graffite su tavole di pioppo, materiale sensibile alla luce, le cui particolari nervature determinano la composizione dei soggetti.
Opere che sembrano parlare un linguaggio universale in grado di arrivare a quell'intima verità delle cose di cui i viandanti che intraprendono un cammino in mezzo alla natura pian piano prendono consapevolezza. Paesaggi che vogliono essere una strada verso qualcosa, come una sorta di esperienza, foreste dominate dal silenzio dove non c'è spazio per l'uomo che, nel suo ruolo di spettatore non è altro che il regista dell'azione.

Un viaggio costellato di piccoli indizi per comprendere meglio ciò che ci riserverà questo cammino: gli scatti di Alberto Bortoluzzi che si soffermano a cogliere tutte le molteplici forme con cui gli elementi della natura si manifestano agli occhi umani. Lavori che lo stesso artista definisce astratti perché, nonostante i lineamenti apparentemente semplici, nascondono qualcosa di diverso, raccolgono segni primordiali – quali le forme geometriche inscritte nella struttura degli soggetti ritratti – discorsi interiori che hanno guidato l'obiettivo fotografico a soffermarsi su dettagli ben precisi e che l'autore riesce a cogliere là dove ci sono solo sterpaglie o paesaggi sterminati.
Un'allegoria della vita evidenziata dagli scatti rappresentanti rocce e scogliere plasmate dagli agenti atmosferici, che acquistano forme aperte a diverse interpretazioni, elementi apparentemente inanimati che assumono linee quasi umane colme di vita pulsante.

Le sculture di marmo dell'artista americana Jill Höjeberg sono leggere, quasi impalpabili, e creano forme morbide e sospese che, seppur astratte, ricordano la morbidezza e la grazia dei corpi femminili. L'artista scolpisce nella dura pietra tutte le proprie gioie e sogni. Attraverso i suoi pensieri plasma la dura pietra in forme leggere, sinuose, quasi elastiche portatrici di segreti che creano un legame simultaneo tra i sentimenti umani e la forma fisica. Quasi un ossimoro tra la delicatezza delle linee e la fisicità della materia usata.

M / ARBRES ci proietta, quindi, in un cammino costellato da opere simili a sassolini in grado di tracciare la via per il pensiero della differenza come differimento temporale.
Lavori che obbligano il visitatore a rinunciare alla distrazione e all'approssimazione indotte dalle sovrabbondanti sollecitazioni comunicative che caratterizzano il nostro quotidiano e lo conducono a un – seppur breve – momento di riappacificazione interiore.