Scrivere di Fascismo non è impresa facile, soprattutto quando entrano in gioco motivazioni altre, che distorcono le reali intenzioni di chi scrive, a favore o contro. Il libro "Achille Cattaneo e i concerti nella Varese fascista" sembra avere evitato invece questo rischio.
Il suo autore è Matteo Mainardi, musicologo e docente presso il Civico Liceo Musicale "Riccardo Malipiero" di Varese. Grazie a un rocambolesco ritrovamento di documenti inediti, Mainardi è riuscito a ricostruire la vita concertistica e culturale di Varese, animata da una serie di industriali di grandissimo spesso, tra questi Achille Cattaneo, proprietario della Conciaria Valle Olona, generoso mecenate che si batté per la sopravvivenza del Teatro Sociale e che promosse in prima persona i concerti di musica da camera del Raduno delle Arti e del Gruppo Amici della Musica.
La descrizione di questo industriale e delle stagioni concertistiche che si tennero a Varese sono il cuore di questo libro.
La lettura dei programmi di sala e delle recensioni apparse sulla "Cronaca Prealpina" ci presenta in modo dettagliato, ma piacevole, la cronaca di undici stagioni concertistiche che videro la presenza di molti dei più importanti interpreti dell'epoca, tra i pianisti, Claudio Arrau, Raoul von Koczalski, Arturo Benedetti Michelangeli, Alberto Mozzati, Nikolaj Orlov, Carlo Vidusso e Carlo Zecchi; tra i violinisti, Pina Carmirelli, Gioconda de Vito, Arrigo Pelliccia, Váša Príhoda, Ossy Renardy e Joseph Szigeti; tra i violoncellisti, Massimo Amfiteatrof, Arturo Bonucci, Enrico Mainardi e Pierre Fournier; tra i complessi da camera, i Trii Agosti-Crepax (Guido Agosti, Attilio Crepax e Gilberto Crepax), Casella-Poltronieri-Bonucci (Alfredo Casella, Alberto Poltronieri e Arturo Bonucci) e il Trio di Trieste (Dario De Rosa, Renato Zanettovich e Libero Lana), i Quartetti Busch e Kolisch; e, ancora, l'Orchestra da Camera Zagabrese con Antonio Janigro al violoncello e la direzione di Rudolf Matz e il Coro Palestrina di Budapest.
Varese rappresentava un'isola felice, dove una classe dirigente formata da funzionari pubblici, industriali e professionisti era riuscita a mantenere una propria identità, sfruttando il fascismo, ma senza mai piegarsi o identificarsi completamente con esso.
Una classe dirigente che aveva visto nell'elevazione di Varese a capoluogo di provincia un momento di forte affermazione e trovava nelle stagioni concertistiche (e nella contemporanea fondazione del Rotary Club) un proprio rito di identificazione e celebrazione.
Ad emergere, tra le pagine del volume, l'elevatissimo livello di delle stagioni di concerti, che si rivela del tutto pari a quello delle grandi città come Milano. Una preziosa eredità per nulla smarrita tra le pieghe della storia.