Sacrificio di Isacco, coll. priv. PrincetonSacrificio di Isacco, coll. priv. Princeton

Perizia – Un Caravaggio periziato, autenticato, vidimato da due illustri conoscitori della materia: Sir Denis Mahon e il critico d'arte Maurizio Marini, sarà quello che Villla Mirabello o forse più probabilemente il Castello di Masnago ospiterà a febbraio, portato dall'associazione Varesevive a suggello di una volontà di creare eventi non esattamente in linea con la tradizione locale.

Cautela – Cominciano a delinearsi i contorni i contorni e i contenuti dell'operazione annunciata due mesi fa da Giuseppe Redaelli, presidente di Varesevive e da Silvano Colombo, con molta e legittima cautela: per il nome dell'artista coinvolto, per la vicenda che riguarda il dipinto, Un Sacrificio di Isacco, per i dubbi che da sempre circondano queste iniziative eclatanti, quando di mezzo c'è un artista come il Merisi su cui il mercato può senza scrupoli banchettare.

Da Mao a Caravaggio
– La provenienza intanto: l'opera arriva da un collezionista privato modenese, un importante imprenditore nel settore alimentare. L'attuale collezionista acquistò la tela nel 1995 presso la Casa d'arte Semenzato, a quell'ora tuttavia attribuita al Tommaso Salini, detto Mao, uno dei primi seguaci di Caravaggio. La successiva pulitura della superficie, le indagini radiografiche condotte sull'opera hanno in seguito rivelato una bellezza e una qualità insospettata rispetto all'apparenza originaria.

Silvano ColomboSilvano Colombo

Problematiche – "Nella vicenda delle attribuzioni a Caravaggio c'è il problema che di un'opera possono esserci diverse redazioni – spiega Silvano Colombo, il curatore della mostra che ruoterà intorno all'esposizione del quadro – alcune autografe, altre parzialmente autografe, in molti casi copie coeve, oppure copie successive. Nello specifico questo Sacrificio di Isacco è tal quale quello più noto in collezione privata a Princeton: misure quasi identiche, stessa impostazione, probabilmente diverso in qualche dettaglio, ma molto molto simile".

Imprimatur – Colombo ha avuto modo di vedere l'opera a casa del collezionista e non ha dubbi: "L'opera è di alta qualità". La riprova, del pregio e della sua ascrizione al catalogo vero e proprio dell'artista è arrivata tuttavia con l'imprimatur di due capisaldi della letteratura e della critica caravaggesca. Sir Denis Mahon, decano inglese della storia dell'arte, massimo esperto mondiale del Guercino, si occupa di Caravaggio fin dagli anni Cinquanta. Maurizio Marini ha cominciato a pubblicare sul pittore lombardo fin dal 1974, con il primo catalogo filogico, poi tradotto anche all'estero.

La chiamata dei santi Pietro e AndreaLa chiamata dei santi Pietro e Andrea

Il precedente – Gli stessi erano nel comitato scientifico della mostra I capoolavori di Caravaggio nelle collezioni private, recentemente allestita a Roma Termini, nella quale è stato esposta, dottamente presentata e motivata proprio da Mahon e da Marini, una nuova acquisizione al catalogo del pittore: La chiamata dei santi Pietro e Andrea, recuperata in pessime condizioni nei magazzini della Royal Gallery di Hampton.

A Malta – Prima di venire a Varese, il Caravaggio modenese però è stato richiesto dagli stessi esperti per una tappa a Malta, altro paese di riferimento per il Merisi e poi forse a Catania. "Sarebbe utile e interessante – sottolinea Colombo – che a Malta venisse esposto con il modello di riferimento noto, quello di Princeton, per avere i giusti confronti, le giuste distinzioni". Sembra che proprio la richiesta per Malta e i documenti che certificano l'attribuzione a Caravaggio con la firma dei due illustri studiosi stiano circolando in questi giorni anche a Varese, richiesti come è giusto anche dal sindaco Attilio Fontana.

Caravaggio e la luce
– Quanto a Varese, il discorso ruoterà intorno ad un percorso molto più legato alla humus e alle radici territoriali che non alla comparazione di opere caravaggesche. "Il mio ruolo – spiega ancora l'ex direttore dei Musei Civici – sarà quello di distinguere ed evidenziare quanto di lombardo c'è ancora in quest'opera, quanto è rimasto nella sua vocazione alla luce di indigeno e quanto, invece, di autonomo. La mostra vivrà di confronti con altri referenti artistici del territorio e le sueggestioni del paesaggio. Una mostra studio, al di fuori dei soliti percorsi espositivi".

Certezze – Il quadro misura circa 115×160 cm, più monumentale quindi dell'altra versione celeberrima dello stesso tema presente agli Uffizi.
Si rimane in attesa che la notizia scuota gli ambienti e la comunità artistica. "Con il Caravaggio i margini di discussione sono mercantili e, alla fine, di cricche politiche. Non bisogna scandalizzarsi del fatto che esistano repliche. Anche il signor Tiziano le faceva – chiosa Colombo – in ogni caso, l'opera che si vedrà a Varese non è una sola".