Una veduta della mostraUna veduta della mostra

Progetti, bozzetti, studi. Variazioni su uno stesso tema, che mostrano le diverse soluzioni grafiche studiate per un manifesto o per la copertina di una rivista, e progetti definiti nei minimi dettagli, pronti per essere stampati: i bozzetti esposti al m.a.x.museo permettono di "entrare" nello studio del grafico e di ripercorrere le idee e le modalità del suo progettare.

Il percorso espositivo inizia con una serie di lavori risalenti al primo periodo di attività professionale di Max Huber, quando, dopo gli studi presso la Kunstgerwerbeschule di Zurigo, fu assunto come apprendista grafico presso l'agenzia pubblicitaria Althaus, dove poté arricchire la sua formazione e confrontarsi con i più diversi ambiti progettuali. Come ha ricordato lui stesso, i lavori seguiti dall'agenzia erano interessanti e molto vari: un giorno poteva progettare una pagina pubblicitaria, "imitando con l'acquarello le fotografie e con il tiralinee il testo", un altro disegnare i titoli e aiutare nell'impaginazione di una rivista. E' durante questi anni, ricchi di significativi incontri e di importanti collaborazioni professionali (tra cui dal 1939 quella con la casa editrice Conzett & Huber) che nascono i bozzetti esposti in mostra: dai progetti di pubblicità, che rielaborano secondo un linguaggio personale i modelli del costruttivismo e del Bauhaus, a quelli di manifesti e pieghevoli turistici, che ricordano la pittura di Hans Erni, fino ai progetti di marchi e di imballaggi, come la scatola per le matite Caran d'Ache, dove il motivo del

Caran d’Ache, progetto per scatola per matite, 1939Caran d'Ache, progetto per scatola
per matite, 1939

retino di stampa viene utilizzato come modernissima texture. Già da questi primi lavori emerge la straordinaria abilità di Max Huber di riprodurre a mano i diversi caratteri tipografici e di utilizzare il fotomontaggio e il fotogramma per trasmettere, uniti al testo scritto, un determinato messaggio in modo immediato e di forte impatto visivo.

Zurigo-Milano. Fu proprio questa abilità a colpire Antonio Boggeri, titolare di un importante studio di grafica e pubblicità di Milano, quando nel 1940 Max Huber arrivò nel capoluogo lombardo da Zurigo. Huber si presentò a Boggeri mostrandogli il suo biglietto da visita realizzato interamente a mano, con una precisione tale da sembrare stampato. L'intesa fu immediata e da subito prese avvio una intensa collaborazione, da cui sono nati alcuni dei lavori esposti, come il Pannello per mostre del 1940, dove Huber riassunse graficamente l'offerta dello studio con una dinamica e libera forma a spirale. Da questo incontro inizia la storia "milanese" di Max Huber, che fu un importante modello per i giovani grafici italiani e, come ha ricordato Bruno Munari, "l'ambasciatore delle ultime ricerche sulla grafica internazionale".

Dalle due alle tre dimensioni. Oltre ai lavori del primo periodo e a quelli degli anni '40, sono esposti in mostra anche lavori più recenti come i bozzetti di manifesti e di cataloghi di mostre realizzati negli anni '80 e all'inizio degli anni '90 e due studi di motivi utilizzati per l'allestimento dell'esposizione "Chimica un domani più sicuro", ideato insieme agli architetti Achille e Pier Giacomo Castiglioni per il Padiglione Montecatini alla Fiera di Milano del 1967. Progetto che apre una finestra su un ambito molto importante all'interno dell'attività professionale di Max Huber: quello in cui la grafica dalla pagina stampata va ad occupare le tre dimensioni dell'architettura.

Max Huber. Bozzetti e progetti 1939-1990
m.a.x.museo
via Dante Alighieri 6 – Chiasso
Dal 19 maggio al 24 luglio 2011
Orari: martedì-domenica 10-12; 15-18; lunedì chiuso