Paul Valery diceva che l'uomo nasce multiplo e muore singolo. Rodin non sfuggì alla regola visto che nella sua giovinezza fu attratto da varie discipline. In effetti, prima ancora di scolpire il francese si consacrò alla pittura, esitando sulla strada da intraprendere. È alla Petite École che Rodin visse il «periodo germinativo» della sua vita «durante il quale la [sua] propria natura si piantò solidamente in un suolo stabile, senza nessun ostacolo, in cui furono piantati i semi del [suo] sviluppo futuro».
L'insegnamento era allora dominato dalla forte personalità di Horace Lecoq de Boisbaudran che professava un metodo rivoluzionario basato sulla pratica del disegno di memoria. Pur esigendo dai suoi studenti una conoscenza assoluta delle tecniche tradizionali, Lecoq rispettava le loro personalità che invitava a sviluppare. Benché Rodin non abbia frequentato regolarmente l'atelier di Locoq – come i suoi contemporanei Fantin-Latour, Dalou e Legros – ricorderà sempre con grande riconoscenza l'insegnamento del suo maestro. Alla Petite École si copiavano ogni mattina i modelli del XVIII secolo; per i pittori: Boucher e Van Loo, per gli scultori Bouchardon e Clodion; per tutti la copia dal nudo, d'après le stampe della collezione della Scuola.
La passione di Rodin per la scultura non riduceva la sua curiosità per gli altri settori artistici, soprattutto quelli
non insegnati alla Petite École. Nel pomeriggio il giovane francese raddoppiava l'allenamento, passando varie ore al Louvre, dove copiava Michelangelo, Raffaello e gli antichi. Alla Bibliothèque Nationale sfogliava e copiava le tavole delle grandi opere illustrate, quali il classico Monuments de la monarchie française di Bernard de Montfaucon. La sera poi seguiva i corsi di nudo, questa volta dal vivo, all'École des Gobelins. È qui, intorno al 1855, che realizza le sue prime accademie a olio.
L'interesse per la tecnica della pittura, che non era insegnata alla Petite École, gliela trasmetterà Pierre Leuset, «un vecchio pittore» specialista di animali, amico del padre, presso il quale il giovane Rodin guadagnava qualche soldo spolverando le tele e che gli «spiegherà qualche piccola cosa» sulla materia.
Ma cosa rappresenta Rodin quando al posto della terra sceglie di utilizzare il pennello? La pittura del francese è totalmente indipendente dalla sua scultura, non essendone né lo studio preparatorio né tanto meno la copia. A differenza di altri scultori – Canova ad esempio – il francese non utilizza mai il pennello come strumento d'indagine della composizione, della resa dei volumi o della superficie. Dopo i primi timidi tentativi è il ritratto, in seguito molto frequentato, il primo genere pittorico praticato da Rodin. Queste prime tele, dallo stile ancora esitante e dalla tavolozza cupa, raffigurano essenzialmente membri del suo entourage, la sua famiglia – il padre, un amico (Abel Poulain) e la compagna Rose Beuret.
«Perché cercare lontano le ragioni per dipingere? Ciò che è più vicino a noi, di più personale, è anche ciò che è più universale e più capace di commuovere gli uomini» – dirà più tardi Rodin. La stessa ricerca d'«intimità» e di «patetismo» figurerà tra le caratteristiche apprezzate nell'opera di uno degli artisti contemporanei maggiormente ammirati da Rodin – Eugène Carrière – l'unico artista, insieme a Fidia e Michelangelo, indicato da Rodin nel suo celebre Testamento come modello da imitare. Questo confronto costante con la produzione pittorica contemporanea è testimoniato dalle numerose amicizie intrattenute da Rodin con i principali pittori del suo tempo e, soprattutto, dall'impressionante numero di
dipinti – acquistati o scambiati con le sue sculture – collezionati nel corso della sua vita.
Ci sono poi due generi nei quali l'artista ha scelto di esprimersi esclusivamente in pittura: l'inevitabile copia dei grandi maestri e il paesaggio, tra tutti i generi pittorici, il solo che, per sua natura, è inaccessibile alla scultura.
(…)
Rodin è particolarmente sensibile alla sensualità della luce, alla fugacità dei colori. Spesso i suoi motivi sembrano diluirsi in macchie imprecise di colori caldi, evocando certe forme d'astrazione raggiunte, ad esempio, in alcuni schizzi di Gustave Moreau o, forse ancor di più, nel carattere visionario delle opere atmosferiche di William Turner. Sander Pierron, il critico e redattore de «L'Indépendance belge», il primo a occuparsi della pittura di Rodin, a proposito di queste opere parla «d'impressionismo cosmico», definizione che ci sembra ben più appropriata. La stessa rapidità d'esecuzione la si ritrova anche nei disegni a sanguigna d'analogo soggetto, caratterizzati da una grande sicurezza compositiva, sempre eseguiti in assoluta indipendenza dai dipinti. Infatti, così come per le sue sculture, anche in pittura Rodin non realizzò mai nessun disegno preparatorio. Una volta rientrato in Francia, questi dipinti furono riposti definitivamente in una cartella, dove rimasero nascosti per oltre trent'anni. La pittura di Rodin non fu mai vista dai suoi contemporanei. Mai esposta, mai mostrata nel suo atelier, questa produzione non può quindi aver avuto alcuna incidenza sulla comunità artistica del tempo, ancor meno sulla ricezione critica dello scultore; ma «lo spirito di Rodin non si ferma» – scrive Bourdelle – «non puo' fermarsi».
Tratto dal catalogo della mostra: "Rodin. Le origini del genio (1864-1884)"
I tagli e i grassetti sono a cura della Redazione di Artevarese.com