Ci sono poche attività che i bambini amano fare con tanto amore, dedizione e costanza quanto disegnare, dipingere, lasciare il proprio tratto nel mondo. Cinquant’anni fa, a Parigi, il pedagogista tedesco Arno Stern iniziò a usare proprio la pittura come spazio di gioco libero, di espressione senza giudizi, di riequilibrio dell’animo umano. Un’attività che non aveva l’ambizione di volersi chiamare arte, ma che consentiva a chi la praticava il riposo della mente e uno spazio di libera espressione.

A Comerio Chiara Gervasini, praticien e coordinatrice didattica, ha da alcuni mesi aperto uno spazio ispirato proprio al lavoro di Arno Stern: l’atelier di pittura “Mon closlieu”in cui accompagna adulti e bambini alla scoperta della “traccia” secondo il metodo Stern, per rendere possibile a tutti il gioco semplice e benefico della pittura, l’emergere spontaneo del segno. Entrando nella sala del Centro Polivalente di Comerio, si vede ricreato il closlieu parigino (dal francese “luogo chiuso”, nel senso di protetto, raccolto) : un angolo rispettoso, uno spazio accogliente con al centro una tavolozza vibrante di colori. Lo stesso è stato creato da Chiara Gervasini in una stanza della Scuola dell’Infanzia Dall’Aglio di Lissago, dove i bambini possono beneficiare di questo spazio protetto e libero da schemi per esprimere la propria creatività attraverso l’uso dei colori.

Il praticien fissa il foglio sul muro, si intinge un pennello nel colore… e il gioco comincia, senza imposizioni e senza indicazioni. Dipingere diventa seguire il piacere della traccia, in un gioco che si rinnova continuamente. Non ci sono giudizi né commenti sui dipinti, i lavori restano infatti nell’archivio del closlieu. Portarli a casa li esporrebbe al giudizio e snaturerebbe il senso dell’attività.

Il Praticien (termine francese che indica l’educatore, nel senso originario della parola, colui che conduce), con pochi semplici gesti, si pone al servizio della crescita del bambino o dell’adulto che dipinge in un rapporto di sostegno e totale rispetto.

 

Dipingere nel Closlieu è un gioco libero, consente di esprimere senza giudizio le proprie capacità creatrici. Il semplice atto del tracciare è un’attività che grazie al Closlieu e alle sue regole, alla partecipazione del gruppo, al sostegno del Praticien, coinvolge l’essere umano in tutte le sue dimensioni e va al di là dell’atto grafico-pittorico.

Esistono closlieu in diverse citta’ d’Italia e in molti paesi d’Europa e coinvolgono bambini, ragazzi e adulti, in gruppi formati da partecipanti di età, sesso, cultura, formazione e provenienza diversa.

Arno Stern, educatore di origine tedesca emigrato in Francia ancora bambino, è l’ideatore di questo tipo di Atelier di Pittura. Entrato nel 1946 in un istituto per orfani di guerra decide di occuparsi dei bambini facendoli dipingere e capisce immediatamente il ruolo primordiale del gioco che lui provoca e per il quale inventa un allestimento originale. Da quasi 50 anni lavora nel suo Atelier di Parigi. Si dedica inoltre alla ricerca e alla formazione, e viene invitato a partecipare a conferenze e a tenere lezioni in tutto il mondo. Allarga il campo dei suoi studi soggiornando presso popolazioni risparmiate in Mauritania, Perù, Niger, Messico, Afghanistan, Etiopia, Guatemala, Nuova Guinea.

Al centro della sua ricerca ci sono i concetti di Formulazione e di Semiologia dell’Espressione. Da sempre l’umanità s’è servita di segni tracciati per comunicare. Quando non è più destinata agli altri, questa la teoria di Arno Stern – quand’è liberata dalla necessità d’esser compresa da un ricevente – la manifestazione può diventare Espressione della memoria organica.

Dal lavoro nel Closlieu non risultano opere che altri contemplino, opere fatte per essere supporto di un messaggio, ma una traccia sul foglio il cui emergere, da sé solo, reca un piacere completo a colui che la lascia prodursi. Questa traccia sul foglio, nata da un impulso spontaneo salvaguardato oppure ritrovato, spiega Stern, non appartiene all’arte, ma alla Formulazione.

L’attività nel Closlieu non è una terapia, ma può essere considerata preventiva di terapia poichè stimola nell’individuo capacità che contribuiscono all’espressione naturale del sè e all’autorealizzazione.

Alessia Zaccari