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Il saggio, licenziato da Renzo Dionigi (presidente dellʼInternational Research Center for Local Histories and Cultural Diversities), ed edito da Nomos Edizioni, tratta l'argomento in modo rigoroso e al tempo stesso accattivante, grazie anche al ricco apparato di illustrazioni.
"Anche chi non può rivendicare una preparazione specifica nel quadro della storia dellʼarte – scrive Giuseppe Chiesi – , è
attratto dallʼimpianto del testo, che conduce il lettore a conoscere il villaggio e soprattutto quello straordinario retaggio di immagini conservate nella sagrestia della chiesa. Il percorso lo porta poi a individuare i luoghi e le mani del maestro locarnese che ha dipinto chiese ed edifici civili nel territorio subalpino, a ripercorrere le fasi dello scoprimento e del restauro. Con un occhio attento e con intento pedagogico, lʼautore descrive minuziosamente ogni angolo dipinto, agevolando la lettura delle figure, lʼidentificazione del sostrato simbolico, lʼapprezzamento dellʼopera."
attratto dallʼimpianto del testo, che conduce il lettore a conoscere il villaggio e soprattutto quello straordinario retaggio di immagini conservate nella sagrestia della chiesa. Il percorso lo porta poi a individuare i luoghi e le mani del maestro locarnese che ha dipinto chiese ed edifici civili nel territorio subalpino, a ripercorrere le fasi dello scoprimento e del restauro. Con un occhio attento e con intento pedagogico, lʼautore descrive minuziosamente ogni angolo dipinto, agevolando la lettura delle figure, lʼidentificazione del sostrato simbolico, lʼapprezzamento dellʼopera."
I primi capitoli delineano la storia del villaggio di Palagnedra,
nel locarnese, adagiato "su un ampio pianoro lungo il versante meridionale delle Centovalli, in un suggestivo paesaggio di verdi prati fioriti e lussureggianti boschi", i cui abitanti, sin dal XV secolo, annualmente, in segno di devozione, partivano indossando pittoreschi costumi per recarsi al Sacro Monte di Varese. La chiesa di San Michele costituiva la parrocchiale.
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Dopo aver inquadrato la figura di Antonio da Tradate e ricostruito le fasi del restauro compito da Carlo Minazzi nel 1966, si arriva al cuore dell'opera, all'analisi cioè degli affreschi dell'antico coro della chiesa.
La volta è a crociera ed ospita nelle quattro vele Cristo con i simboli degli Evangelisti, i Dottori della Chiesa, S. Michele tra i santi Maurizio ed Abbondio. Sulla parete orientale è raffigurata la Crocifissione che sovrasta l'allegoria di due mesi, sulla parete nord Cristo che porta la croce, la Veronica, Profeti, Apostoli e l'allegoria di cinque mesi. Sulla parete sud si vedono Cristo nell'orto, Profeti, Apostoli e quattro mesi. Sotto l'arco trionfale, entro tondi, alcuni Profeti a mezzo busto.
L'attribuzione ad Antonio da Tradate è messa in relazione ad un lacerto di affresco, purtroppo solo in parte ancora leggibile, sotto la Crocifissione, che in origine conteneva i nomi dei committenti, del pittore e la data di esecuzione.
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Le allegorie dei Mesi alla base dei dipinti descrivono le attività dei vari periodi dell'anno e rappresentano un altro elemento tradizionale della pittura popolare quattrocentesca, non solo ticinese.
Il volume si chiude con una serie di apparati che favoriscono la consultazione e invitano ad ulteriori approfondimenti: oltre ad elencare le opere di Antonio da Tradate viene fornita una Bibliografia aggiornata, indispensabile strumento per chi volesse esplorare ulteriormente questo artista e le espressioni artistiche del periodo.
Gli affreschi di Antonio da Tradate in San Michele a Palagnedra
di Renzo Dionigi
Pagine, 104
Nomos Edizioni