L'architettura esternaL'architettura esterna

Tradizione liturgica e novità d'arte – La chiesa di Varese, dedicata al frate francescano polacco che perse la vita ad Auschwitz, appare all'esterno come una singolare costruzione che si configura come cupola, come emisfero spezzato che disegna un abbraccio poderoso. Il forte simbolismo è ripreso anche dalla pianta semicircolare dell'aula che ruota attorno all'altare. La costruzione viene profondamente segnata dalla presenza di un "sentiero preparatorio": l'atrio, infatti, fa la parte del tradizionale sagrato e il corso d'acqua che circonda l'intera costruzione richiama il simbolismo biblico del sacramento del Battesimo, segno di vita e di purificazione spirituale. Tutti gli spazi esterni hanno un carattere introduttivo alla chiesa e rendono possibili i momenti extraliturgici, come le feste di parrocchia o i liberi incontri fraterni. Queste le parole del Cardinal C. M. Martini durante la messa di Dedicazione avvenuta il 27 ottobre 1996: "Voglio dire anzitutto "Grazie": grazie a tutti coloro che con la loro intelligenza, la loro capacità tecnica, il loro impegno e la loro generosità hanno contribuito a rendere possibile questo momento, a suscitare dalla terra questo luogo solenne. E la ricchezza dei simboli evocati in questo luogo è presente nelle diverse cerimonie, nei gesti che abbiamo già compiuto e compiremo durante questa celebrazione".

Particolare dell'internoParticolare dell'interno

L'autoreJustus Dahinden è l'artefice di questo edificio che parla di fede, luce, simbolismo, e attira gli sguardi di un'intera città e non solo. Dahinden nasce a Zurigo nel 1925. Dal 1945 studia e frequenta i corsi di architettura presso l'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia ETH di Zurigo dove consegue la laurea nel 1949. Nel 1956 consegue il dottorato in Scienze Tecniche e nel 1974 è chiamato come professore a Vienna presso l'Università della Tecnica TU e Direttore dell'Istituto dello Spazio Architettonico. Professore Honoris Causa alla FAU di Buenos Aires, diventa, alla fine degli anni '80, Membro Onorario del "Collegio degli Architetti dello stato di Jalisco" in Messico.

Architettura sacra e contemporaneità – La nota pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (18 febbraio 1993) ricorda che "una valida e concreta interpretazione dei rapporti interno-esterno ed edifico-contesto costituisce una delle acquisizioni più importanti della coscienza critica dell'architettura contemporanea". Edificare uno spazio sacro comporta un confronto sia col passato, sia col presente: conservazione e novità si equivalgono per importanza. Ma insieme la chiesa deve anche adattarsi alla situazione storica nella quale è dinamicamente inserita. Cimentarsi con gli spazi ecclesiastici significa anche cimentarsi con la luce. Luce e ombra sono i fattori principali che creano l'atmosfera dello spazio, danno solennità, suscitano emozioni.

Veduta esterna della chiesaVeduta esterna della chiesa

Architettura olistica – Nessun altro compito di architettura è tanto denso di connotazioni storiche quanto il progetto di una chiesa. Così scrive Dahinden: "Io cerco di costruire le chiese come spazi capaci di attirare a loro i fedeli, ma anche come realtà in grado di accettare le condizioni poste dal mondo circostante. (…) Attribuisco grande importanza ai simboli costruttivi, perché è proprio attraverso di essi che un messaggio spirituale viene trasmesso all'uomo". Le costruzioni vengono concepite e realizzate come spazi fisici e mentali equilibrati e armoniosi; l'edificio sacro si vuole configurare come pausa, momento di silenzio nel caos urbano, emergendo con segni e qualità architettoniche proprie e configurandosi come centro di riferimento.

Trovare il senso dello spazio sacro – La prima caratteristica riscontrabile nella chiesa di S. Massimiliano Kolbe è il carattere esortativo dell'edificio che si traduce nell'invito al raccoglimento e alla riunione comunitaria. All'interno, la chiesa ha tre spazi armonicamente coordinati, adatti alla Liturgia della Parola, alla Liturgia Eucaristica, alla meditazione individuale. La chiesa deve avere anche un centro cioè un punto di concentrazione di significati profondi che non si presenti solo come un astratto punto geometrico. Il riverbero dei raggi solari sulla cupola e sul muraglione di fondo, i volumi armonici e poderosi di quest'ultimo, il dialogo tra architettura e natura, tutto crea uno spazio accogliente e denso di significato. Sull'altare, infine, c'è un crocifisso ligneo, opera di uno scultore medievale del nord Europa. Davvero passato, presente e futuro trovano qui il loro momento pacificatore.