Il fascino senza tempo di Bernini – Un gallerista di Parigi è il committente della grande opera che sta impegnando, e impegnerà almeno fino a Pasqua, lo scultore Lorenzo Martinoli. La magnificenza dell'opera di Gian Lorenzo Bernini, l'Apollo e Dafne realizzato tra 1621 e 1623 viene oggi riprodotto, in tutt'altra veste, dall'artista di Barasso. Una sfida che coinvolge lo scultore e lo porta al confronto con un grande maestro. Conservato nella Galleria Borghese di Roma il gruppo scultoreo è dedicato alla trasposizione del mito narrato da Ovidio nelle sue Metamorfosi. Nel testo di Ovidio Apollo si era vantato di saper usare come nessun altro l'arco e le frecce, per la sua presunzione Cupido lo punisce colpendolo e facendolo innamorare della bella ninfa Dafne, la quale però aveva consacrato la sua vita a Diana e alla caccia. Per vincere l'amore di Apollo, Dafne chiede aiuto al padre Penéo, dio dei fiumi, il quale per impedire ai due di congiungersi la trasforma in un albero, il lauro, che da quel momento diventerà sacro per Apollo, questo è in breve l'episodio che Bernini rappresenta fedelmente proprio nel momento della trasformazione della ninfa in pianta.
Rivisitazione in chiave moderna – "L'idea di realizzare in ferro sbalzato a mano in forgia la figura di Dafne, tratta dalla scultura di Bernini, Dafne e Apollo, è nata quasi per gioco" ha spiegato Martinoli "una sorta di sfida lanciatami da un noto, non che amico, gallerista parigino".
"La scultura non sarà una fedele riproduzione, ma una rivisitazione in chiave moderna dell'originale", continua l'artista, "ho saputo alla Galleria Borghese, che gentilmente ci ha offerto la possibilità di fare alcuni rilievi direttamente sulla scultura, che l'opera eseguita da Bernini è stata messa a disposizione dallo stesso scultore per le generazioni a seguire come spunto per nuove opere".
La materia prende forma – La maestosità del marmo (243 cm) cambierà colore e consistenza nell'opera in ferro che Martinoli sta realizzando in questi mesi. "La scultura verrà realizzata in lamiera sbalzata a caldo da 6 mm e rivestita con un velo di tombacco, ottone fucinabile dal color oro, un pezzo unico partirà dai piedi sotto forma di radici, si evolverà in mantello per finire in capelli al vento. Le maggiori difficoltà nel produrla saranno le proporzioni e la postura alla quale mi sto attenendo in maniera rigorosa", ha spiegato Martinoli.
Prima di mettersi al lavoro l'artista si è confrontato col capolavoro, passando molto tempo a contato con la statua a Roma, lo scorso ottobre. Ha potuto toccare con mano l'opera seicentesca, prendere le misure necessarie e contemplare la sua bellezza, sempre sotto l'occhio vigile del direttore della Galleria Borghese che si è dimostrato davvero disponibile e interessato. E non si esclude che una volta terminata, la scultura in ferro farà tappa a Roma prima di trovare sede definitiva in Francia.
In anteprima a Barasso – "Il lavoro sarà concluso intorno a Pasqua ed esposto su un basamento di prismi in acciaio cromato che daranno luce alla scultura" conclude l'artista.
Ma anche un'altra sosta è prevista per quest'importante lavoro che sarà esposto a Villa San Martino a Barasso, una piccola anteprima durante la quale sarà presentato anche un catalogo che conterrà un testo dello storico dell'arte e amico Ginetto Piatti e forse vedrà anche la partecipazione di Philippe Daverio.