Busto Garolfo – Independent Artists presenta a Villa Brentano  la nuova esposizione dal titolo “Tuareg, gli uomini blu”, doppia personale di Riccardo Zani Faetanini e Dario Ferré. La mostra, con inaugurazione in programma l’8 febbraio alle 17.30, giocata sul dialogo tra due differenti tecniche, l’incisione e la fotografia, intende essere un viaggio nel mondo di questo popolo.

Riccardo Zani Faetanini, incisore, e Dario Ferré, fotografo, intrecciano le loro visioni artistiche per raccontarne l’essenza , esplorando le tradizioni, i paesaggi e l’identità culturale di un popolo nomade che da secoli attraversa le sabbie del Sahara. La profondità delle incisioni evoca i segni lasciati dal tempo mentre l’immediatezza della fotografia richiama la contemporaneità di oggi. Nonostante il titolo Gli uomini blu, le incisioni sono dedicate alle donne Tuareg.

“Per secoli la tribù nomade dei Tuareg ha attraversato il deserto del Sahara, trasportando sale, datteri e zafferano verso sud, oro verso nord. I suoi membri divennero conosciuti come gli uomini blu del Sahara a causa del colore delle sciarpe che arrotolano intorno ai loro volti (conosciuto con il nome di “taguelsmut”). Oggi questa tribù nomade è nota per la capacità di dominare alcune delle zone più inospitali del pianeta, vive in un territorio che attraversa cinque Paesi africani: Mali, Algeria, Niger, Nigeria e Burkina Faso, e presenta una cultura molto moderna.

I Tuareg sono musulmani ma, a differenza di altre società del mondo islamico, la loro cultura è particolarmente progressista per quanto riguarda il ruolo e l’emancipazione della donna. Sono gli uomini, e non le donne, a coprire i loro volti. Quando hanno chiesto il perché, la risposta è stata molto semplice: – Vogliamo vedere i loro bellissimi visi -. Prima che una donna Tuareg si sposi, è libera di avere tutti gli amanti che desidera. – Le ragazze hanno la stessa libertà dei maschi -. Diversamente da ciò che accade in molte altre culture, le donne non perdono potere e indipendenza dopo il matrimonio. Anche per quanto riguarda il divorzio, le tradizioni Tuareg sono molto moderne. Sono spesso le donne a decidere il divorzio, e la proprietà degli animali e delle tende rimane a loro. Non c’è alcuna vergogna nel divorzio, e spesso viene organizzata una festa per celebrarlo, così che gli uomini sappiano che la donna è di nuovo disponibile” (Testo tratto da: The Post Internazionale (TPI) – 4 Ott. 2017).

L’esposizione, in calendario sino al 1° marzo è un coinvolgente intreccio artistico che rivela il fascino di una cultura millenaria, tra memoria e modernità. Orari al pubblico: da martedì a venerdì su appuntamento, il sabato dalle 14.30 alle 18. Ingresso ibero e gratuito. Per appuntamenti: segreteria@independentartists.eu.

Cenni biografici

Riccardo Zani Faetanini è nato nel 1951 a San Marino dove tuttora risiede. Nel 1969 si diploma Maestro xilografo alla prestigiosa Scuola del Libro di Urbino. Nel 1973, insieme a Giorgio Casadei, fonda la prima agenzia pubblicitaria di San Marino, lo Studio AG. Dal 1972 al 1979 è anche insegnante di Educazione artistica presso la Scuola media statale di San Marino. Nel 1980 è funzionario internazionale, in rappresentanza di San Marino, come direttore creativo del “Bureau des archives”, presso l’Unesco a Parigi. Rientrato in agenzia, nel 1981 continua l’attività di grafico e nel 1994 fonda l’associazione Aspom (Associazione Sammarinese Pubblicitari e Operatori multimediali). Affascinato negli ultimi tempi dalla tecnica dell’incisione sui cartoni, una tecnica sperimentata a Urbino che ha ripreso a tappe. Tra le opere più significative affrontate con questa tecnica troviamo Cavalieri dell’Apocalisse (2017) e Fellini 100 (2020) in occasione del centenario dalla nascita, stampe a 6 colori in tiratura limitata di 12 copie. Oggi svolge esclusivamente l’arte incisoria.

Dario Ferré da sempre amante dell’arte e, da questa sospinto, ha cominciato ad occuparsene e poi a praticarla. Ferrè racconta: “Ritengo che, tra le arti iconografiche, la fotografia sia la più attuale e che meglio rispecchi la contemporaneità”. All’arte fotografica si è applicato, non soltanto nella sua tradizionale modalità riproduttiva (che pure può avere risultati artistici), ma anche con la postproduzione ed anche con interventi manuali. Si occupa di critica d’arte ed insegna fotografia, non nel suo aspetto tecnico che ritiene assolutamente strumentale, ma analizzandola con riferimento alla composizione ed alla lettura dell’immagine, alla sua evoluzione storica ed alla sua valenza come arte. “Un concetto mi guida: l’unitarietà dell’arte!”