Milano – Casa degli Artisti di corso Garibaldi ha inaugurato tre progetti espositivi nati all’interno del programma di residenza AAA – Atelier Aperti per Artista. Si tratta delle opere di Sabine Delafon, Graziano Folata e Benedetta Panisson accomunate dal tema: “Il mare come elemento ancestrale, origine di ogni forma e metafora della trasformazione”.
Un unico filo blu unisce tre visioni artistiche eterogenee e dà vita a tre mostre che, attraverso pittura, scultura, video e ricerca accademica, offrono altrettanti punti di osservazione sulla dimensione marina in un percorso che si muove tra abbondanza, assenza e rivelazione e dove il mare è al contempo materia, concetto e specchio.
Sabine Delafon / Sea of Millions
Con Sea of Millions Delafon apre un nuovo ciclo del proprio lavoro, dedicato a un blu oceanico onnipresente: colore originario e dimensione del desiderio. Dalle stelle blu disseminate per il mondo, alle grandi tele immerse nel colore, l’artista crea un viaggio collettivo verso la felicità. Il blu è il mare, ma anche universo, pelle, spazio mentale. In mostra: fotografie, cartoline e opere pittoriche che diventano testimonianze di un cammino condiviso. Un nuovo inizio, nato da una stella, che si inabissa nel profondo.
Graziano Folata /Cantico dei Fondali
In Cantico dei Fondali, il mare non c’è: è un’assenza che pesa, un’eco post-diluviana. Cere, cristalli, bronzi e gusci popolano un paesaggio sospeso tra fondali marini e grotte terrestri. Le opere di Graziano Folata evocano un mondo scomparso, o mai esistito, dove ogni forma è al tempo stesso testimonianza e finzione. Tra gli elementi esposti: ippocampi in bronzo, conchiglie deformate, negativi fotografici ambigui tra terra e mare. Un universo che si nutre di contrasti, gesti perduti e presenze geologiche. L’artista trasforma l’assenza in materia viva, in un canto silenzioso che interroga il tempo e la memoria.
Benedetta Panisson/Sea Storm (Draft)
Un progetto tra arte contemporanea e ricerca accademica, Sea Storm (Draft) indaga la sessualità nel mondo animale marino, attraverso materiali d’archivio a lungo celati. In mostra: un video del 1993 in cui due polpi maschi di specie diverse si accoppiano, e una fotografia del 1911 di due pinguini antartici, custodita nel Natural History Museum di Londra. Panisson ricompone questi frammenti di storia naturale in una narrazione perturbante e rivelatrice. Il suo lavoro è un primo capitolo di una ricerca in corso presso la Durham University, volta a scardinare le convenzioni espositive dei musei scientifici, superando i binarismi di genere. La “tempesta” è negli occhi di chi guarda.
Le esposizioni sono visitabili sino al 3 agosto dal martedì alla domenica dalle 12.30 alle 19. Ingresso libero









