Uno dei lavori in mostraUno dei lavori in mostra

Tobia Ravà (Padova, 1959) ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino. Si è laureato in Semiologia delle Arti all'Università di Bologna. Ha iniziato a dipingere dal 1971 ed espone dal 1977 in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, Cina, Giappone, Stati Uniti.
Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall'ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall'aura simbolica, accanto a quelli del significato e del significante.
Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d'Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l'uomo ponendolo in sintonia con l'ambiente e rendere l'arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell'arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d'arte.
Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS Laboratorio di Ricerca d'Arte Contemporanea a Mirano dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici e scientifici.

In occasione delle recenti olimpiadi di Pechino 2008 è tra gli artisti esposti all'Olympic Fine Arts. Nel 2010 un suo lavoro viene donato al Papa Benedetto XVI dal rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma ed esce il film corto di Sirio Luginbùl "Elena in PaRDeS" dedicato al lavoro di Tobia Ravà.

Conosciuto da molti come "l'artista che dipinge con i numeri", Tobia Ravà è l'artista che utilizza, nella pittura, la ghematrià, uno degli strumenti interpretativi che la kabbalah impiega per la lettura del testo sacro. Secondo questo metodo, ogni lettera dell'alfabeto ebraico corrisponde ad un numero, quindi ogni parola ha un valore numerico, che una volta decodificato porta alla formazione di concetti o testi collegati al soggetto figurativo o astratto che l'artista sceglie per la sua opera.

In questo modo, Ravà unisce l'interpretazione numerica al significato simbolico e allegorico delle figure che rappresenta congiungendole anche con la presenza, nel quadro, di lettere ebraiche che vanno lette da destra a sinistra e quindi ad intrecciarsi con i numeri e con il loro significato, andando a costruire un equilibrio e un'armonia in cui la vicenda si sviluppa con una serie di rimandi reciproci fino ad una completezza in sintonia con il messaggio che rappresenta.

Le sue opere sono caratterizzate da colori forti e da un horror vacui di lettere e numeri che si intrecciano a ricrearne i soggetti sia formalmente che significativamente, creando nello spettatore quasi una visione, una rivelazione inattesa e inedita, che si scopre essere portatrice di un messaggio e ricostruzione dei luoghi e contesti che l'Artista ha vissuto nella propria esistenza. Ravà, infatti, dipinge la Venezia dove è cresciuto, le architetture e i luoghi che ha visitato, gli animali simbolici e reali che lo hanno ispirato.

Il Museo Butti di ViggiùIl Museo Butti di Viggiù

Se la sua arte prende quindi spunto en plein air, l'artista la ricrea poi in studio sviluppando in essa un'esperienza di flusso di idee e immagini che trovano espressione nella creazione e nella scelta del soggetto e dei simbolismi ad esso associati. Operazione mentale dettata dal gusto della scienza come ricreatrice del mondo che permette allo spettatore un viaggio virtuale nelle architetture reali, attraverso prospettive infinite e vortici ancestrali.

Dopo aver scelto quindi il soggetto, di carattere naturale o architettonico, Ravà ne racconta la storia attraverso una concatenazione di simboli numerici e letterali, tutti individuati a partire dal significato che da esso sottende all'obiettivo della creazione di un messaggio figurativo che vede come primaria prospettiva quella dell'incontro con l'uomo che costantemente è in dialogo con sé stesso e con l'altro. Per sua stessa ammissione infatti predilige soggetti con un vissuto e una storia da raccontare proprio perché le sue opere vanno non solo godute esteticamente ma anche, volendo, ma non è necessario, lette in quanto scritte: sono un mezzo con il quale l'artista dialoga con il fruitore, con le comunità, le culture e le religioni, la società.

Ed è questo un aspetto che l'artista ha voluto valorizzare non solo nelle sue opere artistiche ma anche nella propria quotidianità attraverso l'incontro con i giovani nelle scuole e università e con gli artisti di PaRDeS, (Laboratorio di ricerca d'Arte Contemporanea) e di Concerto d'Arte Contemporanea (Associazione di cui è uno dei soci fondatori dal 1998).

La passione per la ghematrià, lo studio dei numeri e del loro simbolismo lo hanno portato anche a fare una inaspettata scoperta matematica, ora provata e nota come " Congettura di Ravà". Nella sua costante ricerca di dialogo tra culture diverse attraverso il linguaggio dell'arte, Tobia Ravà ha iniziato nel 2002 una collaborazione per un ciclo di opere a quattro mani con l'artista algerino Abdallah Khaled, emblematiche di un desiderio di pace e fratellanza, in cui si mescolano i colori caldi della terra di Khaled con i vivaci significati letterari e numerici di Ravà.
Nel 2010 la sua opera "La direzione spirituale" è stata donata dal Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma al pontefice Benedetto XVI in occasione del loro famoso incontro presso la Sinagoga Maggiore di Roma a simbolo del nuovo desiderio di dialogo.

Tiferet, equilibri armonici
Opere di Tobia Ravà

Museo Butti, Viale Varese, 4 – Viggiù
La mostra rimarrà aperta fino a domenica 7 luglio Inaugurazione: domenica 3 giugno, ore 17.00
Ingresso libero
Orari: da martedì a domenica, dalle 14.00 alle 17.30
tel. 0332 486510, fax 0332 488861
e-mail: museobutti@comune.viggiu.va.it
A cura di Maria Luisa Trevisan