Una scoperta eccezionale – Situato sulla sponda piemontese all'uscita del Lago Maggiore nei pressi di Castelletto Ticino, in provincia di Novara, il piccolo comune di Dormelletto ha restituito, in anni recenti, una delle aree archeologiche più ricche ed interessanti dell'intero territorio insubre: una vasta necropoli celtica che copre l'arco temporale che va dal III al I secolo a. C., nella quale i defunti sono stati quasi esclusivamente inumati, a differenza di quanto accadeva in tempi più remoti in cui il rituale funerario più diffuso era invece quello della cremazione dei corpi. Questo cambiamento è stato attribuito dagli archeologi all'arrivo di popolazioni celtiche provenienti dalla Gallia centrale che si integrarono con gli Insubri golasecchiani già presenti sul territorio.

La calata… dei migranti – Nel corso del IV secolo a. C. l'intera sponda piemontese del Lago Maggiore (come gran parte dell'Italia settentrionale) venne interessata dalle migrazioni e dalla colonizzazione di tribù galliche d'Oltralpe; a pochi chilometri a nord di Castelletto Ticino si stanziarono i Vertamocori, che occuparono quasi tutta la porzione del Piemonte orientale e furono ricordati dall'autore latino Plinio il Vecchio (nativo di Como) anche come i fondatori del nucleo originario della città di Novara.

Nobil donne – Le tombe portate in luce a Dormelletto erano rimaste inviolate per millenni, coperte da 2 metri di terra. Le due campagne di scavi archeologici,

effettuate nel 1987 e nel 2006 sotto la supervisione della Soprintendenza archeologica piemontese, hanno portato al rinvenimento di ben 122 sepolture, distribuite su un'area complessiva di 1200 mq circa, quasi tutte ad inumazione, scavate nel terreno con l'utilizzo di ciottoli e pietre per la foderatura delle pareti e del fondo. Tra queste numerose sono le tombe di donne caratterizzate da un corredo tipicamente femminile: cavigliere, bracciali e fibule in bronzo, di ottima fattura e degni di persone di alto rango sociale. La presenza di questi ricchi corredi insieme a ceramiche decorate con motivi geometrici sono una conferma della provenienza gallica di questi nuovi arrivati, poiché tipici delle tribù celtiche del centro Europa.

Tombe ma non solo… – Un altro elemento che evidenzia l'eccezionale novità di quest'area archeologica è stato il ritrovamento di una stele di pietra, su cui è raffigurata una testa maschile, con un'iscrizione in lingua celtica, scritta da destra verso sinistra, quasi a formare una sorta di cartiglio e ad indicare uno spazio particolare all'interno della necropoli: Komevios / Kalatikn / os: "io Komevios figlio di Kalatos", ossia del Galata, il nome con cui erano identificati i Celti che, nelle loro migrazioni, giunsero nella penisola balcanica e da lì si spinsero fino in Grecia e alle coste della Turchia. Anche in questo caso i tratti utilizzati nella rappresentazione del volto richiamano le teste umane stilizzate diffuse in Gallia e nella cultura celtica d'Oltralpe.

Uno spaccato della società – Nel contesto di per sé eccezionale della necropoli di Dormelletto questa iscrizione appare ai nostri occhi ancor più significativa poiché contribuisce anch'essa a fornirci elementi nuovi e poco conosciuti in ambito cisalpino ma ben noti nel resto del mondo celtico, quali la lingua utilizzata da queste tribù galliche e la rappresentazione di un'iconografia della religiosità celtica che cominciò a diffondersi nell'area insubre-cisalpina proprio a partire dall'arrivo di questi immigrati "altolocati".