Museo Baroffio e del Santuario, prima salaMuseo Baroffio e del Santuario,
prima sala

Panorama e collezione sfacciati – Se il panorama che si gode dal terrazzo d'ingresso del Museo Baroffio e del Santuario, disegnato con gradevole estro dal Pogliaghi, si presenta sfacciato per vastità e bellezza, l'interno del museo si svela a poco a poco nella sua successione variata di ambienti. E così la prima sala, che a uno sguardo frettoloso sembra inizio e conclusione di un viaggio brevissimo, diventa invito a guardare oltre: al di là del pannello con la più antica Madonna del luogo per scoprire la seconda sala; attraverso l'elegante apertura circolare per scorgere le ampie sale del piano inferiore; su per la scala marmorea per raggiungere l'ultimo piano con gli antichi locali quasi nascosti nel fianco della chiesa. Allo stesso modo il patrimonio del museo non grida la sua importanza, anche se alcune opere spiccano per valore, ma si impone progressivamente agli occhi del visitatore.

Due collezioni, un solo museo – È una ricchezza eterogenea – perché al patrimonio storico-artistico legato a S. Maria del Monte si unisce la collezione del barone Giuseppe Baroffio Dall'Aglio – che chiede di essere ascoltata con attenzione. Chi, vedendo il santuario sontuoso di stucchi e affreschi barocchi, potrebbe intuire il suo lungo cammino attraverso i secoli, segnato dall'antica devozione mariana che solo all'inizio del XVII secolo, con la costruzione del Viale delle Cappelle, rese "sacro" tutto il monte?

Illustri scultori – Occorre cercare i segni di un passato

Il leone di S. Marco - Domenico e Lanfranco da LigurnoIl leone di S. Marco –
Domenico e Lanfranco da Ligurno

glorioso: nei documenti che dal 922 tracciano la via della conoscenza, ma anche nelle sopravvissute testimonianze artistiche, non molte ma di grande pregio, quali le sculture di Domenico e Lanfranco da Ligurno oggi in museo. Ai due magistri, ai quali spetta una posizione di rilievo nell'ambito della scultura medievale lombarda, è assegnata la Madonna con il Bambino posta all'ingresso del percorso espositivo, a suggerirne la funzione di accoglienza quale probabile elemento della lunetta del portale della chiesa realizzato entro il 1196. Con la sua aggraziata monumentalità, la Madonna di Domenico e Lanfranco, insieme al bel Leone

Entrata di Cristo a Gerusalemme, dossale coro sforzescoEntrata di Cristo a
Gerusalemme,
dossale coro sforzesco

di S. Marco e a una piccola Testa di giovane, ci parla della ristrutturazione del santuario promossa alla fine del XII secolo per contenere l'accresciuto numero di pellegrini, mentre con la sua inconsueta iconografia aggiunge un tassello importante alla comprensione della devozione, nota grazie ad alcune fonti scritte, articolata in diverse pratiche sotto il segno comune della maternità.

Arte a corte – Similmente vanno afferrate da mani pronte le tracce dell'età sforzesca, per ricomporre in unità un periodo fiorente che regalò al santuario ingrandito un nuovo e ricco apparato decorativo: ecco allora in museo i due dossali lignei del coro, attribuiti a Giacomo Del Maino e collaboratori, già attivi nella Basilica di S. Ambrogio a Milano e presenti in loco nel 1478, come attestato da documenti in cui compaiono quali testimoni degli eventi miracolosi seguiti alla morte della Beata Caterina. Così, mentre insieme alla primavera si avvicina l'apertura stagionale del museo, per qualche settimana ci accosteremo con curiosità ad alcune delle sue opere più interessanti.