L’ispirazione è ovunque. Un graffio sul muro,  un’impronta per terra,  un segno che si vede guardandosi  intorno. Nasce per caso, come un amore a prima vista, un colpo di fulmine che colpisce liberando quelle emozioni  che poi  diventano l’opera.

I lavori di Giovanni Mancin, esposti nella personale “Segno, colore, materia” , sono suggestioni di un mondo naturale e misterioso che la sua arte, interpreta  in piena libertà espressiva. Una pittura minimalista, fatta di segni,  forme  astratte sospese nello spazio  come scritture accennate dove il colore arriva dosato, misurato nelle declinazioni delle tonalità della terra: rossi scuri, ocra, marroni bruciato.

Nuance calde, particolarmente sentite dall’artista, attraversate dagli immancabili neri che entrano nella composizione esaltando il segno e delineando l’impianto scenico.
Un tono quasi indispensabile  nel suo linguaggio, diluito in tocchi intensi e  risuonanti sulle carte ruvide. C’è silenzio e natura in questi lavori che la sensibilità di Mancin riesce a trasmettere elaborando  dagli impulsi esterni che diventano simboli. Simboli di una mitologia personale e intima.

La morbidezza del segno e dei colori incontra la rotondità delle forme che compongono le sculture.  Si tratta per lo più di elementi in ferro, trovati  “per caso”, sui quali Mancin lavora creando nuove sagome.  Sperimenta,  scompone e compone  e crea  assemblandoli con altri materiali come cemento, marmo o vetro, fino a raggiungere nuove geometrie. Le sue creazioni hanno sempre  forme rotonde, curve, mai appuntite né pungenti ma al contrario, avvolgenti grazie alla sensibilità dell’artista, capace di dare anima a questi “frammenti” all’apparenza freddi, scartati dal tempo e dall’uomo, che ora dialogano in un nuovo racconto, in una nuova storia.

La mostra, nella sede di via Oriani, 62 rimarrà in calendario sino al 17 marzo.  Per visite ed informazioni: T 348 5510909  – fermo.stucchi@gmail. com.

E.Farioli