Come noto, da qualche mese, la cripta della Chiesa del San Sepolcro – affidata alla gestione della Biblioteca Ambrosiana – è stata restaurata ed è tornata a disposizione di tutti coloro che vogliono visitarla. Sono serviti 200 mila euro per i lavori – con il contributo della Regione Lombardia e della Cariplo – anche se per il restauro completo si parla di cifre superiori ai due milioni di euro.
I lavori hanno consentito per ora il ripristino dell'ingresso esterno, il restauro della pavimentazione, la realizzazione dei sistemi di deumidificazione delle murature e dell'ambiente, indispensabili per conservare i manufatti, e la messa in sicurezza di tutte le superfici decorate.
Chi andrà a vedere la cripta, riaperta dopo mezzo secolo, e la Chiesa del San Sepolcro compirà un bel salto nel passato e potrà risalire fino ai tempi della Mediolanum romana, passando per i periodi delle lotte con le sette eretiche, i gloriosi successi delle crociate, gli anni bui della peste e percepirà la devozione e la santità di San Carlo, apprezzando i grandi lasciti artistici che ci ricordano quegli avvenimenti.
La storia della cripta e della Chiesa del San Sepolcro
Tra la costruzione della cripta, posta al di sotto del livello stradale, e quella della Chiesa di San Sepolcro, edificata sopra, passano una settantina d'anni. Sono due progetti differenti ed è giusto descriverli separatamente. La prima, cioè la cripta, venne realizzata nel 1030 da Benedetto Ronzone (o Rozone), proprio in quello che un tempo era il Foro romano, posto al centro dell'antica Mediolanum, cioè all'incrocio del Cardo, che tagliava la città da nord a sud, e del Decumano, che la tagliava ad angolo retto da est ad ovest. Ancora oggi, sono presenti come pavimentazione della cripta le grandi lastre di pietra bianca del Foro romano.
Il Ronzone era figlio di Remedio, un magister monetae (cioè l'artigiano addetto alla zecca delle monete), e il suo intento era quello di costruire una cappella ad uso privato da consacrare alla Santissima Trinità. La storia ci ricorda che questo luogo qualche anno più tardi, nel 1066, divenne per un po' di tempo il rifugio dei patarini, un movimento di straccioni (Pataria deriva da un termine milanese che significa straccio) che, divenuta una vera e propria setta, si opponeva alla ricchezza e alla corruzione morale della Chiesa.
Questi rivoltosi consideravano il vescovo Guido da Velate indegno e corrotto. In realtà, più che altro, era un "idiotam et a rure venientem", cioè poco più di un fantoccio manovrato dall'alto. Dopo i disordini che ne seguirono in città, Arialdo, che guidava le schiere della Pataria, ferito in modo serio, venne curato e difeso dai suoi seguaci proprio in questa cripta.
I milanesi alla prima Crociata
Dopo una trentina d'anni, il pronipote di Ronzone, che era tornato vincitore dalla prima crociata, e aveva liberato il Santo Sepolcro di Gerusalemme dalle mani degli infedeli, volle costruire un nuovo tempio proprio in ricordo di quello in Terra Santa.
Mi si permetta una chiosa: i milanesi che parteciparono alla prima crociata non sarebbero stati molto numerosi, nonostante le affermazioni di Galvano Fiamma – autore di una cronaca di Milano intitolata "Manipulus Florum" (1336) – il quale parlava di settemila uomini e, orgogliosamente, riferiva che furono proprio due milanesi ad entrare per primi nella città di Gerusalemme liberata. Queste affermazioni sono considerate inattendibili dal punto di vista storico, o leggendarie, come quella del duello vittorioso di Ottone Visconti sul Saraceno, che aveva sullo scudo la vipera "tortuosa" che poi divenne lo stemma del suo casato. Ma, come si sa, la vittoria ha sempre molti padri.
Comunque sia, il nuovo tempio venne solennemente consacrato il 15 luglio del 1100 dall'arcivescovo Anselmo da Bovisio, come ex voto per l'impresa compiuta dai "valorosi" milanesi e come legame perenne tra Milano e Gerusalemme, la città santa.

Il fascino di San Sepolcro colpì anche Leonardo da Vinci
Anni dopo, anche Leonardo da Vinci, nel suo soggiorno milanese, fu affascinato da questa costruzione e ne riprodusse la mappa nel Codice Atlantico, oggi esposto nella cripta: è facile notare le differenze tra i disegni di Leonardo e la chiesa come è oggi. Nel tempo, infatti, sono state aggiunte diverse tombe e, inoltre, fra il XVII e il XVIII secolo, San Sepolcro subì vari rimaneggiamenti che oggi le danno una immagine barocca.
All'interno della chiesa sono da segnalare diverse opere d'arte e decorazioni pittoriche, altre purtroppo sono andate perdute. Tra quelle rimaste, la Pietà del Bramantino, affresco a forma di lunetta, che era collocata sulla facciata e per questo motivo piuttosto deteriorata, ora è esposta presso la Pinacoteca Ambrosiana.
Da ricordare anche il grande sarcofago posto al centro della cripta che raffigura in rilievo il sepolcro di Cristo, opera di un maestro campionese del primo Trecento. La curiosità è che all'interno sarebbe conservata la terra prelevata a Gerusalemme dai crociati e altre reliquie di quei luoghi.
San Carlo e la peste a Milano
Davanti al sarcofago, c'è la statua policroma di San Carlo in preghiera, realizzata nel Seicento. E' un omaggio all'arcivescovo Borromeo che spesso veniva a pregare qui e definiva questo luogo la "palestra dello Spirito Santo". San Carlo, inoltre, insediò in questa struttura la congregazione degli Oblati che istituirono le cerimonie di devozione per la passione di Cristo, compresa la processione del Santo Chiodo, cioè uno dei chiodi con cui venne crocifisso Cristo sulla croce, tuttora conservato nella famosa Nivola, il punto più alto dell'abside del Duomo.

Come non ricordare la processione del 1576, proprio nel periodo in cui più tremenda infuriava la peste a Milano? San Carlo, secondo il suo biografo Bescapé, indossava la cappa rossa, il cappuccio in testa e una fune intorno al collo "come si fa per i condannati…". Il Santo Chiodo, la reliquia – che all'epoca si trovava nel tabernacolo del Duomo – fu mostrata ai fedeli per la prima volta in quella circostanza. La scena della processione venne ripresa anche nelle opere di innumerevoli pittori come il Fiammenghino, Fede Galizia, Procaccini, ecc.
Un complesso storico, quindi, che merita senz'altro una visita sia per le bellezze artistiche sia per gli spunti culturali che è in grado di sollecitare. Per informazioni su orari di apertura della cripta, a cui si accede da piazza San Sepolcro, costo del biglietto e iniziative collegate, visitare il sito: www.criptasansepolcromilano.it.