Milano –  Paula Seegy Gallery ospita la personale dello scultore di fama internazionale Salvatore Cuschera, tornato di recente in Italia dopo un lungo soggiorno nel Regno Unito. L’esposizione, dal titolo “Salvatore Cuschera a tutto tondo” curata da Luigi Sansone, presenta una selezione di 40 opere di medie e piccole dimensioni, lavori a parete e installazioni, quasi tutti inediti, prevalentemente realizzati nell’ultimo decennio, che illustrano temi salienti della poetica e del suo percorso artistico.

Cuschera indaga la natura e i suoi elementi, lavora la materia soffermandosi spesso sull’esaltazione degli opposti: la luce e l’ombra, i pieni e i vuoti, gli spazi aperti e chiusi, che divengono aspetti imprescindibili della sua ricerca. L’utilizzo del ferro, materiale che Cuschera predilige, restituisce sculture che si contraddistinguono per purezza delle linee, giochi di equilibrio, ritmi armonici e presenza di forme geometriche, peculiarità che ritornano anche nelle opere realizzate in legno, ceramica, tessuto e carta.

Il profondo impatto visivo e la forte carica poetica generati da questi lavori si legano alla meticolosità e al rigore nella lavorazione di materiali come il ferro, che nonostante la sua durezza e la scarsa malleabilità viene piegato, forgiato e curvato, risultando talvolta all’apparenza leggero.

Dietro l’opera di Cuschera c’è pensiero, metodo, manualità (oggi molto rara: le sue saldature nel ferro, quasi invisibili, sono qualcosa di straordinario per la precisione), – evidenzia  il curatore Luigi Sansone – ma soprattutto un amore incondizionato per il mestiere di fabbro-scultore. La sua opera è una sintesi di forza primigenia, di bellezza classica e di spirito di modernità: è uno slancio, il suo, verso nuovi orizzonti, dove l’arte plastica del passato e quella del presente si fondono per dare nuovo impulso alla creatività umana”.

Fra le sculture esposte come Travel 1 (2019), The Poetry of Structure 2 (2020), The Poetry of Structure 3 (2020), Movimento nomade (2021), realizzate in ferro forgiato e patinato, emergono in maniera evidente il rapporto con lo spazio circostante e il dialogo instaurato con il luogo in cui sono inserite. Importante è la relazione tra pieni e vuoti dove la ricezione della luce crea interessanti giochi con le ombre e un legame di continuità fra interno e esterno, concetto ben rappresentato da Vuoto d’aria (2022) e Metis (2016).

Le composizioni a parete sono caratterizzate da lunghe lavorazioni di taglio, piegatura, saldatura e patinatura, cui è dato particolare rilievo a figure geometriche regolari e irregolari, alla loro sovrapposizione dove attraverso alcuni interventi di colore l’artista pone in risalto alcune parti. Lo si osserva in Teatrino: Scena 1 (2019), Teatrino: Scena 2 (2022), Sbranare lo spazio, 2020. Il cerchio è un elemento spesso presente nelle sculture di Cuschera, in quanto forma prediletta e simbolo di perfezione, continuità, eternità; in Rapsody in Blue 2 (2023) il cerchio evidenziato anche cromaticamente dal colore blu sembra voler contenere le forze dei poligoni inseriti al suo interno che spingono verso l’esterno.

Forme ondulate e vibranti caratterizzano invece l’installazione Seven Sister (2018), composta da sette pezzi, che fanno riferimento alle scogliere che si affacciano sul Canale della Manica; le lamiere evocano le onde e il loro ritmo, mentre gli elementi che si stagliano su di esse hanno sembianze antropomorfe che, collocati al centro di ogni composizione, sembrano fungere da genius loci, guardiani, testimoni di un mondo ancestrale nel quale l’essere umano e la natura un tempo erano in simbiosi.

Nel percorso espositivo sono inoltre presenti opere a parete inedite, realizzate in stoffa, materiale con il quale l’artista si è cimentato a seguito di un viaggio in Senegal e Mali. Intitolata Fra cielo e terra: impressioni su Bogolan questa serie del 2009, di cui fanno parte 5 elementi, si ispira ai ‘bògòlanfini’ africani; l’artista rielabora il processo di realizzazione attraverso la cucitura meccanica dove successivamente interviene con il colore facendo emergere un messaggio di gioia, una sorta di inno alla vita.

Accompagna la mostra, aperta al pubblico sino al 25 aprile, una pubblicazione in italiano e inglese con testo critico di Luigi Sansone e un ricco repertorio di immagini. Orari:da martedì a sabato, 12 – 19. Ingresso libero

 

Cenni biografici

Salvatore Cuschera nasce a Scarlino, in provincia di Grosseto, nel 1958. Si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, sempre a Milano dal 1990 inizia ad esporre i suoi lavori in mostre collettive e personali. Compie il suo primo viaggio in Grecia, dove visita Creta e i suoi musei, studiando a fondo la scultura greca e l’arte minoico-micenea. Successivamente intraprende un viaggio in Olanda e in Germania, dove viene a contatto con le opere degli artisti del Bauhaus e approfondisce la conoscenza del costruttivismo russo. Tornato in Italia realizza le sue prime sculture in ferro colorato, sintesi del suo interesse per la pittura, la scultura e l’architettura, e partecipa a numerose mostre personali e collettive. A Gibellina partecipa a “Atelier del Mediterraneo” con Markus Lüpertz, evento curato da Achille Bonito Oliva e nel 1992, grazie a Pietro Consagra, realizza la sua prima scultura pubblica per il Comune di Gibellina. Vince diversi premi e partecipa ad importanti mostre collettive tra cui la XIV Esposizione Quadriennale d’Arte di Roma; nel 2011 alla 54a Biennale di Venezia è presente con un’installazione nei giardini dell’Arsenale e per il Premio Faenza al MIC – Museo Internazionale della Ceramica. Nel 2018 due sculture dell’artista sono scelte per essere esposte alla Farnesina, Ministero degli Affari Esteri a Roma. Nello stesso anno viene pubblicato un libro monografico a cura di Giuseppe Appella, edito da Silvana Editoriale. Nel 2019 realizza tre grandi sculture per il parco della Fondazione Farleys House & Gallery, ‘Home of the Surrealists’, a Chiddingly, East Sussex, UK. Nel 2022 una sua scultura è inserita in un progetto espositivo presso gli Horti del Collegio Borromeo di Pavia. Recentemente è stato invitato a partecipare a una collettiva presso la Galleria Nazionale Moderna e Contemporanea di Roma. Sue opere si trovano in permanenza in collezioni pubbliche e private tra cui in Italia si ricorda il Museo del Novecento a Milano, il MUSMA a Matera e lo spazio pubblico di Gibellina. Attualmente vive e lavora fra Italia e Regno Unito.