Paolo ZanzoPaolo Zanzo

Lo scorso 4 dicembre è stato firmato, a Varese, l'Accordo di Programma che porta avanti il discorso di valorizzazione del Sacro Monte sopra Varese. L'eccellenza della Via Sacra è indiscutibile e si è dimostrata capace di aggregare attorno a un progetto culturale condiviso una pluralità di enti e realtà attenti alla promozione del territorio.
Il Sacro Monte, percorso devozionale, "macchina per pregare" che ha compiuto nel 2004 i 400 anni di vita, mobilizza risorse per 8 milioni e mezzo di Euro, fungendo da pretesto "alto" per dare un senso e una finalità operativa al cosiddetto compendio Baragiola. Si tratta dell'area di Masnago – già sede del seminario – acquistata dal Comune di Varese e destinata, con il traino appunto del Sacro Monte, a ospitare fisicamente diversi enti, alla fin fine preposti alla valorizzazione della storia, sacra e profana, del nostro territorio.

Limitandoci, per il momento, a indagare la parte avuta e che avrà il Sacro Monte in tutto questo dinamismo finanziario e istituzionale, rilanciato dalla recente sottoscrizione, abbiamo interpellato Paolo Zanzi, colui che ha fatto vedere più "cose", negli ultimi due anni, nel processo di nuova valorizzazione del Viale delle Cappelle.

A lui, infatti, quale Direttore Artistico, si deve il lauto programma di eventi (musica, teatro, conferenze, percorsi, esposizioni) in onore del Quattrocentesimo Anno, ideato sull'arco di un triennio e che vedrà dunque, nel 2007, ulteriori proposte.

Come valuta il secondo anno di manifestazioni?
Nei numeri, e nell'attenzione dimostrata dai fruitori, senz'altro positivo. Anche se, per dir così il "brivido" del primo anno, della novità, è andato un po' scemando.

Di che novità parla?
Non si era mai visto il teatro lungo il viale, per non parlare all'interno del Santuario. Comunque il secondo anno è servito a confermare il nostro pubblico, soprattutto locale, a creare quello "zoccolo duro", che è la base su cui impostare altri discorsi.

Panorama invernale dal Sacro MontePanorama invernale dal Sacro Monte

La strategia, pare quella di trasformare il Sacro Monte in una "location" per eventi culturali disparati: è una percezione esatta?
In un certo senso, in quanto l'eccellenza del sito va al di là della sua funzione strettamente devozionale, riservata ai cattolici, pur rispettabilissima e all'origine di tutta la fabbrica. Il Sacro Monte di Varese ha potenzialità turistiche e culturali che occorre verificare, stiamo lavorando in quella direzione, nel rispetto dell'eccezionale valore spirituale del luogo, legato non solo ai temi religiosi, ma anche al contesto ambientale.

Che cosa c'è in cantiere, per il 2007?
In perfetta e coerente continuità con i due anni precedenti, inaugureremo il terzo e ultimo anno di manifestazioni con una mostra dal titolo "Il racconto del silenzio". Ospitata nella cosiddetta "stecca" del compendio Baragiola, nuovo spazio del Comune di Varese la cui ristrutturazione è ormai ultimata.

Di che cosa si tratta? E' da credere che non sarà una mostra "tradizionale"…
Sarà un'esposizione strutturata come un percorso, fornito di supporti visivi multimediali (foto, filmati, trasparenti) in grado di porre a confronto i "gesti" dei diversi Sacri Monti.

I "gesti"? Vale a dire?
E' un termine che giustifica il titolo ("Il racconto del silenzio"), un ossimoro per significare la espressività specifica dei Sacri Monti, che sono 11, tutti dislocati nel territorio prealpino, tra Piemonte e Lombardia.  Cercheremo di restituire, in modo comparativo,  la qualità della Storia Sacra narrata con accenti popolari, di uno stupefacente realismo.

Vi sarà un curatore scientifico della mostra?
No, in senso stretto, anche se terremo naturalmente presenti tutti gli studi sulla materia, più recenti e più autorevoli. Ma non sarà una proposta pedante e accademica, che è stata già fatta e non rientra nei nostri intenti.

Una concessione allo "spettacolo", un ammiccare al pubblico? Ai giovani?
Se così si può dire…, nella linea che stiamo seguendo, di promuovere il Sacro Monte di Varese in particolare e il sistema dei Sacri Monti in generale con modalità e linguaggi più attuali e attraenti. I giovani sotto i 35 anni, ad esempio, continuano a stare lontani dal Sacro Monte, cosicchè si è pensato, in futuro, di proporre dei work-shop cinematografici da svolgersi sulla Via Sacra, da dove scaturiranno nuove interpretazioni della stessa.

Anche se non si è ancora compiuto il ciclo del Quattrocentesimo anno, dal suo punto di vista, c'è qualcosa che non ha funzionato secondo le aspettative, che l'ha delusa?
Nella risposta alle manifestazioni, che pure c'è stata, ho constatato che non pochi enti, persone, associazioni che fanno, a vario titolo, cultura in città, faticano a riconoscere e frequentare proposte culturali che non siano le loro.

Mi può fare un esempio concreto?
Gli architetti dell'ordine di Varese, che, nel ciclo di conferenze dedicate al grande tema del "sacro" nell'architettura contemporanea, si sono dimostrati piuttosto disinteressati se non indifferenti all'argomento. Più attenti a parlare di loro stessi, del loro lavoro, che aperti a un vero dibattito.

E la Chiesa, l'istituzione che più di tutte, alla fin fine, deve avere a cuore il destino dei Sacri Monti?
Occorre distinguere due livelli: quello operativo, nel quale l'istituzione ecclesiastica ha parecchi problemi, non disponendo più delle persone necessarie per assolvere tutti i suoi compiti, e quello dell'atteggiamento di fondo, disponibile sino a un certo punto al cambiamento. Ci vorrebbe più coraggio, anche se nel tempo sono state create istituzioni ad hoc per il Sacro Monte.

Si riferisce alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese?
Esattamente. Voluta da Monsignor Pasquale Macchi, ha provveduto al restauro di tutte le cappelle ed è naturalmente fra i firmatari dell'Accordo di Programma appena siglato. Ha delegato me, avendo creduto nel programma triennale di manifestazioni per rilanciare il Sacro Monte di Varese, con quello di Varallo, sicuramente il più artisticamente riuscito, grazie al genio del Bernascone, come si vedrà anche dalla mostra in cantiere sui Sacri Monti. Mostra che potrà essere anche smontata e ospitata in altre sedi adatte.

Con tutte queste iniziative, si sta „tirando la volata“ al Centro di documentazione sui Sacri Monti, uno degli enti previsti nel Compendio Baragiola?
Sì, il centro è negli obiettivi della fondazione che rappresento e dell'Accordo di Programma. Ma sarà in buona compagnia, con il Centro di ricerca sulla storia e diversità culturali dell'Università dell'Insubria e l'Info-Point del Comune di Varese, che sappia finalmente promuovere davvero le eccellenze del suo territorio e della sua storia.

Un'ultima, concreta domanda, che si addice a una terra lombarda: la mostra della „stecca“, prevista per febbraio-marzo 2007, quanto costerà?
Sono stati stanziati 50.000 Euro. Ma saranno necessari degli sponsor.

Paolo Zanzi è al timone, ci crede profondamente nella „nuova“ valorizzazione del Sacro Monte, pur conscio delle non poche resistenze della società varesina, notoriamente poco brillante e disponibile. Dato il tenore alto delle motivazioni, la bellezza della sostanza su cui si lavora e l'impegno congiunto (per una volta) delle amministrazioni locali e della politica, non resta che attendere la „prima“ alla „stecca“ di Masnago. Perchè il Sacro Monte può essere, per Varese, La Scala.