Roberto GiudiciRoberto Giudici

Un laboratorio racchiuso nelle strette vie del borgo di Biumo vecchia; l'affascinante Villa Ponti a due passi e all'interno dello studio il sapore d'arte. Quel fare creativo dal gusto antico, quella passione e quel rispetto di chi sa il fatto suo e ai tempi moderni si è adeguato solo parzialmente. Roberto Giudici, 53 anni è uno stampatore d'arte; chi oggi sceglie questa professione si conta sulle dita di una mano. A Varese è rimasto solo, due sono le stamperie importanti a Milano e una nella vicina Mendrisio.

Com'è è nata questa passione?
"Ho iniziato a stampare già quando facevo l'ultimo anno di Liceo Artistico. Ho finito gli studi artistici a Varese nel '74; tra i miei professori c'era Egiziano Piersantini, è con lui che mi sono avvicinato a quest'arte. Il professore aveva già una stamperia sua in cui si eseguivano quasi esclusivamente litografie. Ancora si utilizzavano i torchi a mano in legno. Ho continuato gli studi per due anni all'Istituto Europeo e dopo il militare sono tornato in stamperia da Piersantini. Ho lavorato con lui dal 1977 per qualche anno. Mi sono così messo in proprio e ho iniziato a lavorare qui a Biumo in questo laboratorio. Dagli anni '80 eseguo anche stampe ad acquaforte. In quel periodo Piersantini si è trasferito a Urbino, dove ha aperto 'La corte della miniera'".

'Il bicchiere di Giada', Hsiao Chin'Il bicchiere di Giada', Hsiao Chin

Com'è cambiato il mondo della stampa artistica nel corso degli anni?
"La differenza maggiore è il rapporto con gli artisti. Oltre ai numerosi privati, i miei clienti di sempre, molti sono ancora oggi gli artisti che vengono da me a stampare. Una volta però il mio lavoro consisteva solamente nella stampa vera e propria, oggi invece devo occuparmi io anche della 'cornice'. Intendo dire, che mi capita spesso di stampare interi volumi, in quel caso sono io a dovermi occupare della copertina, magari della custodia, a volte da realizzare in legno o in una carta particolare. Così come stampare i testi all'interno di cataloghi o libri. Un compito molto più complesso, anche se mi permette di scoprire molte cose interessanti".

E gli artisti come sono cambiati?
"Mi ha sempre affascinato lavorare a contatto con gli artisti. Con quelli però che sanno cosa vogliono, non quelli che mi dicono 'prova, vediamo cosa esce'. Un artista è tale quando ha già in mente cosa vuole che risulti dalla stampa della lastra, e come soprattutto. Idee, intuito, gusto sono le caratteristiche che fanno grande un personaggio nell'arte, Schifano le possedeva, per fare un solo esempio. Ricordo che un paio d'anni prima della scomparsa, è rimasto da me a lavorare per qualche giorno. Una vera forza artistica".

Qual è la caratteristica di una stamperia d'arte?
"C'è gente, anche artisti, che stampano per in proprio, che hanno il torchio, ma la vera differenza è che se l'opera la stampo io, mantengo le caratteristiche, le peculiarità del personaggio che ha eseguito il disegno, se la stampa la si fa tra artisti, non è mai puro il risultato, perché inevitabilmente ci sono delle similitudini. E' questa la ricchezza della stamperia d'arte".

'Scatta il tempo', A.Pomodoro - S.Grasso 2008'Scatta il tempo', A.Pomodoro – S.Grasso 2008

Che lavoro è lo stampatore d'arte?
"Ci vuole tantissimo tempo a imparare questo lavoro, una vita. A tutt'oggi mi capita di sperimentare e scoprire nuovi sistemi ed escamotage per realizzare determinati effetti. Perché, può anche succedere che un passaggio, un procedimento lo esegui solo una volta nell'arco di un anno. Per questo i tempi d'apprendimento sono dilatati. I trucchi li impari con il fare. Mi piacerebbe insegnare il mestiere a qualcuno, ma non è più così semplice e anche a parità di lavoro, oggi i guadagni sono dimezzati rispetto ad una ventina di anni fa".

Tra i vari lavori che ci mostra, Giudici ricorda con piacere un volume, oggi riportato su 'Vola Alta Parola', pubblicazione per i venti anni di Edizioni Colophon di Belluno, con cui lo stampatore varesino collabora da molto tempo. L'opera è un volume, interamente riprodotto sulla copia della versione del 1914 di Stéphane Mallarmé, impreziosito con otto incisioni di Lucio Del Pozzo. E' solo un esempio questo. Per comprendere la ricchezza di questo lavoro basta guardarsi intorno e scovare tra le altre, incisioni di Arnaldo Pomodoro, Nag Arnoldi, Hsiao Chin, Corneille, Renzo Piano e altri ancora. Ma sono semplicità e precisione le caratteristiche che animano i lavori di Giudici. Nel parlare, nell'osservare le opere già eseguite, persino mentre inchiostra una lastra da stampare di una giovane studente, curiosa e affascinata da questo mestiere, non sfugge nulla all'artista. Sono i particolari a fare la differenza, è la qualità, a partire dal materiale che utilizza, agli strumenti di lavoro, alla pulizia nella stampa. Tutto a regola d'arte, com'era un tempo e come vuole la tradizione, che in luoghi come questo permane, nonostante la violenza dell'epoca moderna che vorrebbe tutto in serie, tutto e subito, tutto identico.