È folle essere normale tra mille pazzi o è normale essere folle tra mille sani?
È un dubbio che lancia una forte riflessione questa frase, scritta forse da un malato o forse da un "sano", sul muro all'interno dell'ex ospedale psichiatrico Antonini.

Conosciuto anche come manicomio di Mombello a Limbiate, il luogo è a pochi chilometri da Milano e per questo più fruibile al "vicino allontanamento".

Ritrovarsi soli nel silenzio dei padiglioni svuotati del contenuto essenziale alla vita, dà una sensazione di smarrimento: sembra di sentire ancora, le urla dei pazienti nelle sofferenze angoscianti della mente.
Tornano, come vive, le frasi lette nel catalogo di una mostra su Gino Sandri, curata da Paolo Conti, dove si leggono brani dai suoi diari e che fu per lungo tempo "ospite " dell'ospedale psichiatrico, disegnatore sopraffino conosciuto come il pittore delle Groane:
"…bisogna immaginare 250 disgraziati chiusi in un cortile chiuso, o in due saloni chiusi per mesi, anni, lustri, decenni alle volte, e l'umore che può stagnarvi, con poveracci compagni di sventura che urlano i loro lamenti per tutto il giorno. Con il mio cervello indebolito dalla pressione elettrica che superava le mie forze. In questo summun di tristezza sono vissuto per anni".

Chi vi è entrato come "ospite" ha lasciato ogni speranza, ma anche chi ne è uscito ne ha avuta poca.

La riforma Basaglia era lontana e i metodi di cura di allora prevedevano anche l'elettroshock e l'insulina in dosi massicce. Ma la tortura più grande è quella dell'abbandono dell'affetto, fondamentale per il miglioramento della condizione della malattia psichiatrica che Sandri con delicatezza superiore, descrive nei suoi compagni sfortunati con i suoi disegni e appunti: "…qui vi sono vecchi che dopo vite esemplari, son dati per matti dalle nuore e dai figli avari, la cosa è meno visibile e brutta che nelle case di cura private che si prestano giudiziosamente al giuoco di eredità, e che con relazione onesta sarebbero guariti d'incanto".

E ancora, riferendosi ad un altro compagno di sventura: ".. dolcissimo, silenziosissimo, non ricordo molto di lui ma come moltissimi era vittima solo di abbandono, lo amai, lo chiamavo il Toi".

Raccontare con immagini questi luoghi abbandonati è stato come rivivere tra i degenti, i muri, testimoni silenti pregni fino all'orlo di sofferenza, ogni finestra, ogni panchina o pietra sono saturi di quel "male oscuro" che descrive così bene lo scrittore Giuseppe Berto, e che la nostra superficialità e la tiepidità dell'affetto non ha aiutato.
E ancora, nei silenti ambienti, i ricordi del Sandri rimbombano nella mia mente: "… come anima, sono stato trattato da bestia, ma scrivere è come una soave mano di donna che mi passi sulla fronte e plachi".

Finisco il mio lavoro fotografico di "descrizione di luoghi" ma un'altra scritta murale blocca i miei pensieri e i miei pregiudizi: ".. chi è più pericoloso, chi nella rete è preso o chi quelle rete ha teso?"
I manicomi non ci sono più ma resta una lezione da cogliere, da meditare, da ricordare.
È anche un omaggio a Gino Sandri, che nella condizione reclusoria ci ha lasciato una testimonianza artistica con pensieri e disegni bellissimi.

Edio Bison

In occasione della giornata mondiale sulla salute mentale, si espone in Villa Gianetti a Saronno la mostra fotografica di Edio Bison intitolata:
MOMBELLO UNO SGUARDO
DENTRO
Le immagini in bianco e nero ripercorrono i luoghi del dimesso ospedale psichiatrico Antonini, conosciuto anche come ospedale di Mombello a Limbiate
Saronno, Villa Gianetti, via Roma 20
Dal 6 al 17 ottobre 2013
Inaugurazione: 6 ottobre ore 16.30
Orari: da martedì a venerdì dalle 15.00 alle 18.30
sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30