Gallarate – Prima dell’inaugurazione di «Resilientemente-Diari dalla pandemia» incontriamo in anteprima le curatrici della mostra, nonché responsabili del progetto Francesca Rezzonico e Giuditta Mazzetto che, insieme all’educatrice professionale Chiara Scaccia, hanno condotto il laboratorio di arteterapia della cooperativa sociale Progetto 98.

Come nasce il progetto che dà origine alla mostra che potremo visitare dal 30 maggio al Civico 3?
Giuditta: L’ idea nasce durante la pandemia, per l’esattezza con la chiusura del 2020, per non lasciare soli i nostri artisti del gruppo d’arte (persone tra i quaranta e i sessant’anni con disabilità acquisita ndr). Gli utenti si sono ritrovati chiusi in casa senza la possibilità di uscire e l’educatrice che ci segue negli incontri del lunedì mattina (Chiara Scaccia ndr) ci ha chiesto se con qualche video potevamo far sentire meno isolati i ragazzi. Per questo io e Francesca abbiamo pensato di fare dei piccoli lavori a casa con il materiale che avevamo a disposizione (pennarelli, colori, matite, pezzi di cartone per intenderci). Un paio di volte nel corso della settimana preparavamo dei brevi video in cui facevamo dei lavori molto semplici in modo che loro potessero riproporli quando volevano. Era un momento di incontro a distanza tra noi e loro. In seguito Francesca ha avuto un’intuizione: piegare questi lavori e riporli in una scatola. La scatola è diventata il contenitore di questo periodo caratterizzato dalla speranza di rivederci presto. Infatti quando ci siamo rincontrati, a settembre 2020, gli utenti si sono presentati al laboratorio d’arte con le proprie scatole.
Francesca: Da lì, dall’incontrarsi di nuovo in presenza è nata l’idea di continuare a stare dentro una dimensione protetta. La scatola aveva protetto i lavori durante la pandemia così come la casa ha protetto noi. Non eravamo pronti a ritornare in una dimensione normale e quindi ci siamo trovati insieme con la felicità di rivederci ma rimanendo dentro una bolla. In quel momento il nostro lavoro ha preso la dimensione del carnet de voyage, del diario la cui chiusura rimanda a quella della scatola che conteneva i lavori realizzati durante il lockdown. C’è stata questa sovrapposizione, la differenza è che da settembre ci siamo ritrovati in una dimensione collettiva dove far circolare il flusso di energia del laboratorio. L’attività su carnet de voyage è terminata a fine 2020 e poi abbiamo lasciato sedimentare quest’esperienza.
Quando il progetto si è trasformato in una vera e propria mostra?
Francesca: La proposta di mostrare questo viaggio fatto in tempo di pandemia ci è stata fatta da Norma Mazzetto, presidente della cooperativa Progetto 98. Se ci avesse chiesto di tradurre i carnet de voyages in un’esposizione alla fine dell’attività non saremmo stati pronti e non sarebbe nato quello che è possibile vedere oggi. Il tempo di sedimentazione necessario dalla fine dell’utilizzo dei carnet alla proposta è stato di otto, dieci mesi. A dicembre del 2021 Norma ci ha proposto di tradurre l’attività del laboratorio in una mostra, lei è stata il motore di tutto quello che vedrete, a cui dobbiamo un riconoscimento immenso.
Cosa troveranno i visitatori in mostra? Quali sono le opere esposte?
Francesca: I carnet de voyages sono disposti in teche appositamente realizzate e dipinte dagli stessi utenti del laboratorio. Con Giuditta e Chiara abbiamo deciso di riprodurre in grande formato il lavoro secondo noi più rappresentativo contenuto in ogni diario e abbiamo scelto una didascalia descrittiva, una frase che ritenevamo appropriata per l’opera (ad esempio tratta da Il re leone, da Il Piccolo Principe ndr). Ma in mostra non ci sono solo i diari e le rispettive riproduzioni: sono esposte anche delle garze intrise di colore. Si tratta di lavori energeticamente pazzeschi; c’è stata una sovrapposizione di garze medicali con stratificazione di materia. Abbiamo lavorato come fosse stato un sandwich e una volta appese per farle asciugare ogni strato aveva una forma e un colore differente. Un’altra sezione presente nell’esposizione riguarda dei lavori che hanno indagato il tema dell’albero, che siamo noi. Sono di fatto dei ritratti degli artisti del laboratorio.
Giuditta: In questo caso hanno scritto dei titoli che sono rimasti visibili anche per loro.
Come ci raccontano Francesca, conduttrice di laboratori esperienziali e Giuditta, socia sostenitrice e volontaria di Progetto 98, in questo laboratorio d’arte, attivo da un decennio, si creano sinergia, un clima di collaborazione e di armonia. E lo si coglie perfettamente nei diari dalla pandemia che sono gioiosi, vitali, pieni di energia positiva. La pandemia ha portato gli utenti del laboratorio a fare un viaggio dentro di sé, che si apre allo sguardo dei visitatori dello spazio culturale Civico 3. Qui potrete respirare quella che in spagnolo chiamano buena onda.
L’esposizione proseguirà fino al 15 giugno e sarà visitabile il sabato nei seguenti orari: 10.30 – 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30. Sarà visitabile anche in settimana su prenotazione scrivendo a info@progetto98.it o chiamando il numero 347.4004054.

Eleonora Manzo