Chiedersi di quanti verdi si compone una massa d’alberi, scoprire il barlume di luce che contorna gli oggetti che danno un senso al volume…

Sono alcune delle osservazioni che l’allora tredicenne Carola Mazot imparava seguendo le lezioni del nonno il post impressionista Vettore Zanetti Zilla. E dei suoi insegnamenti l’artista ne ha fatto tesoro crescendo, una ricchezza alimentata poi dai suggerimenti del maestro Donato Frisia e dagli studi a Brera sotto la guida di Manzù, Usellini e Marini.

A Carola Mazot, pittrice scomparsa nel 2016, è dedicata la mostra intitolata “La fragilità e la forza” ospitata sino al 27 novembre nelle sale di palazzo Cicogna a Busto. Nota e affermata negli ambienti culturali milanesi per le sue doti artistiche,  da subito è stata seguita e apprezzata da diversi intellettuali e critici per quel suo modo acuto e spontaneo di interpretare l’espressione dei volti con tratto vigoroso nel quale il sentimento si dilata attraverso un linguaggio tutto suo di emozione intensa.

Una sezione è infatti dedicata ai ritratti di persone colte nella loro autenticità, conosciute oppure incontrate per caso su un treno o su un mezzo pubblico. Fino all’utima sala dove, lasciati i moti del corpo si passa a quelli della natura che l’artista esprime in una sintesi estrema della forma.

Carola Mazot, nome d’arte di Carolina Marzotto, (veneta di origine, nata a Valdagno nel 1929 e in seguito milanese di adozione) dipingeva di getto, veloce, sicura e senza ripensamenti; non ha mai ceduto alle tentazioni avanguardistiche ma al contrario ha seguito una un proprio percorso  fatto di sintesi disegnativa con segno rapido e impetuoso, quasi a scatti, che sa cogliere cose e figure con spontaneità.

La mostra rimarrà in calendario sino al 27 novembre. Orari al pubblico: da martedì a giovedì/ 14.30 – 18; venerdì  9.30 – 13/14.30 -18; sabato 14.30 – 18.30; domenica 15 -18.30.