Monza – Si svolgerà alla galleria Villa Contemporanea la nuova presentazione, con mostra, di REAL ART #6-2021, la pubblicazione-portfolio d’arte a carattere benefico con opere uniche ed autografe di 14 artisti contemporanei. L’evento si svolgerà giovedì 8 settembre negli spazi di via Bergamo, alle 18, mentre la mostra sarà visitabile fino il sabato 24 settembre.

REAL ART, lo ricordiamo, è il progetto artistico di Franco Crugnola, a cura di Monica Villa e Isabella Rigamonti, nato con l’idea di realizzare annualmente una pubblicazione-portfolio con opere uniche e autografe di artisti contemporanei. L’edizione del volume #6, limitata a 130 copie (90 destinate alla diffusione), presenta lavori unici di: Elisa Cella, Enzo Esposito, Fernanda Fedi, Agostino Ferrari, Gaetano Fracassio, Giovanna Giachetti, Umberto Mariani Peter Hide 311065,Paola Pezzi, Isabella Rigamonti Francesco Riva, Giorgio Tentolini, Michele Tombolini e Giuseppe Veneziano.

Il progetto ha saputo coinvolgere artisti, stampatori, editori, giornalisti uniti nel nome dell’arte e dalla solidarietà. Il ricavato infatti, come ogni anno andrà a sostenere un’associazione che opera senza fine di lucro sul territorio. Il volume originale e interdisciplinare coinvolge artisti anche molto differenti tra di loro, invitati a confrontarsi, rimanendo aderenti al loro percorso artistico, al concetto di serialità all’interno di un lavoro “unico”, differente quindi per ogni volume. Ciascuno  è presente con una doppia pagina: un’opera stampata ed una originale applicata, una sorta di piccolo museo su carta, che invita ad un rapporto anche tattile con il prodotto artistico.

Real Art, già nelle sue fasi embrionali, ha ottenuto grande sostegno da parte di sedi museali ed istituzionali, tanto da essere inserito all’interno di un percorso itinerante tra alcune realtà importanti della provincia. Il volume è disponibile nei bookshop del Museo MA*GA di Gallarate, Museo Bodini di Gemonio, Museo Parisi Valle di Maccagno con Pino e Veddasca, Casa Museo Spazio Tadini di Milano, Galleria Villa Contemporanea di Monza, Museo Enrico Butti di Viggiù, spazio HEART – pulsazioni culturali- diVimercate, Showcases Gallery di Varese, al Front desk della Meeting Art di Vercelli e in tutte le maggiori fiere d’arte italiane ed estere grazie a Biancoscuro Art Magazine di Pavia.  A Sergio Mandelli, della galleria Mandelli Arte e “Praline”,   è affidato il supporto video. Una lunga rassegna tra le istituzioni coinvolte presenta, in fasi alterne, il solo volume oppure il volume e le opere degli artisti coinvolti con importanti mostre e rassegne.

Per avere REAL ART # 6 occorre fare una donazione minima di €. 100,00 all’associazione U.N.I.T.A.L.S.I. SOTTOSEZIONE DI VARESE, LOC. BOSTO, ORATORIO SAN LUIGI, VICOLO MERA 2 – 21100 VARESE – IBAN IT47N0521610800000000083414 e successivamente ritirare la copia del volume nei bookshop o nei punti dedicati. (L’offerta è detraibile dalle tasse detraibile a norma art.14 D.L. 35/2005).

L’esposizione di Monza, alla galleria Villa Contemporanea, rimarrà in calendario sino al 24 settembre e potrà essere visitata nei seguenti orari: da martedì a sabato dalle 15 alle 19 e su appuntamento: www.villacontemporanea.it

Biografie dei quattordici artisti

ELISA CELLA. Nata a Genova nel 1974, vive e lavora a Monza (MB).Si è diplomata al liceo scientifico ed ha frequentato Matematica all’Università Statale di Milano. Ha iniziato a disegnare ad inchiostro su carta ai tempi dell’università e successivamente a dipingere. Più di recente ha iniziato a lavorare ad installazioni e sculture, in metallo e plexiglas. Il suo lavoro si caratterizza formalmente con la costruzione di immagini partendo dalla ripetizione di cerchi di varie dimensioni: quando sono dipinti, sono cerchi fatti a mano libera, in cui il controllo e l’imperfezione sono entrambi dati fondamentali. Le immagini che rappresenta sono di solito di ispirazione biologica e rimandano a considerazioni filosofiche e gnoseologiche. Il mistero e lo stupore per la bellezza, fusi con la ricerca della conoscenza, sono il motore del suo lavoro.

ENZO ESPOSITO. Nasce a Benevento nel 1946, dal 1980 vive e lavora a Milano. Dopo una fase di maturazione in un clima di arte concettuale e di rigore formale, è uno tra i primi artisti a intuire, alla fine degli anni ’70, il ritorno alla pittura attraverso gli “ambienti”. Al 1977 risalgono le prime installazioni, pitture eseguite direttamente sulle pareti delle gallerie, dove l’imponenza del colore crea forti coinvolgimenti emozionali. In quegli anni il suo lavoro viene notato da Renato Barilli che inserisce Esposito nel gruppo dei “Nuovi Nuovi”, coi quali negli anni ’80 parteciperà a numerose esposizioni collettive nei più importanti musei internazionali. Il periodo successivo è segnato da un espressionismo astratto fatto di accese luminosità e campiture sempre più ampie e dilaganti. Le dimensioni quasi sempre monumentali delle sue opere servono all’artista per sottolineare il valore oggettivo della pittura come esperienza impegnativa e totalizzante, tanto per chi la crea quanto per chi la osserva.

FERNANDA FEDI. Vive ed opera a Milano. Studi artistici a Milano e Bologna (Laurea DAMS). Corsi di perfezionamento in Museologia e Museografia alla Facoltà Architettura di Milano e in Arte Terapia alla Civica Scuola Pedagogica e Sociale del Comune di Milano. Il suo percorso artistico ed i suoi approfondimenti nel campo dei gruppi artistici degli anni 70, della donna-artista e dell’arte terapia sono oggetto di studio per ricerche universitarie. Ha scritto il saggio “Collettivi e gruppi artistici a Milano”, “Ideologie e percorsi 1968-1985” Ed. Endas ed ha organizzato convegni e dibattiti su “Donna Arte” e “Creatività e Terapia”. Espone dal 1968 con presenze internazionali in Biennali e Quadriennali maturando una vasta bibliografia. La sua ricerca artistica partita negli anni Settanta dal Periodo Strutturale 1970-78 e attraversata da una ulteriore ricerca sull’Idea di assenza 1979-82, è approdata ormai da molti decenni su un approfondimento della scrittura-segno abbinata alla musica, alla poesia, alla scrittura arcaica minoica, micenea, etrusca, egizia… e soprattutto a tutte quelle scritture non ancora decodificate, tema di gran fascino per l’artista: il non conoscibile, il non interpretabile. Valorizza e pone in evidenza il “frammento”, il “segno spezzato” elevandoli quali componenti essenziali del “tutto” siano essi aniconici, musicali o poetici.

AGOSTINO FERRARI. Nasce a Milano nel 1938. Attratto fin dall’infanzia dal mondo dell’arte, a ventuno anni decide di dedicarvisi completamente e nel 1961, con opere ancora legate ad una sfera naturalistica, inaugura la sua prima personale alla galleria Pater (Milano). Nel 1962 con gli artisti Vermi, Verga, Sordini e La Pietra, dà vita al Gruppo del Cenobio che, pur essendo di breve durata, per Ferrari è un’esperienza fondativa: inizia qui la ricerca sul Segno che caratterizza tutta la sua opera. Nel corso degli anni infatti il Segno viene declinato e indagato in molteplici modi: da un iniziale tratto scritturale si fa più plastico, per diventare poi fisico, entrare in relazione con la superficie del quadro e fuoriuscirne (Teatro del Segno); si trasforma poi in forma e interagisce con il colore e con la psiche, infine si libera da sovrastrutture e arriva ad esprimersi nella sua totalità. Numerose, a partire dagli anni ’70, sono le esposizioni a livello nazionale ed internazionale. Agostino Ferrari vive e lavora a Milano.

GAETANO FRACASSIO. “Un apprendista stregone che divenne artista. Divenne il suo Io e la sua grande capacità di annusare il mondo restituendolo in sintesi metaforiche ed illusioniste. Un Io errante, emigrante, apolide. Un Io ospite più che cittadino. Un Io appeso, incastrato, mascherato, loquace, subitaneo e mai colto in flagrante. Un fedele ed integerrimo propugnatore di sé stesso in quanto medium. Un essere aperto e curioso del mondo, eppure tanto intimo e solitario, incatenato al senso dell’“io sono in quanto sento e faccio”. Il suo nome è Gaetano Fracassio, artista enfaticamente poliedrico; nato attraverso il cinema, la televisione e la fotografia; formatosi nella musica, gravitante nella scultura, intimo alla pittura.”

GIOVANNA GIACHETTI. E’ nata a La-Chaux des Fonds nel 1964. Ha trascorso tutta l’infanzia in Nigeria, ha compiuto gli studi superiori in Svizzera, prima di frequentare l’Accademia Albertina di belle arti a Torino. Successivamente ha trascorso ancora molto anni in Africa. Attualmente ha uno studio in Canavese e uno a Milano. Dalla creta, alla quale via via ha inserito sempre più materiali di recupero, nel 2015 a seguito di un fortuito “incontro” con la lamiera, ha abbandonato la pratica del modellato per sperimentare esclusivamente la lavorazione della lamiera di ferro, fino ad ottenere vere e proprie installazioni fluttuanti nello spazio. Da ultimo arriva il lavoro tessile, aereo, sospeso, che fiorisce anch’esso su di un materiale poverissimo e “brutto”, perché l’esigenza dell’artista è appunto quella di allargare lo sguardo verso dimensioni impreviste per recuperarle all’arte, restituendo loro una possibilità di essere viste acquistando una dimensione nobile.

UMBERTO MARIANI. (Milano 1936) Frequenta l’Accademia di Brera diventando assistente di studio del suo maestro Achille Funi. Negli anni che vanno dal 1959 al 1965 Mariani collabora strettamente con il suo maestro per la realizzazione di numerose e grandiose decorazioni ad affresco. Collabora anche alla realizzazione della Pala d’altare di San Giuseppe nella Basilica di san Pietro a Roma (altare centrale del transetto di sinistra). Attraverso queste esperienze apprende la capacità di “lavorare in grande” capacità utilizzata per tutti gli anni a seguire. A partire dal 1965 inizia ad esporre in numerose Gallerie private sia in Italia che all’estero. Nei Piombi, le esperienze più recenti, l’artista, conservando il tema a lui più caro, ovvero il panneggio, fornisce un’idea stilizzata e geometrizzata di questo soggetto. Ora non è più la citazione fastosa e ridondante delle pieghe barocche, ma forme più meditate suggeriscono una lettura più pacata ed intima di questo tema che senza ombra di dubbio è il più diffuso ed universalmente trattato in tutti i tempi della storia dell’arte. Nei Piombi il panneggio ha perduto ogni forma veristica, si è come cristallizzato in linee rette che sicuramente volgono ad affermare una visione più idealistica, più simbolica.

PETER HIDE 311065. (Franco Crugnola) nasce a Varese nel 1965. Creativo di professione, concepisce e progetta con la moglie il primo e-book della storia nel 1992 (INCIPIT). Collabora nel campo del design con importanti aziende quali SWATCH e ALESSI e rilevanti aziende nel settore dell’arredamento. La sua passione per l’arte inizia negli anni ‘80 durante il suo “gap year” a NYC ove incontra e conosce i maestri della pop e della street art internazionale. Tornato in Italia inizia la sua carriera nel mondo dell’arte come artista indipendente. È il precursore (insieme a G. Colosimo e C. Pietroiusti) di quella corrente artistica di carattere globale (definita da Luca Beatrice in uno dei suoi ultimi saggi “MONEY ART”), che attraverso l’uso sistematico di banconote nelle opere, utilizzate proprio come supporto-materia del lavoro, sonda il delicato rapporto tra società-economia, individuo-denaro, come “messaggio” di un malessere contemporaneo.

PAOLA PEZZI. E’ nata a Brescia il 10 ottobre 1963, vive e lavora a Milano. Nei primi anni Ottanta si trasferisce a Milano, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e segue, tra gli altri, i corsi di Zeno Birolli e di Luciano Fabro. Su invito di quest’ultimo e di Jole De Sanna, nel 1985 partecipa con altri esordienti ad un’esposizione negli spazi della Casa degli Artisti a Milano, alla quale seguiranno mostre collettive dell’importanza del Premio Saatchi & Saatchi al Palazzo delle Stelline, sempre a Milano nel 1988, con il conseguente acquisto di più opere, ora parte della celebre collezione londinese, di Examples. New italian art ai Riversides Studios, a Londra, e di FABBRICA, organizzata da Massimo Minini in un edificio industriale dismesso in via Apollonio a Brescia, entrambe nel 1989; o di Imprevisto, curata da Luciano Pistoi nel Castello di Volpaia a Radda in Chianti nel 1991. La sua prima esposizione personale ha luogo nel 1990, nella Galleria di Franco Toselli, a Milano dove, oltre alla partecipazione a numerose rassegne collettive, terrà esposizioni individuali anche nel 1991,1994, 2004 e 2009. A partire dalla metà degli anni Novanta, il procedere di Paola Pezzi è segnato da importanti tappe, come la personale alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma nel 1995 e l’acquisizione di alcuni lavori, oltre che dalla stessa Galleria Nazionale, da parte di Giuseppe Panza di Biumo, nonché dalla collaborazione con gallerie quali Micheline Szwajcer ad Anversa, Victoria Miro a Londra, Simonis aParigi, Toselli, Ca’ di Fra , Cardi e Galleria Blu a Milano, Massimo Minini a Brescia, G7 a Bologna, Dina Caròla a Napoli e Martano a Torino.

ISABELLA RIGAMONTI. Nasce nel 1969 e dopo gli studi artistici ed un esordio nel campo pittorico figurativo, inizia un percorso di sperimentazione artistica di natura percettiva informale con tecniche e materiali espressivi inconsueti, che la porta, nel tempo, ad avvicinarsi alla fotografia. L’artista da anni utilizza un linguaggio artistico originale in cui la fotografia è contaminata con il collage e rivolge la sua attenzione ad alcuni temi specifici. I suoi “luoghi non luoghi”, abitati da architetture e personaggi dove gli equilibri fra gli spazi mutevoli diventano, grazie all’intervento artistico, aree di relazione e di immaginazione sorprendenti, ed i “riflessi”, in cui l’artista indaga le infinite possibilità che l’architettura ha di essere specchio storico e sociale e generatrice di contesti urbani sempre nuovi. Negli ultimi anni ha intensificato la sua presenza nel settore artistico partecipando a numerose mostre personali e collettive in gallerie private e spazi museali. Diverse sue opere sono presenti in musei pubblici e collezioni private.

FRANCESCO RIVA. Per gli amici Cecco è nato a Bogno di Besozzo e trasferito dall’età di 4 anni a Gemonio, e dalla maggiore età sono impegnato nella vita sociale del paese. “La mia passione è la fotografia di reportage, raccontare con le immagini è uno stato della mia personalità, dove la ricerca di simboli, di luoghi, di suoni, di gesti di persone hanno un significato di bellezza, che appaga una esigenza creativa. Ho iniziato da ragazzo, con il regalo da parte dei miei genitori della prima macchina fotografica, laBencini Koroll II. Con la ricerca delle vecchie fotografie del paese, l’allestimento delle mostre di Gemonio nel tempo… e l’organizzazione di corsi di fotografia per le scuole la passione è cresciuta. Ero un giovane presidente della Pro Loco e l’entusiasmo non mancava, in un periodo in cui la fotografia viveva uno dei momenti più interessanti e creativi della sua storia recente. Da qualche anno sono diventato videoamatore, ho esposto in mostre fotografiche, ho partecipato come reporter ufficiale alla spedizione umanitaria dei clown-dottori di Ridere per Vivere nelle isole di Capo Verde. Ho conosciuto artisti, ho ascoltato storie di persone invisibili e le ho raccontate, ho stretto nuove amicizie e … non ho ancora finito.

GIORGIO TENTOLINI. Nasce a Casalmaggiore (Cr) nel 1978. Dalla studiata sovrapposizione di ritagli su strati di rete metallica riemergono, con la consistenza di impalpabili visioni, le gradazioni chiaroscurali delle istantanee che lo scatto fotografico dell’artista ha sottratto al frastuono mediatico della contemporaneità: anatomie, volti di jeunes-filles e manichini, soggetti della statuaria classica e la struttura architettonica di appartamenti vuoti. Fin dai primi anni 2000 il suo approccio analitico alla visione lo porta suddividere l’immagine in livelli di luminosità, scanditi nell’acetato, nel plexiglass, nella carta nelle reti in pvc e nel tulle. Le opere in rete metallica (2016-2021) rappresentano l’apice di questa ricerca espressiva. Il gioco di intreccio, sfasatura e sovrapposizione dei moduli esagonali che compongono la maglia delle reti si trasforma nella trama percettiva attraverso la quale l’occhio coglie i tratti distintivi del soggetto, strutturato dalla stratificazione delle zone di luce e ombra. Vincitore del Premio Nocivelli, del Premio Rigamonti nell’ambito del Premio Arti Visive San Fedele di Milano, del Premio Paratissima Torino, l’artista ha esposto a Londra, Berlino, Amsterdam, nel Principato di Monaco, in Grecia e negli Stati Uniti. Nel 2014 una sua opera entra nella collezione permanente del MAR di Ravenna. Nel 2018, come finalista del Premio Cairo, curato dalla rivista Arte, espone al Palazzo Reale di Milano.

MICHELE TOMBOLINI. E’ nato nel 1963 e cresciuto a Venezia. Ha cominciato i suoi studi dell’arte all’Istituto Statale Arte di Venezia. Tombolini ha lavorato tra tante discipline artistiche diverse. I quadri – ad olio e mix media su canvas sono al centro del suo lavoro. Avendo con sé un team di grafici e fotografi la sua sperimentazione varia da sculture video art collage installazioni video e fotografia pur mantenendo saldo il suo linguaggio, il suo messaggio e la sua riconoscibilità. L’aspetto sociale ha una posizione centrale per l’arte di Tombolini, e per questo motivo lui definisce suo lavoro come Social Pop. Tombolini viene invitato alla 55° Biennale di Venezia al Palazzo Bembo nel 2013 assieme ad artisti di fama mondiale, quali Hermann Nitsch, Yoko Ono, Roman Opalca, dove l’artista veneziano presenta un ’installazione riguardo la violenza sulle donne. Nel 2015 Tombolini crea un’installazione murales– Butterfly, a Berlino. Un’installazione di 18×13 metri riguardante l’abuso dei minori nel Mondo. Questa installazione che fa parte del ciclo Indelible Marks è visibile tuttora a Krossenerstrasse 36 Berlino, ma ciò ‘che caratterizza l’opera è l’utilizzo della realtà aumentata. Tombolini è rappresentato da molte gallerie internazionali e in Italia, Hong Kong, Miami e Oslo Londra, Milano Venezia. Nel 2019 durante la Biennale di Venezia installa il suo manichino “la mendicante” trasformato in una “barbona” con la borsa griffata e lo posiziona a fare la carità’ in centro storico per sensibilizzare la nuova povertà’. Nel 2020 applica la sua X alla bocca della migrante di Banksy (murales di San Pantalon a Venezia) per rafforzare il messaggio del grande artista street inglese.

GIUSEPPE VENEZIANO. Nasce a Mazzarino (CL) il 22 febbraio del 1971. Si laurea in architettura nel 1996 presso l’Università di Palermo. Durante gli anni degli studi universitari collabora per diverse testate giornalistiche (Giornale di Sicilia, La Sicilia, Stilos). Parallelamente all’attività di architetto realizza dei fumetti per alcune case editrici (Paruzzo Editore, Il Capitello Editore). Dal 2000 al 2002 è Direttore Didattico e Docente di Storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti “Giorgio de Chirico” di Riesi. Dal 2002 si trasferisce definitivamente a Milano, dove attualmente vive, per dedicarsi all’attività di pittore e insegnante. Nel 2006 realizza la sua prima mostra importante nella Galleria “Luciano Inga Pin” a Milano. Nel 2007 partecipa alla VI Biennale di San Pietroburgo; nel 2008 è tra i venti artisti invitati a rappresentare l’ltalia alla mostra “Artâthlos” in occasione dei XXXIX Giochi Olimpici di Pechino; nel 2009 partecipa alla IV Biennale di Praga; Nel 2011 viene invitato al Padiglione Italia alla 54ª Biennale di Venezia. Nel 2012 viene invitato alla Biennale d’Arte Contemporanea Italia-Cina, Villa Reale di Monza. Nel 2015 partecipa alla mostra “Tesori d’Italia”, EXPO 2015, Milano. Dal 2016 insegna presso l’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como. Dalla critica e dalle riviste di settore è riconosciuto come uno dei massimi esponenti della “New Popitaliana” e del gruppo “Italian Newbrow”.