Rovigo – Chagall è a Palazzo Rovella che dedica al maestro una nuova esposizione monografica intitolata “Anche la mia Russia mi amerà”. Nato a Liosno, il 7 luglio 1887 in una famiglia di cultura e religione ebraica, figlio di un mercante di aringhe, Marc è il maggiore di nove fratelli. E’ stato l’artista più importante che la Bielorussia abbia avuto. Uomo umile e semplice dal carattere sognante tipico del pittore, ha sempre mantenuto quella capacità di unire, legate da quell’incessante fantasia fanciullesca, amore e poesia. Tratti inconfondibili che caratterizzano la sua arte. Un racconto che si basa soprattutto sull’associazione emotiva piuttosto che sui fondamenti pittorici tradizionali dove l’immaginario più intimo si fonde con quello onirico in un’esplosione di suggestioni.
A Rovigo sono oltre cento opere esposte, tra dipinti su tela e su carta, due straordinarie serie di incisioni e acqueforti e le venti tavole che illustrano la sua autobiografia Ma Vie e Le anime morte di Gogol , ritenuto il più profondo sguardo sull’anima russa della grande letteratura.
Il tema sul quale si è concentrata la scelta della curatrice, Claudia Zevi, è quello dell’influenza che la cultura popolare russa ha avuto su tutta l’opera di Chagall; da quando viveva nella Russia del primo ventennio del novecento, realistico e con uno sguardo ai tagli compositivi del cubismo fino alla fase più onirica, durante l’esilio, (a Parigi, in America e nel sud della Francia) quando soggetti come animali, case, villaggi e fiori, memoria del suo passato, continueranno ad accompagnarlo nei ricordi rielaborati in una sorta di realismo poetico.
Un’iconografia fatta di religiosità stratificata nelle icone e nelle vignette popolari, i “lubki”, i cui personaggi come il gallo, le capre e le vacche che popolavano la quotidianità dei villaggi russi, si ritroveranno anche nelle opere tarde di Chagall.
Elementi che l’artista attinge dalla tradizione della favola russa, nella struttura espressiva, e dal mondo ebraico e cristiano ortodosso, nella cifra intellettuale e spirituale. Nelle sue opere i ricordi diventano “presenze”, popolando i suoi dipinti, comparendo anche là dove non te li aspetti.
Una rielaborazione ricca di immagini che rivela quegli inconfondibili stile e linguaggio capaci di comunicare nel tempo, sopravvivendo, alle avanguardie tradizionali del ‘900 e ai cambiamenti politici e sociali.
La Russia per Chagall ha sempre rappresentato il luogo delle radici, della memoria di un amore che l’artista avverte deluso. “Anche la mia Russia mi amerà”, così, con queste parole concludeva “Ma Vie”, l’autobiografia illustrata che, il trentaquattrenne Chagall, pubblicò a Berlino all’inizio dell’esilio, consapevole che la separazione dalla terra natia sarebbe stata definitiva.
Il maestro dopo aver tanto amato, sognato e sofferto, morirà, all’età di 97 anni, a Saint Paul de Vence il 28 marzo del 1985.
La mostra,che raccoglie opere provenienti oltre che dagli eredi dell’artista, da Gallerie e dai Musei di Mosca, Parigi, Madrid e Zurigo anche da importanti e storiche collezioni private, è accompagnata da un ricco catalogo con saggi di Maria Chiara Pesenti, Giulio Busi, Michel Draguet e Claudia Zevi. L’esposizione sarà visitabile fino al  prossimo 17 gennaio nei seguenti orari: da lunedì a venerdì 9-19; sabato, domenica e festivi 9-20.

E.Farioli