Il MAGa di GallarateIl MAGa di Gallarate

Venti opere e una cinquantina di disegni, (provenienti da musei e collezioni italiane e internazionali) ci parlano di lui. Del bel tenebroso, l'affascinante moro, l'elegante e raffinato Modì o Dedo, come lo chiamavano parenti e amici. Così ce lo raccontano anche gli oltre 250 documenti biografici esposti al MAGa di Gallarate. Un artista da vivere. Perché, anche chi si definisce lontano da questo mondo a volte incomprensibile, che è quello dell'arte, in Modigliani trova l'essenza della spiritualità. La sua sensibilità corre nei disegni realizzati con un linguaggio semplice a vedersi, ma profondo nel sentirli. Sì, perché ci parlano di lui, ci raccontano la sua forza creativa tanto innovativa quanto essenziale e palpabile. Il percorso espositivo si apre proprio con una serie di disegni e gouaches ispirati spesso alle cariatidi, un tema che affronta dopo il felice incontro con Constantin Brancusi, che gli fa amare la scultura. Sono anni in cui si dedica anche a rappresentare le "teste di donna" che molto devono all'arte egizia e africana a cui si ispirano, in quel periodo, molti artisti come Braque, Matisse e Picasso.

I primi passi nel mondo delle arti figurative, Modigliani li muove nello studio di Guglielmo Micheli, uno dei pittori più in vista di Livorno grazie a una promessa strappata alla madre durante uno degli attacchi di polmonite. Qui tra le prime nozioni di disegno e di pittura conoscerà, nel 1898, il grande maestro Giovanni Fattori. Una presenza che lo influenzerà nell'opera così come Silvestro Lega e, in parte, alcuni degli esponenti del movimento dei Macchiaioli. Presto decide di trasferirsi a Parigi. E' ancora una volta la madre a sostenerlo, consegnandogli una piccola somma di denaro che gli permette di esaudire il suo sogno e di partire. Nella capitale francese trova casa a Le Bateau-Lavoir, una comune per artisti squattrinati di Montmartre dove incontra gli esponenti di spicco della cultura parigina: dagli artisti ai poeti come Picasso, Derain, de Vlaminck, Van Dongen, Henri Laurens, Max Jacob e Apollinaire. La sua diversità creativa rispetto agli schieramenti dei Cubisti e alle Avanguardie, creano in lui abbattimento e insicurezza momenti di fragilità che compenserà con droghe e alcool. Il suo stile, infatti, unico e originale si staccava dalla realtà creativa contemporanea.

Chi posò per lui disse che era come farsi spogliare

Un'opera di A. ModiglianiUn'opera di A. Modigliani

l'anima, tanta l'intensità di esecuzione. Le vendite dei quadri però non conobbero mai grande successo anzi, spesso erano ferme mentre cresceva il bisogno di soldi. All'esposizione al Salon des Indépendants passò quasi inosservato. Intanto si dedica alla scultura. Nascono così opere stilizzate ispirate all'arte primitiva caratterizzate da occhi a mandorla e colli allungati. Ma le polveri che si dissolvevano scolpendo i materiali, pietra e legno, peggioravano le sue condizioni di salute tanto che dovette abbandonare la scultura.

Tra le donne che frequenta, la poetessa inglese Beatrice Hasting con cui inizia un'intensa relazione sentimentale. Trascorre gran parte del tempo alla Rotonde e Chez Rosalie, cercando di vendere ai clienti qualche opera senza grossi risultati. Il 1917, si profila come un anno ricco di novità sentimentali: a partire da una lettera. Chi scrive (si legge nelle biografie) è una ex-amante, Simone Thirioux, una ragazza franco-canadese, che informandolo del suo ritorno in Canada gli rivela anche di aver dato alla luce suo figlio. Modigliani non lo riconoscerà mai…. (e della Thirioux e del figlio, non si ebbero più notizie….). In quella primavera incontra Jeanne Hébuterne, allora diciannovenne studentessa d'arte. Se ne innamora perdutamente. Lo stesso Jeanne: sboccia il grande amore. Qualche mese dopo espone nella personale allestita alla Galleria Berth Weill. Ma le sue opere suscitano enorme scandalo: uno dei nudi più notevoli sdegna il capo della polizia di Parigi che lo considera un oltraggio al comun senso del pudore. E così viene ordinata l'immediata chiusura dell'esposizione.

Un'opera di A. ModiglianiUn'opera di A. Modigliani

Nel marzo 1918 bombardano Parigi: inizia l'esodo, Jeanne annuncia di essere incinta mentre la salute di Modigliani peggiora. In questo periodo, una figura rilevante sarà quella di Leopold Zborowski. Leopold decide di recarsi in Costa Azzurra con un piccolo gruppo di amici, tra cui Jeanne, Modigliani, Soutine e Foujita. Si stabiliscono a Cagnes-sur-mer poi a Nizza dove il 29 novembre nasce la piccola Jeanne. E' lì, nella culla della Costa Azzurra che avviene gran parte della produzione dei suoi più popolari e dipinti di valore. Il senso di responsabilità nei confronti di Jeanne e della figlia pesano sulla sua fragilità. Dipinge intensamente: sono di questi periodi gli unici quattro paesaggi del suo intero corpus pittorico e diversi ritratti dei bambini del luogo e, soprattutto, della compagna. Tornati a Parigi, Jeanne scopre di essere nuovamente incinta. Le responsabilità diventano insostenibili e la sua fragilità cede ai vizi. Il suo atteggiamento inizia a diventare autodistruttivo. Nel 1920 dopo un ennesimo aggravarsi del suo stato, Zborowski (suo amico e sostenitore) decide di rivolgersi a un medico che ne ordina l'immediato ricovero. Il 24 gennaio 1920 Modigliani muore di meningite tubercolare, all'età di 35 anni. Due giorni dopo Jeanne, incinta all'ottavo mese, si uccide gettandosi dalla finestra al 5 piano della casa natale.

Questa, a grandi linee, è la storia di Modì, con il suo carattere, la personalità, le fragilità, le debolezze e il suo genio creativo e innovativo. Negli spazi espositivi di Gallarate nell'incontro con la sua arte, con opere, non sempre si avvertono quelle vibrazioni che hanno accompagnato la sua crescita espressiva. Come dire, non scatta quello strano meccanismo, quella scintilla d'emozione che scoppia in un commovente e virtuale abbraccio. Perché si sa l'arte, quella vera, scuote. Quando entra nell'anima (e Modigliani lo sa fare molto bene) si impadronisce dei sentimenti; diventa egoista, rapisce, sottomette, rende piacevolmente schiavi. Ipnotizza. La sua infatti è una pittura poetica: dietro a quei contorni scuri, più o meno marcati, palpita la sua inquietudine d'uomo e d'artista.

Al MAGa questa sensazione si avverte davanti ai disegni non tanto ai quadri …. bellissimi. Forse è solo una percezione, magari sbagliata, magari dovuta a quella gigantesca struttura moderna capace di intimidire… Ma la stessa atmosfera si ripete davanti al nutrito nucleo di opere della raccolta permanente del museo. Una preziosità che ben sostiene il confronto col peso dell'opera del "mistico profano". E se anche questa sensazione è sbagliata, consentite almeno un consiglio: l'aggiunta di qualche pannello didattico o didascalia la valorizzerebbe anche agli occhi dei comuni mortali alla ricerca del piacere e del sapere racchiusi nell'arte. Comunque, grazie prof. Zanella: ha raccolto un gran bel tesoro!