Busto Arsizio – Una passione impressa nel codice genetico quella che da sempre accompagna Daniele Caiafa, cresciuto in un ambiente dove fin da bambino gli argomenti del giorno erano orologi e gioielli. Non solo. C’erano poi i racconti del nonno e del bisnonno, che narravano di esperienze e creazioni di importanti preziosi. Storie che, andando a ritroso nel tempo, trovano origine intorno al 1845 in un paese del Sud dove il gioielliere era considerato un’autorità. Poi, nel secolo scorso, il trasferimento della famiglia Caiafa al Nord, a Busto Arsizio, dove papà Fortunato porta il suo bagaglio di sapere e la sua voglia di conoscere e migliorarsi. Frequenta corsi specifici nella vicina Svizzera per approfondire e raffinare le tecniche di orologeria che mette in pratica in un famoso negozio di Milano, in corso Vittorio Emanuele, dove trova impiego. Consolidate le conoscenze e ormai in pieno possesso della professione decide, intorno agli anni ’60, di aprire un laboratorio tutto suo e successivamente un negozio, in viale Lombardia. Qui il piccolo Daniele muove i suoi primi passi accanto al padre; impara il mestiere, le tecniche, incide e disegna. Fa la gavetta e cresce arricchito dai consigli e dall’esperienza appresa dal genitore.

Intanto i tempi cambiano, così come i gusti e soprattutto le mode. Daniele è pronto a mettersi in gioco. Da solo. Nel 2012 apre la propria attività in centro, nel salotto buono della città.

Una storia di pagine preziose quella del gioielliere, scandite da capitoli che segnano i cambiamenti di gusti e di lavorazione di quattro generazioni. Sicuramente influenzati l’uno dall’altro ma ciascuno immerso nella propria epoca e con carattere e stili personali. La figura dell’ artigiano orafo oggi, era dei social network, è rara.

“Il negozio di via Roma è stata una mia scelta – spiega Caiafa Junior –  una sfida che ho voluto affrontare per dare continuità a un discorso di famiglia ma con nuove idee e rinnovando il sistema.

Negli ultimi 20 anni c’è stata una trasformazione radicale – sottolinea -. Sono arrivati e si sono insediati i primi marchi, che poco c’entravano con gioielleria. Oro e gemme pregiate venivano sostituiti da altri metalli come argento, acciaio, bronzo, impreziositi da swarovsky. Con i bijoux venivano indagati nuovi ambiti e nuovi materiali. Cambiavano le forme e la comunicazione inviava messaggi forti riferiti a brand che, nel frattempo, diventavano sempre più importanti. E i prezzi più contenuti attiravano la clientela. Un’inversione di marcia che condividevo anche come valore aggiunto nella scelta, nella qualità e nell’immagine, al contrario di mio padre che non voleva essere condizionato da un marchio che dettasse legge nel suo negozio. Così, senza l’appoggio di papà e con modeste possibilità economiche ho cominciato il mio percorso, da solo, inserendo i primi brand e ora, a distanza di 7 anni, propongo oltre 40 firme…”

Il primo amore non si scorda mai… Sulla scia di questo detto, non ti è più capitato di disegnare o creare gioielli?

“Negli anni qualcosa ho fatto anche se per realizzarli occorre essere attrezzati. Quando è capitato ho disegnato l’idea del cliente e creato il gioiello nel laboratorio di aziende con le quali collaboriamo.  Di tanto in tanto lavoro al banchetto per le incisioni e le riparazioni… ma la nuova realtà commerciale è un’altra e bisogna stare al passo con i tempi!”.

E.Farioli