Suonano come dichiarazione di intenti da parte di Allison Katz i sei manifesti posti all'ingresso della Galleria Giò Marconi.
Dicono della fusione tra singole lettere e giochi di parole con la pittura, tanto che in uno di questi Katz gioca con il suo nome trasformandolo in "All is on".
Presentata in settembre scorso al Kustuerein di Friburgo, "AKA" titolo volutamente pensati come palindromo, la personale è ora ospite dello spazio milanese con una serie di opere di grande formato spezzate, a livello epossitivo, dall'intervento del design inglese Caitlin Tobiasz, con una serie di paresti poste nello spazio a lisca di pesce, presentato come intervento innovativo.
E va bene, facciamo finta di crederci.
Dopodiché, date le premesse esposte nei manifesti, ci si aspetterebbe una serie di opere dove verbo e pittura compissero una serie di comunioni.
In un solo lavoro appaiono lettere giganti.
Eccoci dunque di fronte ad una serie di dipinti i cui soggetti mutano in continuazione senza mai esprime alcuna fiamma innovativa.
E' un costante già visto, dove in alcuni casi si arriva a scorgere intenti ironici, ma anche questi rimasticasti e riproposti da tempo da altri artisti e che nell'occasione segnano di Allison Katz (Montreal 1980, vive e lavora a Londra) il passo stanco e ripetitivo.
Allison Katz – "AKA"
Milano – Giò Marconi, Via Tadino 20
Fino al 19 marzo
Orari: martedì-sabato 11-19