![Claudia Gian Ferrari a Villa Panza](/wp-content/uploads/2017/07/69002c7729baa0de3d17dc870a1867ce.jpg)
Dopo la luce, la gran collezionista – Abbiamo incominciato a seguirle dopo Dan Flavin (2004), Lawrence Carroll (2005), la parentesi sul Futurismo, e Richard Long (2006). Sono le mostre allestite nelle Scuderie e negli spazi della settecentesca Villa sul colle di Biumo. Ospite d'eccezione fu anche Claudia Gian Ferrari, erede di una celebre galleria milanese, eletta "regina degli archivi degli artisti" e recentemente scomparsa. La sua fu una mostra di gran successo che riuniva quanto di meglio è stato pensato e prodotto nei primi decenni del secolo nel nostro paese da artisti come: Sironi, De Chirico, Morandi, Campigli, Funi, De Pisis. Quei "pezzi da novanta" prima di essere destinati a Villa Necchi Campiglio, transitarono nella villa di Panza a Varese. Curatore della mostra, in quel che sembra un "lontano" 2006, fu Antonello Negri. Presente, e per l'occasione anche puntuale, il critico Vittorio Sgarbi.
Gli incontri – Quella mostra fu una delle tante ad inaugurare quella "buona e sana" abitudine delle conferenze a Villa Panza. Quelle conferenze che hanno tenuto ben alla larga le rassegne espositive dal mordi-e-fuggi dei vernissage, dalla bulimia di inaugurazioni stile "e poi chi si è visto si è visto". Le mostre di Villa Panza
![Un'opera di Kosuth in mostra a Villa Panza](/wp-content/uploads/2017/07/8adbb63db95bc2c6ed510d85724f63fa.jpg)
hanno sempre portato un contributo (sostenibile o discutibile, va da sé), un arricchimento e un confronto con docenti, esperti, professionisti del settore. Dunque non semplici mostre contemplative ma veri e propri affondi critici.
Arrovellanti – Venne poi la volta di quelle che Federico Masedu intitolò in un suo pezzo, "le primizie concettuali di Joseph Kosuth", tra i padri fondatori del Concettuale. Le opere esposte rispondevano al rifiuto di identificare il lavoro dell'artista con la produzione di un qualsiasi oggetto di più o meno rilevante qualità estetica. Ciò che conta, bisbigliavano le opere di Kossuth, è l'idea, il concetto che precede e conforma l'opera. E il Conte Panza, che della mostra fu anche il curatore, è stato pioniere anche con il Concettuale, attratto proprio dalla sostanza filosofica, dalla dematerializzazione delle opere, che comunque non conduce quasi mai alla totale cancellazione del visibile.
![Il Roden Crater project di Turrell](/wp-content/uploads/2017/07/cac95dd876b382faa7d6d409d8f8f887.jpg)
Il 16 maggio 2008 inaugurò la mostra "Oltre la luce. Il Roden Crater project di James Turrell", autore di quello che è forse il più grande land-formed work del mondo, situato nella zona centrale del Painted Desert, presso Flagstaff. Un'esposizione non facile ma affascinante in tutta la sua disarmante bellezza, nell'esaltante forza e visionarietà delle soluzioni spaziali e luministiche. Lì ogni sensazione – visiva, acustica e tattile – subisce una dilatazione senza precedenti, predisponendo il fruitore a un viaggio nell'altro da sé. Giuseppe Panza contribuì ad avviare il Roden Crater Project, la più ambiziosa testimonianza di land-art e volle il suo artefice ospite nella città giardino.
E vennero i mondiali – La mostra dedicata a Giorgio Morandi è stata, col senno di poi che subentra a due anni di distanza, l'unica grande eredità culturale dei mondiali a Varese. Una mostra nata dal rapporto con il Mart di Trento e Rovereto, il primo museo cui il conte Panza ha affidato parte della sua collezione, nello stesso anno in cui lasciava alle cure del FAI la propria villa. Gianriccardo Piccoli, l'Arte Povera e Christiane Löhr sono gli ultimi protagonisti in Villa. Ma questa è cronaca più che storia recente.