"Ambrogio Pozzi continua con grande scioltezza il suo percorso tra arte e design dando vita a ricerche inusuali, che si pongono proprio in quel punto di contatto tra arte e design. Lo accompagna sempre il suo interesse per i grandi maestri del Novecento: nella seconda metà degli anni Novanta realizza disegni, caratterizzati da una grande capacità di sintesi, dedicati a Picasso, Matisse e Modigliani ormai diventati i suoi riferimenti sia per il modo di procedere secondo scomposizioni e successive ricomposizioni, sia come tramite verso culture altre. Forse proprio lo sguardo a civiltà extraeuropee è stato lo stimolo per oggetti, a cui, forse, è più corretto dare il nome di sculture, che prediligono rappresentazioni aniconiche. (…) Queste ricerche si incrociano con l'amore per l'architettura, i suoi elementi e i suoi vuoti. Estremizza la sua ricerca intorno alle forme, ora non più e non per forza geometriche, creando volumi curvilinei, forse ancora un po' biomorfi, autonomi per la loro stessa presenza, non bisognosi di una legittimazione funzionale. La genesi di tali ricerche era già presente nella serie Paestum del 1966-1967, poi riproposte in Presenze del 1999, la cui funzione come vaso è forse solo un pretesto".

Prendiamo solo un estratto dalla lunga analisi storica e critica firmata da Laura Conconi, curatrice della

rassegna aperta a Varese e dedicata all'arte e al design di Ambrogio Pozzi, scomparso meno di un anno fa. I pezzi selezionati per l'antologica postuma (il primo omaggio post-mortem corredato da un commento critico e storico) ben compendiano lo stile geniale e creativo di uno fra più illustri autori del nostro territorio.

"Il mio nero parla", "Il mio blu vola", "Il mio giallo sogna", Pozzi è stato un artista in grado di far parlare e di ascoltare i colori, in un percorso – tanto di invenzione, quanto di emulazione e di ispirazione – nel quale la fantasia mai ha intaccato il primato del progetto, il ragionare pratico, la visione, la tattilità e il senso artistico della materia. Rigoroso e puntuale nella definizione della genesi delle proprie opere, l'artista ha saputo trarre profitto tanto dallo studio ravvicinato dei grandi classici, quanto dalle contaminazioni, talvolta solo formali, tipiche del Postmodernismo. In ogni caso, raggiungendo sempre vette, oggi difficilmente eguagliabili, di costruzione concettuale e di progettazione estetica, firmando oggetti entrati nella storia del moderno design internazionale.

Sin dalle prime opere, Pozzi matura quel suo personalissimo e geniale stile lineare, dalle forme sinuose di ascendenza surrealista, caratterizzato da colori e profili che ricordano smaccatamente Picasso, Mirò e l'amato Chagall. Nel 1987 Enrico Baj scriveva: "Ambrogio Pozzi è un tremendo creatore di microstrutture d'ambiente, un ambiente complicato, irto di torri e di piattaforme, pieno di fantasia, di oggetti double face, vere trappole di un progetto post-design. Coppe, teiere, piatti, bicchieri e posacenere diventano gli elementi costruttivi di un paesaggio immaginario, vere tessere di un puzzle della memoria".

Ambrogio Pozzi tra arte e design
Dal 5 maggio al 2 giugno 2013
Varese, Museo Bertoni, via Valverde, 2
Spazio Rossi c/o Liceo Artistico A. Frattini, via Valverde, 2
Orari: Spazio Rossi: lunedì – venerdì dalle 9.00 alle 17.00
sabato: dalle 9.00 alle 13.00 e su appuntamento
Museo Bertoni: giovedì, sabato e domenica dalle 14.30 alle 18.30 e su appuntamento
Per maggiori info.:
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fax: 0332820470
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