Nel cuore del centro storico di Milano, all’interno del noto distretto delle 5vie, sorge il quartiere più antico della metropoli lombarda, dal sapore ancora romano e medievale. Tra i palazzi storici, le Chiese, i musei e le botteghe, si trova l’affascinante SPAZIOBIGSANTAMARTA, una punta di diamante incastonato nelle vecchie mura di un convento duecentesco, che è stato location ideale per un dibattito (assolutamente attuale) a sfondo “artistico”.

«Novecento da rivalutare» il titolo della serata, che ha catturato l’attenzione di un vasto numero di collezionisti, galleristi, artisti, e appassionati che si sono riuniti per porre mano a un problema non trascurabile: perché decine di pittori italiani del Novecento sono dimenticati dal mercato e esclusi dalle grandi fiere?

Come sappiamo (o semplicemente immaginiamo) il mercato dell’arte è un mondo particolarmente complesso. Pensiamo solo per un istante a quelle “aste da copertina”, ove indiscussi capolavori riescono a sfiorare cifre umanamente impensabili, uno per tutti il nudo di Modigliani battuto di recente da Sotheby’s per 157 milioni di dollari, e chiediamoci: perché quel dipinto vale così tanto? Perché altri invece no?

Si sa, da anni ormai l’arte contemporanea è il settore trainante a livello globale del mercato dell’arte. L’arte contemporanea attrae, colpisce e stupisce. Incanta con le sue forme e nonforme, le sue astrazioni e i suoi concetti. È in grado di configurarsi come elevata esperienza personale o come mero investimento economico di avidità. Chi ha avuto il privilegio di acquistare in asta un Fontana, un Burri o un Manzoni… (generosamente premiati dai risultati di vendita) non può che ritenersi più che soddisfatto! Nessun rischio di svalutazione per i grandi maestri! E gli altri? Che sorte spetta loro?

Proprio di questo hanno parlato Paolo Biscottini, presidente della Fondazione Guido Pajetta, Paolo Manazza, pittore e giornalista, Giancarlo Macchi, consigliere Finarte e Marina Mojana, art advisor di Intesa San Paolo Private Banking, moderati dal gallerista James Rubin, ospiti della conferenza «Novecento da rivalutare».

Gli esperti sono riusciti, nel giro di un paio d’ore, a intessere una fitta rete di suggestioni, suggerimenti e provocazioni con il dichiarato intento di scuotere l’opinione dei presenti e spingerli alla riflessione e alla successiva comprensione – senza svelare la soluzione – del motivo per cui alcuni artisti meritano più di altri e perché questi ultimi vengono relegati a una condizione di “minoranza” quando, in realtà, non hanno nulla a che invidiare ai grandi nomi della storia dell’arte.

Alla luce di quanto detto finora, come rispondiamo, quindi, alla domanda: perché decine di pittori italiani del Novecento sono dimenticati dal mercato e esclusi dalle grandi fiere?

Ai lettori la sentenza…

Giulia Lotti