Il Chiostro di Voltorre di Gavirate ospita la mostra dedicata al pittore torinese Davide Peiretti (Torino 1933-2008), uno dei più raffinati interpreti della stagione della pittura astratta italiana. Peiretti sceglie la tecnica astratta come la più congeniale alla sua poetica fantastica e diviene parte attiva della vivacissima stagione che vede – tra il 1960 e l'90 – Torino centro delle arti figurative, con nomi che acquisteranno fama internazionale.
La definizione di "pittore della musica" deriva dal profondo legame tra Davide Peiretti e il mondo musicale.
Dice di lui Philippe Daverio, curatore della mostra:
"La peinture est comme la musique" è il titolo d'un acquarello di Francis Picabia che apriva, nei primi decenni del secolo scorso, alle immaginazioni surrealiste parigine, in una Parigi dove in realtà questo rapporto intimo fra armonie pittoriche e armonie sonore era già stato esaltato da Dominque Ingres (il quale peraltro suonava il violino con tale dedizione e attenzione alle composizioni del sommo Cherubini che tuttora in Francia, per parlare d' un hobby che diventa seconda professione, si usa la dicitura "violon d'Ingres). Vassily Kandinskij, cresciuto come universitario antropologo e quindi come teorico ben prima di dedicarsi esclusivamente alla pittura, aveva intitolato le sue iniziali sperimentazioni astratte, dopo avere sentito un concerto di Arnold Schönberg, a composizioni musicali, sicché i suoi capolavori sono tuttora noti come "composizioni", "variazioni" o "improvvisazioni". D'altronde il suo delicato collega del Bauhaus, Paul Klee, era figlio d'una accorta pianista e suonava lui stesso, con buona abilità, il violino proprio come Ingres. All'opposto Arnold Schönberg si dedicava alla pittura con eccellenti risultati tracciando le basi del linguaggio espressionista tedesco. Tra l'altro, per tornare ai misteri della nostra penisola, basterebbe ricordare la passione pianistica di Felice Casorati che lo portò ad un tale impegno da culminare, quando aveva egli diciotto anni, in un esaurimento nervoso che curò dandosi alla pittura e diventando un protagonista del Novecento. La pittura cura la musica, la musica stimola la pittura.

Davide Peiretti rientra a pieno titolo in questa augusta schiera di fortunati creativi. Nasce infatti in una famiglia di liutai, intesi questi nel senso più tecnico della parola, cioè di fabbricatori di strumenti ad arco e in parallelo di strumenti a tastiera per i quali la tavola armonica presenta problematiche analoghe a quelle della tavola del violino. Poi se ne va a Parigi e torna convertito alla pittura, e dipinge nel periodo nel quale le sperimentazioni astratte diventano in Italia un banco di prova reale per la creatività. Ma mentre il dibattito in generale dell'astrazione si articolerà fra sperimentazioni geometriche e ricerche di materia, sarà proprio la mente musicale ad offrigli una strada di ricerca autonoma e particolare.

La musica, per definizione, non può essere statica; richiede, per esistere, il senso profondo del tempo e perciò del dinamismo e del movimento. Ed è in questa direzione, che non è solo di equilibri ma invero di pulsioni, che andrà a ricercare una sua personale cifra. La sua pittura fugge e corre, si articola, si torciglia; non riesce ad evitare il fascino del movimento che del percorso sonoro è la base necessaria. Dell' onda sonora prende addirittura l' immagine sinusoidale che viene usata per raffigurala nei trattati di fisica. E intanto continua a restaurare e a produrre strumenti, i quali ulteriormente lo stimolano alla linea curva, alla sovrapposizione delle campiture, ai ritmi che sfuggono e corrono.

Ciò che nel suo percorso è di particolare e curioso interesse è proprio questa commistione fra musica e strumenti, fra forme mentali e forma fisica, che gli servono da introduzione ad un cosmo estetico dove delicatezza e vigore entrano in perfetto contrappunto. Ciò che lo rende unico è, oltre la sensibilità, l'esperienza di vita vissuta, di lavoro realizzato, di poesia percepita. La leggerezza è infatti eleganza. E l'eleganza garbata è motto dell'anima.

Il tributo al pittore durerà fino al 22 maggio e la mostra sarà aperta dalle ore 14 alle 18 dei giorni venerdì, domenica e festivi, mentre al sabato l'orario proseguirà fino alle ore 22.

Durante la mostra sono in programma momenti musicali:
sabato 14 maggio alle ore 19 ci sarà infatti un altro tributo con "Variazione a Vienna", temi e variazioni di Mozart e Schubert con Aline Jaussi al fortepiano.
Fortepiano Bizzi Clavicembali S.A.S.

Sabato 21 maggio alle ore 19, "Violoncello", prima suite per violoncello solo; Johann Sebastian Bach e improvvisazioni da immagini Davide Peiretti. Al violoncello, Christophe Daverio.