E’ una incantevole passeggiata di straordinaria delicatezza ad aprire “Bellaria reportage con gli occhi di Panzini” con scritti di Marco Antonio Bazzocchi e fotografie di Valentina D’Accardi.

Passeggiata descritta, in apertura e in chiusura del libro, dalle parole di Alfredo Panzini (Senigallia 1863-Roma 1939) che si era trovato, a seguito del padre medico condotto a Rimini, a vivere infanzia e giovinezza in quel di Bellaria tornandovi in seguito per trascorrere le vacanze estive.

 

Tanto era intenso il suo legame con la terra di Romagna che morto a Roma, secondo suo desiderio, fu sepolto a Canonica di Santarcangelo.
“Credete, si sta benissimo a Bellaria, e chi vi è vissuto una volta, vi ritorna”, così dichiarava Panzini a Il Resto del Carlino il 23 luglio del 1914, ribadendo su la Lettura, inserto del Corriere della Sera nel 1931 “Noi, nati sull’Adriatico, lo amiamo il nostro mare… E’ un mare temperato, in clima temperato. Non ha visioni tragiche; non ha vele nere; non ha falase; non ha fiordi: le sue onde, quando si dilatano su la spiaggia, non investono con furore, ma dolcemente, e par che dicano: con permesso”.

E’ con gli occhi di Panzini che Bazzoli accompagna il lettore, affidandosi alle foto di Valentina D’Accardi a cogliere l’intimità di luoghi lontani dalla percorrenza dei villeggianti.
Così due sedie vuote paiono definire una serena e silente solitudine al pari di una bicicletta accostata ad un muro di una casa, in attesa del ritorno del suo proprietario.
Dalle sagome in controluce di alcuni pini silvestri, si passa alla soavità del mare d’inverno.
Da questo Amarcord di struggente bellezza, si arriva alla quiete della Casa Rossa dove Panzini si ritirava; piccolo mondo entro il quale ruotava tutto il suo affetto per Bellaria.

“Bellaria Reportage con gli occhi di Panzini” scritti di Marco Antonio Bazzocchi, fotografie di Valentina D’Accardi. (Edizioni Pendragon, pp. 61, Euro 12)

Mauro Bianchini