Gentile redazione di ArteVarese,Busto è ormai un alveare povero e anonimo, questa lettera è un'utopia; il denaro, la meschinità e l'ignoranza vincono di necessità, soprattutto quando è il disinteresse verso l'equilibrata integrazione tra uomo e ambiente a guidare le scelte. È sicuramente troppo tardi, ci siamo incamminati mano nella mano verso il suicidio e l'estinzione di massa, per raggiungere posizioni di potere basta un piccolo salto di fede, molto più facile di quanto si pensi: chi lo compie è forte e senza timore, proprio perché alcuno scrupolo esiste nella coscienza di chi ricerca posizioni di potere per rivendicare successo e vanità. Come cittadino che non ha i mezzi e il tempo di intraprendere una carriera politica, studio medicina e vorrei salvare delle vite, non posso che cominciare a salvare le coscienze mie e dei miei concittadini. Che quanto scrivo venga preso in considerazione lo spazio di qualche minuto, o anche solo letto, è un'utopia da romanzo di serie b, ma non smetto di sperare, prima che sia troppo tardi.
Parlo di un paio di esempi, tra i più evidenti dell'indifferenza dei miei concittadini, a cui tuttavia non se ne può fare una colpa, la vita è materia complicata già di per sé, con le piccole scadenze quotidiane, demandare la gestione della cosa pubblica contiene in sé i semi del raggiro non appena distolto il nostro sguardo.
l'afflusso verso il cuore della nostra città la volontà di valorizzare il bello che ancora dura e si aggrappa con le unghie a un miracolo. Integrando così le esigenze e gli utili dei nostri commercianti, che si troverebbero a dover gestire con più piacere e rinnovata soddisfazione la curiosità di centri urbani adiacenti. Il centro storico di Busto, ad oggi così uguale a sé stesso, scontato e datato, quanta potenza racchiude in sé per richiamare ed accrescere l'afflusso di persone in cerca di un percorso nuovo ed anche disordinato per scoprire scorci dimenticati che soffocano nella violenza delle moderne costruzioni residenziali. Dalla nostra piccola città via via in proporzione verso i centri maggiori. Piccole vittorie, di cui la comunità dovrebbe farsi portavoce. La rivoluzione morale può partire da qui, nella quotidianità di ognuno, nel lascito ai propri figli, nell'alzare lo sguardo e vedere l'armonia: inconsciamente tutto, dall'umore alla coscienza, alla rilassata predisposizione ad accogliere l'altro, tutto parte dal nostro habitat di esseri umani, spinti al meglio solo dal bello. I costruttori, col denaro e gli affari ad ogni livello amministrativo vinceranno sempre, ma saranno ricordate le voci che, sconfitte e irrise negli uffici, nelle tavolate e tra le mura assassine dell'asfalto e del cemento, avranno parlato contro l'omicidio della nostra terra.
La nostra città, come tutte le città italiane, al mondo le più belle, lascito di antiche memorie contadine, meritava di più che diventare un grigio alveare, in cui abituare la cittadinanza al brutto.









