Busto A. – In questa quarantena, obbligati a stare tra le pareti domestiche, ognuno per una sana sopravvivenza, ha dato sfogo a inventiva e fantasia. Ci si è avventurati in settori lontani dalla propria sfera di conoscenze e passioni, scoprendo nuovi mondi: forni e fornelli non hanno tregua, così come i tappeti consumati dagli esercizi ginnici al punto che, terminata l’emergenza dovranno essere sostituiti. Ed ancora chi ha scoperto il piacere della lettura, chi della scrittura, chi del silenzio e chi più in generale ha liberato la propria vena artistica tra colori e pennelli.
A questo proposito un artista, che abita una realtà simile per certi versi a quella che siamo costretti ad affrontare in questo periodo, fatta per lo più di isolamento e silenzio, come vive questo momento di “chiusura” ? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Maria Pecchini, scultore e poeta di Busto Arsizio.
“Per me, non cambia molto – dice -. Al di là della problematica del contagio, aspetto che crea in tutti noi una certa ansia e tanta commiserazione, della limitazione di tutte le fisicità dei rapporti umani, questa chiusura è in sintonia con la dimensione di silenzio che la ricerca artistica comporta. Certo, non posso andare dal fabbro, dal falegname, al colorificio, dallo stampatore, ma il silenzio libera e apre a quello che quotidianamente si produce in quel tempo. Quindi, riflettere, progettare, reinventare, sistemare sono tutte le dinamiche di una vita che sostanziano il fare artistico. Non è un estraniarsi dalla storia ma semplicemente è viverla in pienezza. E’ una condizione essenziale, esistenziale, ben condivisa. Chi lavora in questo campo ha bisogno di “estraniarsi”, di “separasi” temporaneamente dal quotidiano dei giorni senza però dimenticare che questo, è il serbatoio che coltiva la riflessione”.
Quindi in un certo senso è nell’atmosfera di sempre che continua il suo lavoro. Ma davvero non è nato qualcosa di particolare in questo momento?
“Non c’è molta sofferenza nel mio dire. A parte la grossa preoccupazione che oggi ci affligge per coloro che soccombono e per chi ogni giorno combatte questa situazione apparentemente irreale, continuo il mio lavoro. Per rispondere alla tua domanda devo dire che, tra i numerosi progetti ai quali mi sto dedicando in questo momento ci sono alcuni testi che ho scritto pensando a chi altruisticamente è impegnato a circoscrivere l’allarmante situazione” .
Gli artisti del resto hanno la grande capacità di reagire alle situazioni cristallizzando i sentimenti nelle loro opere per rendeli eterni. Entriamo dunque nei pensieri e nelle riflessioni di Pecchini attraverso queste due poesie dove, come è nel suo stile, vibrano versi sinceri, crudi e reali. L’artista torna a scrivere dopo la recente pubblicazione della raccolta intitolata “Nel disincanto” (Nomos Edizioni).

E. Farioli

Battuti, non ancora vinti
anche se ogni giorno vediamo
altri partire, ad uno ad uno, soli,
e lo smarrimento resta alto,
chissà se dentro le trincee minacciate
da troppi giorni si prepara a difesa
un nuovo disegno d’umanità

Passerà, domani passerà
e saremo ancora tra noi
a benedire i giorni insieme alla bellezza
del creato che si schiude ad ogni alba
nella infinita calma di una nostra
riconquistata mitezza emersa nei giorni
grazie a tanta umana amorevolezza.