La Madonna del CarmineLa Madonna del Carmine

Professioniste del mestiere – È una piccola Chiesa Parrocchiale, in un paese vicino a Turbigo, Nosate, ad ospitare i due capolavori di antica finitura che da poco hanno ritrovato la loro originaria bellezza grazie ad un restauro duro e delicato. Chiamate a svolgere questo arduo compito, tre giovani restauratrici di Samarate, Paola Bertaglia, Laura Francabandiera e Daniela Morosi della ditta KORE s.n.c., chiamate al recupero di due opere antiche sull'orlo del deperimento, con l'intento di far riemergere quei particolari affascinanti, altrimenti destinati a scomparire. Sarà la stessa Chiesa Parrocchiale di San Guniforte, venerdì 3 luglio, ad accogliere una conferenza in cui il pubblico, guidato da una professionista del mestiere, la Dott.ssa Daniela Morosi, potrà conoscere i dettagli del restauro e gli esiti del lavoro.

Salvate in extremis –
Sotto la supervisione di Simonetta Coppa della Soprintendenza di Milano, la ditta KORE s.n.c. ha letteralmente salvato un Crocefisso del XVII secolo che, come spiega la Morosi, "presentava gravi problemi conservativi ed era completamente coperto da più strati di ridipintura". Solamente grazie ad un'accurata "rimozione di queste sovrammissioni", prosegue la restauratrice, "eseguita quasi interamente a bisturi e le successive operazioni di consolidamento, fissaggio, stuccatura e reintegrazione pittorica si è potuta recuperare la finezza del modellato e della cromia originari". Anche la situazione della preziosa Madonna del Carmine, commissionata a Giuseppe Antignati nel 1778 (lo stesso scultore che realizzò il modello in legno per la Madonnina del Duomo di Milano e molte altre opere di notevole importanza), era critica, dato che "molte ridipinture, distacchi del colore e fortissimo attacco xilofago stavano compromettendo seriamente la bellezza della scultura".

Il Crocefisso del XVII secoloIl Crocefisso del XVII secolo

Ottimi risultati – Il lavoro è stato lungo e complicato, ma i risultati sono ottimi: "la dolcezza dei lineamenti del volto di Cristo, estremamente composto nell'attimo della morte, la delicatezza delle sfumature dell'incarnato, la raffinatezza delle sgocciolature di sangue" sono solo alcuni dei particolari venuti alla luce grazie al restauro. Il dato più interessante del restauro è la scoperta che la tecnica con cui è stato realizzato il perizoma di Cristo – ovvero la foglia d'argento meccato, una speciale vernice ad imitazione dell'oro – è la stessa rinvenuta sul profilo esterno della croce e questo è molto importante "perché", come conclude Daniela Morosi "è davvero difficile trovare crocifissi con croce coeva, dal momento che nei vari spostamenti, processioni e rimaneggiamenti la croce è uno dei primi elementi ad essere sostituito o pesantemente modificato". Risultati notevoli, dunque, ottenuti grazie alla competenza e alla professionalità del team di restauro, ma anche dalla costante attenzione e partecipazione di don Enrico e dal supporto della comunità, che ha sostenuto tutti i costi dei restauri.


Conferenza sui restauri di Nosate

Venerdì 3 luglio
ore 20:45
Chiesa Parrocchiale di San Guniforte
piazza Borromeo, 1
Nosate (MI)