Un'immagine di S. GervasoUn'immagine di S. Gervaso

Seguire la traccia – Chi visita i musei e i luoghi d'arte rischia purtroppo di perdere una parte importante del messaggio delle opere d'arte che raffigurano scene sacre: non si comprendono più l'identità dei personaggi, il senso dell'azione, lo svolgimento degli episodi, il motivo della presenza di simboli e di attributi particolari. Un indizio e un aiuto preziosi alla comprensione della densità di significati arrivano dall'iconografia e dall'agiografia dove notizie, dati, aneddoti si uniscono alle tradizioni popolari e alle leggende. Le notizie piú antiche sui Santi Gervasio e Protasio, detti anche Gervaso e Protaso, fratelli gemelli milanesi, risalgono al 386, anno dell'invenzione dei loro corpi a Milano ad opera di S. Ambrogio. Il 7 giugno 386, infatti, nella zona cimiteriale di Porta Vercellina (nell'attuale area compresa tra la basilica di S. Ambrogio, l'Università Cattolica e la caserma Garibaldi), nel sottosuolo antistante la basilica cimiteriale dei SS. Nabore e Felice, S. Ambrogio fece operare uno scavo: vi si trovarono i corpi dei due martiri, il cui ricordo era andato praticamente perduto nella Chiesa di Milano.

Una festa di popolo e una data da ricordare – La sera del 18 giugno, le sacre spoglie furono trasportate nella vicina basilica Fausta per una veglia notturna di

Il martirio dei Santi in un'antica pergamenaIl martirio dei Santi in un'antica pergamena

preghiere: il giorno seguente, venerdí 19 giugno, esse furono solennemente traslate, con un'entusiastica partecipazione di popolo, nella basilica detta attualmente di S. Ambrogio, che si era appena finita di costruire, per consacrarla con questa deposizione di reliquie. S. Ambrogio dice d'aver predisposto il luogo sotto l'altare della nuova basilica come sua tomba: scoperti i corpi dei due martiri, cedette loro "dexteram portionem". La traslazione delle reliquie dei martiri Gervasio e Protasio fatta da Ambrogio a scopo liturgico, sull'esempio delle traslazioni liturgiche orientali, ebbe un influsso notevole in tutto l'Occidente, segnando una svolta decisiva nella storia del culto dei santi e delle loro reliquie. I due santi godettero subito di una notevole popolarità, soprattutto in Occidente: furono particolarmente venerati in Italia, a Ravenna, a Brescia e a Roma; ma anche in Gallia, a Vienne ed a Rouen; in Spagna, a Carmona; in Africa, a Cartagine.

Racconti, leggende e antichi documenti – Data la fama dei due santi e la scarsità delle notizie che li concernevano, tra la fine del V secolo e l'inizio del VI, un autore rimasto anonimo, ne compose la passio (ossia il racconto dei fatti e delle vicende della vita e del

La tomba in S. AmbrogioLa tomba in S. Ambrogio

martirio). Il racconto presenta Gervaso e Protaso come figli gemelli dei Santi Vitale e Valeria. Morti i genitori, i fratelli vendettero i beni di famiglia, ne distribuirono il ricavato ai poveri e si ritirarono in una casetta dove passarono dieci anni in preghiera e meditazione. Denunziati come cristiani ad Astasio, di passaggio per Milano e diretto alla guerra contro i Marcomanni, non vollero sacrificare agli dei pagani e perciò furono condannati a morte. Gervasio morí sotto i colpi dei flagelli, Protasio venne invece decapitato.

Tempi moderni – Il 13 gennaio 1864, sotto l'altare maggiore della basilica di S. Ambrogio, furono trovati due loculi: verso nord il loculo piú grande dei due martiri, a sinistra, quello piú stretto di S. Ambrogio. I corpi erano rimasti lì fino all'anno 835, circa, allorché l'arcivescovo Angilberto II, in occasione del rifacimento totale della cadente basilica del sec. IV e della costruzione dell'altare d'oro del maestro Wolvinio, li riuní in una sola urna di porfido (anch'essa scoperta, ma non aperta nel 1864). L'8 agosto 1871, per ordine dell'arcivescovo Luigi Nazari di Calabiana, l'urna di porfido fu scoperchiata. Era per due terzi piena di acqua limpida e accoglieva, sul fondo, i resti dei tre santi. Il 19 giugno è la data della loro commemorazione liturgica, scelta in memoria della traslazione delle reliquie.