Varese – Un mese ricco di appuntamenti quello di marzo nella città Giardino. Al Castello di Masnago, dopo la conclusione della mostra “I tempi della pittura. Cronografia di alcune opere di Renato Guttuso dipinte a Velate: l’archivio di Nino Marcobi” , continua “Tesori Nascosti opere d’arte restituite alle comunità del Varesotto. La mostra raccoglie lavori provenienti dal territorio, restaurati grazie al contributo di Fondazione Comunitaria del Varesotto e proposte in sinergia con il Comune di Varese. Si tratta di oggetti che offrono l’occasione di immergersi in un percorso fatto di tecniche e metriche eterogenee, ma soprattutto di devozione e tradizioni locali: dipinti, sculture, stendardi, reliquiari, crocifissi e persino alcuni reperti paleontologici rendono il percorso eterogeneo e ricco di suggestioni.
Nell’allestimento è proposto un viaggio attraverso il territorio del Varesotto: da Besano a Saronno, passando da Varese, Golasecca, Gallarate, Azzate, Arsago Seprio, Porto Valtravaglia, Castello Cabiaglio, Cassano Magnago, Venegono Inferiore e Gorla Minore. Il percorso è arricchito da dipinti più conosciuti, come il Gaudenzio Ferrari custodito a Saronno e due dipinti a olio su tavola attribuiti al pittore Callisto Piazza conservati ad Azzate, ma anche da opere meno note, capaci di suscitare interesse e svelare la maestria dell’esecuzione, come nel caso dello stendardo della basilica di Gallarate , un vero e proprio capolavoro del ricamo secentesco lombardo.
Grazie a restauri e di studi approfonditi condotti con la supervisione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza Brianza, Pavia, Sondrio, Varese, sono stati svelati il valore artistico-storico consentendo anche di documentare una compenetrazione del patrimonio culturale nel tessuto territoriale.
Alle quattordici opere esposte se ne aggiungono due provenienti dalla collezione di Fondazione Cariplo, anch’esse oggetto di restauro e di restituzione alla comunità: si tratta un quadro (Vincenzo Malò, Riposo durante la Fuga in Egitto, (1640-1650) e di un Busto maschile incoronato (Scultore federiciano 1225 – 1250).

Il cortile del Castello di Masnago, dal 21 al 26 marzo, sarà inoltre sede di un’installazione “Green” degli studenti del Liceo Artistico Frattini di Varese nell’ambito di “Varese Design Week” che vedrà anche un incontro dal titolo dal titolo “Alla ricerca dell’Eden perduto. Gli antichi e l’ambiente: testi, immagini e parole”, previsto per il 24 marzo alle 16.30 nella Sala Risorgimento di Villa Mirabello, con  Mario Iodice, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Laveno Mombello e Anty Pansera, storica dell’arte italiana.

Infine, sempre nella cornice del Castello di Masnago,  si svolgerà, il 29 marzo dalle 9 alle 13, il seminario della Fondazione Sacra Famiglia “Diventare genitori. Strumenti e servizi per genitori consapevoli”,  rivolto a operatori dei servizi sociali e della tutela dei minori.

Sala Veratti dal 12 al 18 marzo, ospiterà la mostra “Idea assurda per un filmaker. Gianfranco Brebbia e la cultura internazionale a Varese negli anni Sessanta-Settanta del Novecento”. L’esposizione, organizzata nell’ambito di BET, progetto che comprende rassegne ed eventi organizzate in occasione del centenario della nascita  dell’artista. Non a caso è stata scelta come cornice all’evento Sala Veratti. Negli anni Sessanta infatti è stata la sede di manifestazioni culturali alle quali lo stesso Brebbia ha partecipato.  Il percorso fotografico proposto documenta la personalità artistica del filmaker, offrendo al visitatore lo spaccato di un’epoca, che mette in luce uno straordinario momento di vivacità artistica e culturale nella città di Varese. Sono esposti documenti, carteggi, manifesti e riviste appartenenti all’Archivio Gianfranco Brebbia affiancati dalla proiezione di film del noto autore varesino.
L’inaugurazione, è in programma domenica (12 marzo) alle 16 . Interverranno Fabio Minazzi, Luca Giovanni Dilda e per l’occasione verranno proiettati film sperimentali dell’artista. La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19, con ingresso gratuito.

Un altro appuntamento da segnare in agenda è con  l’Associazione WG ART, che dal 31 marzo al 21 aprile presenterà in Sala Veratti la mostra “Leftovers. Ciò che resta”, rassegna che intende proporre una riflessione attorno al concetto di “resto”, “avanzo”, “residuo”. I lavori, realizzati da cinque giovani artisti, non solo contemplano la parzialità, ma fanno di quest’ultima un valore fondante del prodotto artistico, associato al corpo – nelle opere di Cassina, De Giorgi e Ibba – o alla nozione di memoria – in quelle di Erba e Rallias – il frammento diviene l’elemento chiave di una nuova consapevolezza. La mostra sarà aperta, con orari da definirsi, il giovedì, venerdì, sabato e domenica. Ingresso gratuito.

Altra mostra in programma è alla sala del Lucernario di Villa Mirabello, dal 18 al 29 marzo. “Intensive Care Shots. Pandemia 2020-22 ”, questo il titolo, presenterà 35 fotografie degli anestesisti rianimatori Silvio Zerbi, Davide Maraggia ed Alessandro de Martino che hanno immortalato quanto vissuto nelle terapie intensive dell’Ospedale di Circolo di Varese, catturando momenti di ordinaria straordinarietà: attimi di lotta, di difficoltà e di sconforto alternati a resilienza, lavoro di squadra e generosità che hanno permesso di curare oltre 500 pazienti critici Covid+. Ingresso gratuito.

Sempre a Villa Mirabello ma questa volta nella sala del Risorgimento,  il 10 marzo alle 18 la conservatrice archeologa dei Musei Civici di Varese, Barbara Cermesoni, terrà una conferenza su Innocenzo Regazzoni e i primi scavi all’Isolino Virginia (1878-1885). Un importante contributo alla nascita della Paletnologia italiana. Nel 1878, grazie al mecenatismo della famiglia Ponti, Regazzoni cominciò una serie di scavi all’Isolino con una schiera di studiosi applicando il metodo scientifico alla ricerca archeologica preistorica, con una nuova visione interdisciplinare che rimanda alle scienze della terra, alla stratigrafia, alla paleobotanica, alla zoologia necessaria per la comprensione della vita delle comunità preistoriche che cominciavano ad essere indagate.