La ceramica, cenerentola, diventa regina in Varese e provincia. Se Laveno celebra con varie manifestazioni il 150° di fondazione della Società Ceramica Italiana, nella sua scia l’attenzione alla terra modellata, infornata, decorata, tiene la scena dell’estate espositiva.

Importanti artisti del Novecento hanno trovato nella ceramica un attraente mezzo espressivo, testimoniato dai lavori di Lucio Fontana e di Aligi Sassu in mostra rispettivamente al Museo Bodini di Gemonio e alle Fornaci Ibis di Cunardo.

 

Questa produzione artistica, di pezzi unici, e quella su scala industriale di Laveno non nascono dal nulla, da un territorio vergine di esperienze ceramiche. Alle fioriture storiche della ceramica nel territorio prealpino punta l’esposizione Castello Cabiaglio, Cunardo, Ghirla – Due secoli di tradizione ceramica nel Varesotto , aperta dall’ 8 al 30 luglio presso la Sala Veratti di Varese.

Si deve alla delegazione locale dell’Associazione Nazionale Amici della Ceramica uno splendido percorso e colpo d’occhio che conduce e seduce i visitatori attraverso i tre “santuari” varesini della manifattura ceramica: Castello Cabiaglio, Cunardo e Ghirla, noti agli specialisti ma molto meno ai profani. Un po’ perché la ceramica è campo riservato ai conoscitori e ai collezionisti, un po’ perché la sola Cunardo ancora cuoce la terra oggigiorno.

 

Eppure dalla seconda metà del settecento è documentata una fornace attiva a Castello Cabiaglio, rappresentata dai tredici pezzi in mostra provenienti dalla Civiche raccolte, frutto di un’acquisizione del 2001. L’interessamento dell’associazione ha reso meno spaesati questi manufatti, raccordandoli agli oltre cento altri esposti, tutti di squisita fattura – gioia dei collezionisti e vanto dei musei – con Ghirla che trionfa perché meglio documentata, mentre Cunardo deve accontentarsi di aver salvata e riproposta la tradizione.

Quanto alla tecnica, si tratta di maioliche dagli splendidi tipici colori, dagli splendidi tipici decori adottati dalle manifatture alla fin fine gravitanti sulla Valganna, dove avevano a disposizione argilla buona, legna da ardere e maestranze specializzate, nonché un adeguato sbocco di mercato. Quando questo, per diverse ragioni, venne meno, ecco la crisi e la scomparsa repentina di una fiorente tradizione. Supportata anche da fenomeni sorprendenti di aggiornamento e sperimentazione, come la scuola di decorazione su ceramica aperta a Ghirla nel 1932, affidata al pittore varesino Giuseppe Talamoni, autore di una pregevole produzione, iconograficamente ricca e raffinata.

Altra novità, i pezzi variopinti di Ines Pella, decoratrice indipendente attiva in quel di Marchirolo negli anni ’30, con una personalità e un gusto citazionista incantevole.

La mostra è curata dall’associazione e allestita dalla restauratrice Maura Carcano con criterio scientifico e senso estetico oltreché cronologico. La sezione varesina dell’Associazione Nazionale Amici della Ceramica, presieduta da Enrico Brugnoni, ha qui raccolto i frutti di lunghe e complesse ricerche, proponendo un primo ordinamento storico del materiale in uno scrigno – la Sala Veratti – congeniale a questo tipo di esposizione, pregevole sotto tutti i punti di vista, ardua da organizzare e preziosa, difficilmente ripetibile.

Per amare la ceramica, occorre conoscerla e riconoscerla. Il territorio di Varese non è un deserto ma un giardino, da coltivare. Il terreno propizio può essere, come in questo caso, la stretta collaborazione fra pubblico e privato, fragile ma concreta e lucente come una maiolica.

CASTELLO CABIAGLIO, CUNARDO, GHIRLA – Due secoli di tradizione ceramica nel Varesotto

Dall’8 al 30 luglio
Varese
Sala Veratti, via Veratti
Esposizione organizzata da Associazione Nazionale Amici della Ceramica – delegazione di Varese e Provincia – e da Comune di Varese – Musei Civici
ingresso gratuito
lunedì chiuso
da martedì a domenica: 10,30-12,30; 14,30-18,30