Edificio dei laboratori, ripreso da sud-est, 1925-1926Edificio dei laboratori, ripreso da sud-est, 1925-1926

Lucia Moholy, all'anagrafe Lucia Schulz (Praga, 1894 – Zurigo, 1989), è stata una delle figure più interessanti della storia della fotografia e della cultura del XX secolo. Insegnante, scrittrice e intellettuale, a soli diciotto anni, consapevole di una "raffinata capacità di percezione", intraprende i primi esperimenti sulla fotografia, intesa come strumento d'indagine, documentazione e narrazione della realtà che la circonda. Protagonisti dei suoi scatti gli oggetti, gli ambienti e le personalità che hanno fatto la storia del Bauhaus. Rigorose, eleganti ed essenziali still life in bianco e nero mostrano e ripercorrono gli stilemi e i prototipi industriali di una scuola che fu un punto di riferimento per il design e per il movimento architettonico moderno.

Ne sono un piccolo esempio i servizi da tè progettati da Marianne Brandt, immortalati attraverso la costruzione di piccoli set fotografici e illuminati solo da una luce naturale che mette in risalto le forme nette e i volumi puliti. Accanto a questi oggetti e agli edifici, sbocciati sotto la spinta di una delle esperienze più vivaci del dibattito novecentesco sul rapporto tra tecnologia e cultura, si possono ammirare anche gli interni delle case dei maestri del Bauhaus, come l'angolo del tè della casa di Walter Gropius, la sala da pranzo di Nina e Vassily Kandinsky o l'atelier di Paul Klee.

Nei ritratti, invece, la ricerca della Moholy cambia e gli sfondi neutri puntano a rivelare l'essenza più profonda delle figure: a partire da un raro fotogramma che fonde spettralmente i profili dei due coniugi, fino ad arrivare ad un'intensa sfilata di soggetti ripresi di fronte, di tre quarti o di profilo. Al volto sorridente di un bambino affetto probabilmente da orecchioni – Child portrait (Petere Fousek), 1927-1929 – si alternano così i fermo immagine delle compagne di alcuni big di questa influente "stagione" (Nina Kandinsky, Ilse Gropius e Anni Albers), ma anche delle fotografie a carattere documentario che raccontano la realtà e la miseria di paesi arretrati come la Jugoslavia. Inquadrature ravvicinate, spesso volutamente imperfette, volte a cogliere con estrema semplicità la complessità del soggetto. È questo il "duplice sguardo" di una donna che ha lasciato ai posteri nuovi spunti per il grande dibattito storico sulle influenze reciproche tra arte e immagini.

Lucia Moholy (1894-1989) tra fotografia e vita
a cura di Angela Madesani e Nicoletta Ossanna Cavadini
fino al 31 gennaio 2013
m.a.x. museo, via Dante Alighieri 4, Chiasso
Orari: martedì-domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Biglietto: intero CH 10.-, ridotto CH 5.-

Claudia Amato

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