Holly è un romanzo thriller di Stephen King ambientato in una probabile città del Midwest americano non ben precisata.
Le caratteristiche richiamano le ambientazioni tipiche nelle opere di King, come Derry e Castle Rock a rappresentare non solo la toponomastica ma il carattere di una società nel suo insieme.
Il periodo temporale è quello della pandemia dove il pensiero di molti si sposa al complotto gridato dal presidente uscente che consigliava di debellare il virus usando la candeggina.
Nei suoi ultimi romanzi King ci svela spesso il pensiero negativo verso il trumpismo.
In questo romanzo addirittura l’autore rimarca l’arroganza di certi repubblicani, la madre di Holly è una di queste, verso qualcosa che non fa distinzioni tra donne e uomini, vecchi e bambini: il corona virus 19.
Poi l’autore si dedica con delicatezza a miscelare situazioni emozionali primordiali e culturali.
Holly non è una ragazza bella, è la classica studentessa che subisce le angherie dei compagni quando diventa balbuziente a causa della timidezza.
La fortuna di Holly è di possedere un carattere forte, per quanto figlia di una famiglia benestante e sotto il giogo di una madre totalitaria e onnipresente, repubblicana a tal punto da morire come negazionista a causa di una pandemia inesistente, riesce a creare con l’amico Jerome la sua agenzia privata di investigazioni.
Durante il mese di agosto il caldo diventa stancante, Holly dovrebbe essere in ferie mentre il suo socio si trova a New York per firmare un contratto con un’importante casa editrice, e rispondere al cellulare operativo dovrebbe essere vietato.
Invece Holly loro fa e da quel momento comincerà a dipanarsi la storia più assurda e incredibile che potesse immaginare di vivere.
Chi la cerca e Penny Dahl che non è sfiancata dalla calura ma dalla disperazione: sua figlia è scomparsa lasciando un biglietto anonimo con la scritta non c’è la faccio più.
Holly non sa bene perché accetta l’incarico come non sa che presto si troverà coinvolta nel caso che scuoterà l’intera nazione.
L’autore ci fa navigare tra la follia di due anziani coniugi convinti che mangiando carne umana, usando tendini e grasso facendone unguenti, si arresti il processo di invecchiamento annullando i dolori dell’età.
I loro frigo accolgono ignari parte dei corpi di persone conosciute per caso o per lavoro.
Incarcerati in cantina e costretti a mangiare fegato crudo perché è l’organo a rappresentare il sacro Graal, le vittime sono state scelte perché odiate o perché per brevi periodi hanno lavorato per i due stimati professori.
King in contrapposizione alla follia prova a raccontarci il potere della scrittura portandoci, attraverso la poesia di una delle poetesse più famose d’America e di una ragazza che ama la parola scritta, in quel luogo dove è fantastico sentirsi vivi e parte di qualcosa.
Si scoprirà pagina dopo pagina che non sempre la forza del denaro attrae figure come Holly, il suo socio e alcuni dei personaggi che navigano in questa assurda vicenda.
Godersi una sigaretta, una birra con la consapevolezza di esserci e volerci essere per un amico, per la famiglia, per un canarino o per se stessi diventa prezioso e senza prezzo.
Un romanzo che istilla dubbi e risposte perché leggendo pagina dopo pagina potrebbe sorgere la domanda: è sempre giusto per la nostra sopravvivenza aiutare il prossimo?
Com’è giusto che sia a deciderlo sarete voi.
Enzo Calandra
Stephen King – “Holly” – ed. Sperling & Kupfer, pp. 509, Euro 15









