C. Meazza, TibetC. Meazza, Tibet

La popolazione sorridente – Se c'è qualcuno che ha conosciuto da vicino il Tibet e lo ha reso nelle sue pieghe, fotograficamente, questo è Carlo Mezza. Cinque volte ha viaggiato per il paese e non è da escludere un viaggio anche nei prossimi mesi per concludere un nuovo lavoro su una popolazione, costretta, "sorridendo", – ricorda il fotografo, a subire la potenza del colosso cinese che fa e disfa, opprime e censura, come è successo ancora poche settimane fa, quando il popolo privato della sua guida per eccellenza, il Dalai Lama, ha visto oltraggiati persino i monaci.

Un viaggio in 60 immagini
– Il 10 luglio, a Roma, in piazza Navona, in un edificio seicentesco, oggi privato, ma in passato già di proprietà del Vaticano, abitato da Papa Pio XI, si apre una doppia personale fotografica dedicata proprio al Tibet; voluta da Asia Onlus, una Ong da tempo tra le più attive nell'operare per il paese e per mantenere alta l'attenzione anche sulle ultime vicende repressive, presto scomparse dalle pagine di cronaca, la

C. Meazza, LhasaC. Meazza, Lhasa

mostra si articolerà sulle immagini di Alberto Giuliani, fotografo dell'agenzia Grazia Neri e di Carlo Meazza. Una trentina le immagini per ciascuno fotoreporter. Un viaggio, in particolare quello di Meazza, attraverso la quotidianità di un paese privato di alcuni dei suoi diritti fondamentali.

L'impegno del fotografo
– "Mi piace la gente – commenta il fotografo varesino – la gente del Tibet che conserva ancora la capacità di sorridere, di mostrare una innata serenità, nonostante l'oppressione che non può fare altro che accettare". E' da anni che Meazza divide il suo lavoro di fotografo, tra i luoghi amati della sua terra, le montagne e i laghi, in testa, le sue passioni letterarie e l'impegno di un fotografo che si sente coinvolto nella realtà storica in cui vive, non dismettendo la responsabilità  di chi ha in mano un obiettivo e la possibilità di testimoniare. L'Africa, per dire, ma soprattutto il Tibet, sono nel suo mirino da sempre. E la sua presenza a Roma, per conto di un Ong che dal 1988 si dedica allo sviluppo, all'educazione allo sviluppo, al fund raising per paesi in condizioni di precarietà, è l'ulteriore segno distintivo del suo lavoro.