Per chi non possiede predisposizione all'equilibrio, l'uso del tram rischia di produrre ridicole deambulazioni.
Di conseguenza risulta scelta naturale procedere a piedi da piazza del Duomo sino alle colonne di San Lorenzo.
Siamo a Milano e una volta superate le colonne si arriva nella via dove Cristina Volpi ha il suo studio.
Pigiato il tasto del citofono corrispondente alla sigla indicataci dall'artista, lo scatto della serratura di un massiccio portone in legno, ci permette l'ingresso in un antico cortile immerso nel verde e nel silenzio.
Sulla soglia dello studio Cristina ci accoglie sorridente.
Cataloghi d'arte e libri occupano più ripiani, alle pareti alcune opere tracciano il suo percorso creativo.
Cristina non intende iniziare subito l'intervista, le interessa parlare degli ultimi libri letti, dei film appena visti, delle conferenze a cui è stata, del luogo dove da anni lavora e come afferma da tempo "crea arte".
Su tale base, iniziamo l'intervista, prendendo spunto dall'ultimo atto: la personale che si è appena conclusa.
"Nell'ultima mostra dal titolo Internità/Contemplazioni che si è svolta allo Spazio Arte Duina a Lonato del Garda, ho sviluppato diversi temi legati da un filo conduttore prettamente personale.
La mostra si apriva con tre brevissime citazioni tratte dal racconto di Italo Calvino "Il prato infinito" che fa parte della raccolta Palomar, riconosciuto dallo scrittore stesso come il suo libro più autobiografico. Nelle tre citazioni Calvino lega la più piccola presenza sulla terra all'universo. In questo momento della mia vita sento l'esistenza di una forza che lega il micro al macro cosmo, il tutto fondato e portato avanti da una ricerca nell'ambito della natura, ma anche nel campo della scienza dell'universo, delle galassie, dei pianeti. Non a caso la mostra proponeva una parete dove c'era una galassia di opere allestite in un ordine apparentemente disordinato, ma in realtà il tutto era composto con collocazioni ben precise. Eseguiti in acquarello su carta, con la presenza di una punta d'oro, i pianeti raccoglievano degli elementi del microcosmo da me raccolti in maniera compulsiva".
A questo punto è interessante spiegare l'uso che tu fai, oltre la lettura, dei libri.
"Giro sempre con un libro in borsa, sia perché amo leggere, ma anche come contenitore di foglie e fiori che lascio essiccare tra le pagine, mentre quando un elemento è grande, lo faccio essiccare appendendolo a una parete dello studio".
Torniamo alla mostra.
"La mostra proseguiva con lavori nuovi che ho intitolato Mimetica organica. Osservando la natura ho scoperto che esistono diverse piante che fanno la muta del tronco lasciando cadere a terra la corteccia e sul tronco rimane un disegno prettamente mimetico che richiama al tessuto mimetico in una consonanza di colori e di forme, il mio compito è stato quello di unirli. Il lavoro più forte riguardava le Interità, termine da me coniato che unisce il termine "intero", "eterno" e "internato", si riferisce allo scorrere della linfa vitale, al pari dei vasi sanguigni che fluiscono all'interno del corpo tenendoci in vita; ma tutto ciò non si vede. Ho avuto la necessità di fare diventare l'Interità tridimensionale attraverso delle piccole teche di vetro e ottone dove andavo a recidere una parte di un disegno acquerellato che ponevo all'interno della scatolina, dopodiché trovati degli elementi della natura come le spine, le ponevo accanto ai dipinti, con il fine di rendere prezioso qualcosa di estremamente pungente, doloroso e pericoloso.
Ho voluto mettere anche due mappe perché in esse compaiono gli elementi dell'ago e del filo, con cui lavoro molto, infine ho aggiunto due installazioni di prato vero con le stesse misure del mio tavolo di lavoro con sopra le Interità".
E' un buon momento, hai visto pubblicato una tua opera su La Lettura l'inserto della domenica del Corriere della Sera.
"Ci sono voluti tre anni, quel lavoro l'avevo disegnato tre anni fa, è stata l'attesa di Penelope -afferma sorridendo- Del resto il mio è un lavoro sull'attesa, l'acquarello stesso porta all'attesa, richiede il tempo della stratificazione, si possono calcolare secondi, minuti, ore e a volte giorni.  Dopo tutto l'attesa non è stata vana, La lettura è uscita la stessa domenica dell'inaugurazione".
Tuoi punti di riferimento sono stati Alighiero Boetti e Louise Bourgeois.
"Non so spiegare con esattezza le motivazioni che mi legano a loro.  Boetti ha sperimentato tanti lavori che parlano di filo e di planisfero, ma con valenze geopolitiche e non con la valenza che do io come equilibrio dell'ego. Lo sento in modo forte a livello empatico.  Per quanto riguarda la Bourgeois, essendo una donna e avendo lavorato molto, come faccio io, con l'ago e il filo, la sento vicina a livello intimo".
In passato hai utilizzato un supporto, per i più respingente, come la ragnatela, ne sei rimasta affascinata compiendo in merito studi approfonditi.
"Della ragnatela mi affascina la sua funzione mimetica, di cattura.
E' trasparente, vischiosa, la lego molto al senso dell'esistenza, è sottile, resistente, forte, fragile e assorbe tutto.
Le ragnatele con cui ho lavorato erano quelle più vecchie, quelle che avevano raccolto i semi, la terra, la polvere del tempo, gli insetti, sino a perdere il loro mimetismo, diventando visibili, come una trama, un ordito, poi attraverso l'uso sapiente della carta e di materiali fissativi, ho portato quei segni semplicemente sulla carta".
Nelle tue opere non escludi la scrittura.
"Esistono rimandi tra la tessitura e la parola, infatti si dice intrecciare un discorso.  La mia è una microscrittura fatta a china con pennino che ho definito Le anatomie dell'inconscio, anche in questo caso centra il mimetismo. In quel periodo della mia vita avevo la fissa dell'inconscio, annotavo i sogni, poi su una carta giapponese molto fragile con una micro scrittura li narravo, con caratteri piccoli e sovrapposti che erano percepibili attraverso una osservazione attenta, ma non leggibili".
Come si vive in un ambiente affollato come è il tuo studio?
"Dipende dallo stato emotivo.  In questo ultimo periodo sono successe cose molto forti che hanno cambiato molto la mia sensibilità aumentando il mio grado generale di percezione.
Talvolta è un luogo da cui devo assolutamente uscire, altre volte stare qui è come stare dentro me stessa. E' comunque un luogo che amo, qui ho tutto, ho i miei libri, ho il mio passato, ho il presente e avrò il mio futuro".
L'artista.
Cristina Volpi
nasce nel 1975.
Conclude gli studi all'Accademia di Brera con una tesi su Alighiero Boetti e Louise Bourgeos, successivamente prosegue la sua formazione con Fausta Squattriti confrontandosi con linguaggi espressivi quali libri d'artista, installazioni, progetti performativi teatrali.

Negli stessi anni lavora sui temi del conscio e dell'inconscio, sul concetto di archetipo femminile, sull'identità e sullo scorrere del tempo, approfondendo la storia della psicanalisi del XIX e XX secolo.

Numerose le personali e le partecipazioni a collettive, tra queste la presenza, nel 2008, alla mostra itinerante "Maestros & Discipulos" organizzata dall'Accademia di Brera che toccato diverse città dell'Argentina.

Con l'opera "Memoro" vince, nel 2009 il 2° premio al Salon Primo ospitato nella chiesa di San Carpoforo a Milano.
Nel 2011 con la stessa opera espone nell'ambito del Premio San Fedele.

L'anno seguente prende parte al progetto teatrale "OA" organizzato dal Teatro Studio Krypton di Sandicci.
Due personali nel 2013, con "T-essere" presso la casa Bioecologica a Busto Arsizio e in primavera con "Ricostruzione dell'io" nei suggestivo spazio della Chiesa dell'Immacolata Concezione a Castelletto Ticino.

Suoi libri d'artista sono stati acquistati dalla Bibliotheque Kandinskj del Centre Pompidou e dalla Bibliotheque Nationale de France a Parigi.

Nel 2014 espone "Per filo e per segno" alla Galleria Ficara di Firenze, mentre nel 2016 prende parte al progetto "Skate Board Conference" organizzato dalla galleria Seno di Milano.
Da poco si è conclusa la personale "Internità/Contemplazioni" presso lo Spazio Arte Duina a Lonato del Garda.