Autoritratto, Omaggio a Henri RousseauAutoritratto, Omaggio a Henri Rousseau

Il fratello Ugo morì nel 1973, a 45 anni. Era già un'icona della nouvelle vague fotografica italiana. Lei, Maria Mulas, avrebbe dovuto aspettare tre anni, nel 1976 per esordire al Diaframma di Milano, l'antro magico di Lanfranco Colombo, in via Brera 10 la sua prima personale.

Da quel debutto nel "salotto" della buona fotografia italiana la strada per la sorella di più famosa d'Italia, almeno nel piccolo mondo della fotografia e dell'intellingenza milanese è stata lunga, e dura tuttora. Di quella mostra al Diaframma, Emilio Tadini scrisse: "Le foto sono bellissime: è anche un po' come leggere un romanzo". Un "romanzo" per quale più di un critico avrebbe speso anche negli anni successivi il riferimento a Balzac: vicinanza sociale, certo, ma anche in qualche modo distanza, disvelamento della potenza estetica dei personaggi bloccati nella pellicola, ma anche talora critica feroce, taglio sarcastico dei cosiddetti riti sociali della collettività.

Da lì in poi la sua è una carriera in ascesa, ricca di conferme, riconoscimenti, conferme, espositive sopratutto nei luoghi  certificati della cultura alta.  Maria Mulas espone adesso fino al 12 novembre a Saronno alla Galleria il Chiostro Arte Contemporanea.

Una non vasta ma esaustiva rassegna che racchiude

Andy WarholAndy Warhol

sinteticamente più di trent'anni di attività: e muove dai suoi spregiudicati cicli "astratto-geometrici" che risentono del clima dei Settanta – esemplificativi sono le opere milanesi e newyorchesi esposti in mostra; transitano attraverso le sue ormai griffate gallerie di ritratti di celebri artisti, intellettuali, borghesi per confluire nella luminescente serie-sequenza realizzata nei pressi del Mausoleo di Galla Placidia di Ravenna.

I sassi fotografati dalla Mulas, colpiti, racconta lei, da un sole abbagliante diventato oggetto di una nuova serie, di una nuova ricerca per una fotografa che ormai da tempo ha cessato di lavorare per singoli episodi di un racconto quanto piuttosto per sequenze ripetute, per ricerche continuate e continuative "fino all'ossessione".

Tra immagini note e ormai diventate icone, vedi il superbo profilo di Lea Vergine, compagna di intense battaglie intellettuali della Mulas, ai tempi della mostra L'altra metà dell'avanguardia, storica ricerca dell'arte al femminile, e opere inedite, la mostra di Saronno, dà la possibilità di vedere da vicino il percorso di una figura doppiamente importante nella nostra cultura artistica, avendo dovuto assumere su di sè due fardelli, non tra i più lievi.

Il peso del suo nome, il peso del pregiudizio sessuale. Ed erano in poche, allora, in quegli anni sopratutto, lei, Carla Cerati, Letizia Battaglia a tenere alto il nome della macchina fotografica retta da mani femminili. Sopratutto in Italia. Giova, solo per inciso, ricordare che proprio nel 1973 uscirono negli Stati Uniti due pubblicazioni: The Feminine eye in photography, di Judy Dater e The Woman's Eye di Anne Tucker. In America erano in tempi già delle storicizzazioni, in Italia si era già nel femminismo ma lo statuto dell'artista fotografa era ancora lontano  

Maria Mulas Infiniti di Nulla (da Emily Dickinson)
30 settembre – 12 novermbre
Saronno – Il Chiostro Arte Contemporanea
a cura di Angela Madesani
Info: 02-9622717
www.ilchiostroarte.it