Francesco PellinFrancesco Pellin

La collezione Pellin dedicata a Renato Guttuso è viva. Ancora viva. Ha superato, con pratico realismo, la battuta d'arresto romana seguita al cambio della guardia al Campidoglio e si sta gettando proprio di questi tempi in un progetto che prevede, tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010, una mostra di tutto punto a Barcellona, nel trecentesco palazzo della Fundaciòn Caixa Catalunya. Ma con altrettanto realismo si appresta a riannodare i fili con l'amministrazione di Varese, con la quale il dialogo appare, da qualche tempo, nuovamente interrotto.
Non è così, a sentire il commendatore Francesco Pellin, che non demorde; a questo punto, è più che mai convinto di concentrarsi solo ed esclusivamente sulla sua città.

La Fondazione Pellin e Palazzo Estense non si parlano più. Questa è l'impressione. Qual è il suo punto di vista?
"Il dialogo con Varese è solo sospeso. Abbiamo convenuto che questo fosse un anno particolare, cominciato con le elezioni dello scorso anno e continuato poi con l'impegno dei mondiali di ciclismo che ha visto tutte le forze dell'amministrazione comunale impegnate su altri fronti. Ma, per parte mia, la trattativa è viva, pur dipendendo sempre da alcune condizioni. Nessun problema da parte nostra ma era meglio fare una pausa".

Lei ha capito qual è lo scoglio in questa trattativa?
"Guardi, io sono al di fuori di certe cose e di certi ambienti. Ma mi sembra di aver intuito che lo scoglio sia sorto in particolare quando ho fatto presente che mi sarebbe piaciuto che l'ubicazione delle opere di Guttuso avrebbe potuto essere Villa Mirabello, più adatto, secondo me, del Castello di Masnago per diventare un polo di arte moderna e contemporanea con la possibilità di ospitare anche importanti mostre temporanee. Per le quali mi sono impegnato ad un supporto logistico gratuito. Ma era solo un suggerimento, il mio".

Villa MirabelloVilla Mirabello

E poi cosa è successo?
"Valutavo che, nel caso, la soluzione ideale sarebbe stata dedicare al fondo Guttuso il secondo piano di Villa Mirabello, anche perché avevo sentito di una possibile destinazione del patrimonio archeologico al Chiostro di Voltorre. Ma nell'amministrazione ho trovato molte resistenze a questa idea. Funzionari contrari, devo dire, più che il sindaco. Sinceramente non credevo di trovare ostacoli così grandi e una ostinata difesa della sezione archeologica".

C'è molta confusione su quale sarebbe la natura del suo gesto. Donazione o comodato?
"Si è parlato di tutto, in realtà. Di donazione e di comodato. Di donazione ma con un contributo da parte del comune: mi è stato risposto che non ci sarebbero stati fondi disponibili. Si è parlato allora di comodato. Ecco, a questo punto sarei contento se il sindaco mi desse una soddisfazione in questo senso, offrendomi uno spazio anche più piccolo di quanto avessi desiderato, a fronte di un comodato iniziale che diventerebbe poi permanente, gradualmente, e di piena disponibilità per la città".

Fermo restando che l'idea di Villa Mirabello e altre condizioni rimangano le stesse?
"Sarei contento se la città mi riservasse, a questo punto, anche solo lo spazio al piano terra di Villa Mirabello, dietro l'ingresso, la sala ottagonale. Li ci sono ampie pareti, soffitti alti, uno spazio bello, degno di ospitare alcuni quadri di Guttuso, di importanza museale e di dimensioni importanti. E mi piacerebbe che quello spazio, almeno, venisse dedicato alla mia Fondazione e intitolato, "Museo Pellin. Collezione Renato Guttuso". Io guardo al futuro, penso alle prossime generazioni. E se vedo che un mondiale di ciclismo è stato organizzato così bene che se ne parlerà negli anni, penso anche a quanto possa essere strategico una progetto di questo tipo, di una fondazione abbinata se possibile a mostre di qualità".

Su queste nuove basi, quando riaprirà il dialogo con il sindaco Fontana?
"Mi lasci dire che intanto scriverò appena possibile una lettera di apprezzamento, proprio per come sono stati gestiti gli eventi del Mondiale. E quanto al dialogo, spero che si possa tornare a parlare nel tardo autunno. Ormai ho deciso che è la Varese la città per la quale vorrei fare qualcosa di importante".

Su Roma, cala il sipario?
"Tutta la documentazione, i progetti, le delibere, gli stanziamenti ci sono ancora. Ma il cambio del sindaco alla guida della città ha fermato tutto. L'attuale sindaco Alemanno si è espresso in termini contrari. Immagino, anche per motivi di natura politico-ideologica. Peccato perché invece Gianfranco Fini ha avuto parole diverse. L'arte non ha colore politico. Pensiamo ai Guelfi e ai Ghibellini. Non leggeremmo Dante nelle scuole, se fosse così".