Finisce un'unione durata quasi sessant'anni, quella tra la Pietà Rondanini e il Museo d'Arte Antica del Castello Sforzesco, tra l'ultima opera di Michelangelo e l'allestimento realizzato ad hoc dal gruppo BBPR.

Si interrompe così, in qualche modo, il particolare percorso museale del Castello, che dalle prime sale dedicate alle testimonianze più antiche della città, si concludeva nella contemplazione dell'eredità mistica del grande Michelangelo, nella sala degli Scarlioni.

Sarà il nuovo Museo Pietà Rondanini_Michelangelo ad aprire con una grande festa al Castello Sforzesco, sabato 2 maggio, il ricco programma di iniziative ed eventi di ExpoinCittà, destinato ad animare la vita culturale milanese per tutto il semestre dell'Esposizione universale. Il taglio del nastro è previsto alle 11, mentre dalle 14 alle 23 il Museo resterà aperto alla città: sarà a ingresso gratuito per tutta la settimana fino a domenica 10 maggio.

"Il nuovo allestimento ribalta completamente la visione dell'opera: entrando i visitatori vedranno la scultura di spalle e scorgeranno per prima cosa ciò che Michelangelo scolpì per ultima, la schiena della Madonna ricurva sul Cristo, rendendo ancora più intensa l'emozione per l'opera", afferma l'architetto Michele De Lucchi. "Soltanto girando attorno alla statua si vedrà la parte anteriore, con il Cristo cadente sostenuto dalla madre: una prospettiva assolutamente inedita, voluta per mettere in risalto quella dimensione della scultura, incompiuta, prima impossibile da osservare nella sua completezza".

All'interno dell'antico Ospedale spagnolo, con i suoi delicati affreschi, l'intensità struggente dell'opera incontra un'architettura ideale, che sembrava attenderla da tempo. In quegli spazi collegati alla sofferenza, realizzati per i soldati della guarnigione spagnola del Castello colpiti dalla peste nella seconda metà del Cinquecento, proprio pochi anni dopo il momento in cui Michelangelo a Roma lavorava alla Pietà Rondanini, appare come una casualità particolarmente suggestiva la scoperta che quasi in corrispondenza con la sommità della Pietà si scorgono, riferite all'Ascensione di Cristo, le parole del Symbolum Apostolorum 'ascendit ad caelos, sedet ad dexteram Dei Patris omnipotentis', espressione di fede, a quel tempo a conforto di soldati malati.

La Pietà si trova isolata al centro della sala, senza più l'ara funeraria romana che fungeva da piedistallo. L'allestimento è essenziale, per rispettare la sacralità della Pietà e indurre alla meditazione. Sulla parete opposta all'ingresso, una quinta nasconde la Porta di Santo Spirito, accogliendo la maschera funeraria e una medaglia che ritrae Michelangelo, realizzate rispettivamente da Daniele da Volterra e da Leone Leoni.

Lo spazio è quasi del tutto vuoto, salvo la presenza di tre panche in rovere poste davanti all'opera, con altezze graduate per permettere una visuale completa, e di un leggio che ospita le informazioni riguardanti le sue vicende storiche. Il pavimento in legno di rovere dalla tonalità chiara dona calore all'ambiente e produce un contrasto materico che valorizza il bianco del marmo.

Per salvaguardare il capolavoro da eventuali effetti legati al passaggio della vicina metropolitana e da eventuali scosse sismiche è stata inoltre realizzato, sulla base dei dati scientifici raccolti dal Politecnico di Milano, un avanzatissimo sistema di protezione da rischi sismici e da vibrazioni verticali provenienti dal terreno. Procedure di tutela e soluzioni di ingegnerizzazione, senza precedenti noti nella museotecnica, sono state affrontate in collaborazione fra Politecnico di Milano, Comune di Milano, Soprintendenza del Castello Sforzesco e Istituto superiore di conservazione e restauro, che ha curato la supervisione di tutto il progetto.

Il sistema di illuminazione della scultura, realizzato da Artemide, è studiato per evitare le ombre, mentre all'interno della sala si diffonde una luce quanto più possibile naturale che valorizza le decorazioni murali senza entrare in contrasto con la centralità della Pietà.