Mosè Bianchi, Pusterla dei FabbriMosè Bianchi, Pusterla dei Fabbri

Raffaele Calzini in un articolo pubblicato sull' "Illustrazione Italiana" del 1922, scrivendo dei collezionisti di Milano "all'avanguardia di un movimento rinnovatore" in quanto a scelte artistiche, elencava oltre al dottor Achillito Chiesa, "Giuseppe Chierichetti, noto per la sua intelligente collezione di opere di maestri italiani contemporanei, il comm. Borletti, il comm. Albanese, il comm. Mulani, il cav. Peretti che hanno riunito lavori di Fattori, dei Macchiaioli, dei migliori lombardi, il dottor Ravasco che ha una pregevole raccolta di disegni del Previati, il rag. Benzoni con i Mosé Bianchi, l'avv. Gallina con i Ranzoni, i Cremona, i Filippini, i Faruffini e l'avv. Melzi".

Nessuna parola per il Commendatore della Corona d'Italia Eugenio Balzan, autorevolissimo direttore amministrativo della società editrice del Corriere della Sera annoverante oltre al quotidiano altre testate quali "La Lettura" e "La Domenica del Corriere", e figura di spicco nella Milano di allora, stimato e considerato non solo dai proprietari Crespi e da Luigi Albertini, il mitico direttore del quotidiano, ma anche da Toscanini, Puccini, Ulrico Hoepli e Marco Praga.

Eppure la sua collezione di quadri in quell'anno – fatidico per le sorti dell'Italia e, in fondo, anche per Balzan – doveva già essere ragguardevole secondo gli studi, tenaci e appassionati, di Giovanna Ginex che ha ricostruito la storia di questa raffinata raccolta ora esposta (fino al 20 gennaio 2013) a Villa dei Cedri,

Domenico Morelli, La sultana che torna dal bagno (partic.)Domenico Morelli, La sultana che
torna dal bagno (partic.)

un'eclettica dimora di Bellinzona immersa in un ombroso parco, a pochi passi dalla chiesa di San Biagio, anch'essa da vedere nella sua austera solennità romanica.

Si tratta di un ritorno di questa collezione nella città ticinese perché essa vi aveva già fatto la sua comparsa, allora presso il Palazzo del Comune, nel 1944, tappa intermedia di un giro che toccò anche Zurigo e Berna. Aveva promosso la mostra di Pitture italiane dell'Ottocento proprio Balzan insieme con lo storico dell'arte Giuseppe De Logu, tutti e due antifascisti, tutti e due esuli in Svizzera; con questa rassegna essi intendevano non solo mostrare quadri di indiscutibile qualità, ma anche, e soprattutto, ricordare in quegli anni bui il collegamento fervido intercorso tra rifugiati italiani e terra elvetica negli anni del Risorgimento oltre che creare occasioni d'incontro per i fuorusciti.

La raccolta di Eugenio Balzan, tornata in Italia nel 1950, é ora conservata nella sede della Fondazione Internazionale a lui intitolata, e si rivela, scorrendo le pagine del catalogo a cura di Giovanna Ginex e di Anna Lisa Galizia, come un panorama completo della pittura italiana del secondo Ottocento, contemporanea dunque a Balzan, nato nel 1874. Anch'egli, come i grandi collezionisti borghesi dei primi decenni del secolo scorso, aveva raccolto, con gusto sicuro, opere rappresentanti nel migliore dei modi tutte le "scuole" d'Italia, scegliendo solo pezzi storici, acquistati tramite l'ausilio di studiosi amici o alle vendite di collezioni di riferimento.

Nelle luminose sale della Villa dei Cedri si può veramente

Achille Beltrame, Ritratto muliebreAchille Beltrame, Ritratto muliebre

ripercorrere e ammirare tutta la complessità, la vivacità e la novità della pittura italiana in quei decenni aperta a molteplici scambi perchè gli artisti non stavano chiusi nelle aule delle loro accademie, ma giravano, si documentavano su libri e riviste, si influenzavano a vicenda. É uno slargarsi di occhi e di mente davanti alle numerose visioni di un'Italia ancora bella, dalle campagne biellesi di Oreste Silvestri (che per Balzan fu anche fidato consigliere per taluni acquisti) ai portali di San Zeno di Verona dipinti da Edoardo Dalbono e alle tante, proprio tante, Venezie fra cui spicca un Rio di Leonardo Bazzaro, dove il colore cupo intride canali immoti e palazzi carichi di storia.

Sono di Mosé Bianchi certi angoli di Milano pieni di poesia prima che molti, troppi, altri pittori li ripetessero scialbamente; spetta invece a Plinio Nomellini una Marina dalla fluida, ondante pennellata e a Filippo Palizzi la prima versione (la seconda é nella collezione Marzotto a Valdagno) della Fanciulla sulla roccia a Sorrento che guarda lontano, persa in trasognati pensieri.

Dall'amico Hoepli Balzan dovette farsi dare due tavolette, delle otto che l'editore possedeva, dipinte nel 1872 davanti al Vesuvio in eruzione da De Nittis: le più belle, le più vibranti. Di questo artista, significativamente, nessuna sciccheria parigina e di Boldini nemmeno una contessa, anzi nemmeno un quadro nella raccolta Balzan. Ma in essa sorprende la delicatezza di una figura femminile dipinta da Achille Beltrame, ai più noto solo come persuasivo illustratore della prima pagina della Domenica del Corriere, mentre donne in molte pose e poche vesti ha saputo esibire Domenico Morelli nel suo Bagno pompeiano, considerato fra i pezzi eccellenti della raccolta al pari di un altro quadro orientalista del pittore napoletano, La sultana che torna dal bagno, questo sì veramente delizioso.