anforetta di cristallo di roccaanforetta di cristallo di rocca

Frova, 1957. La storia moderna comincia da qui, dagli scavi compiuti a Mercallo dei Sassi dall'allora Sovrintendente Antonio Frova. Durante i lavori per l'estrazione di ghiaia emerse un'area funeraria, il cui nucleo principale fu identificato in un recinto rettangolare, formato da pietre e ciottoli: al suo interno si trovarono due tombe a cremazione in cassetta di pietra. Due anni più tardi nella stessa area fu portata alla luce un'altra tomba a cremazione, in urna cilindrica in pietra.

Un gruppo sociale di un certo peso – I materiali rinvenuti in queste sepolture lasciano supporre che i defunti fossero personaggi di livello medio alto, che si fecero costruire una recinzione per delimitare il proprio sepolcro. Si distinguono infatti per valore una lucerna decorata da Mercurio con petaso alato e caduceo, una anforetta in cristallo di rocca e ollette antropoprosope, decorate cioè da fattezze umane.

La tomba della bambina – La tomba ritrovata nel 1959 conteneva le ceneri di una bambina di circa dieci/dodici anni. Sono gli oggetti del corredo a fornirci le indicazioni sul sesso perché l'analisi dei pochi resti ossei non ha fornito risultati precisi. Purtroppo il corredo non è completo, ma in base ad una moneta recuperata si può ipotizzare la datazione al I sec. d.C.

Indumenti preziosi – Alcuni sottilissimi fili d'oro rinvenuti tra le ceneri del rogo erano probabilmente parte del vestito indossato dalla bambina, che portava un anello d'oro, decorato con un'agata incisa. Forse era pertinente a una spilla o a un medaglione una corniola ovale, frammentaria, decorata a sua volta dalla figura di una Minerva armata.

Il bimbo grassoccio – Fra gli altri oggetti del corredo, come balsamari e vasetti in ceramica, spicca una

statua di fanciullo in ambrastatua di fanciullo in ambra

statuetta in ambra che raffigura un bimbo grassoccio dai grossi occhi, vestito di una corta tunica, rappresentato accovacciato, mentre gioca con un volatile.

I giocattoli – Nel viaggio che avrebbe seguito la vita verso l'aldilà, i Romani erano soliti portare oggetti di vita quotidiana, quelli utili e quelli più cari. Nel caso di una bambina, cosa è più importante dei propri giocattoli? E così nella sepoltura sono stati rinvenuti i crepundia della fanciulla, oggetti del mondo degli adulti, però miniaturizzati. Ci sono due anforette alte circa 4 cm, un'ampollina di in cristallo di rocca, alta 6 cm, un piccolo specchio in argento, oggi purtroppo perduto, un sonaglio in argento.

Casta fuit, domum servavit, lanam fecit. Questo epitaffio funerario ricorda le mansioni della donna in epoca romana, soprattutto la cura della casa e la filatura della lana. Le bambine infatti erano educate dalla madre e dalla balia, veniva loro insegnato a gestire la famiglia. Lo scopo era quello di creare delle future matrone, addette alla casa e alla prosecuzione della stirpe. Già a dodici anni la legge romana consentiva i matrimoni, spesso combinati, magari con uomini anche molto più grandi: rari erano, nel mondo romano, i matrimoni d'amore e molte furono le giovani donne sacrificate a matrimoni di interesse politico. Ecco quindi perché fra gli elementi del corredo della bambina troviamo anche l'attrezzatura per filare, sempre in versione miniaturistica, cioè due fusi in osso con due piccole e deliziose fusaiole in ambra e vetro.
Frammenti di bacchette in legno e sottili fogli di cuoio lascerebbero supporre la presenza di una scatola in legno dove erano conservati questi oggetti.

Verso l'età adulta – Che la bambina si stesse avvicinando al mondo degli adulti, lo confermerebbe la

fusi con fusaiolefusi con fusaiole

presenza di una minuscola ciotolina in ambra dal diametro di 3 cm e due frammenti di coticule, ovvero tavolette in pietra squadrate, usate per creare trucchi e cosmetici. Tipici sono, nel I sec.d.C., i set da trucco presenti nelle tombe femminili.

La bambina senza nome – Nessuna iscrizione, nessun epitaffio ha rivelato chi fosse questa giovane defunta. Senza dubbio si può immaginare la sua appartenenza a una ricca famiglia, che poteva permettersi oggetti di grande pregio, come le pietre dure, l'ambra, proveniente dal Baltico, e soprattutto il cristallo di rocca, la cui lavorazione richiedeva una grande abilità.

Oltre l'idea del gioco. Come ha sottolineato la dott.ssa Ada Gabucci, si potrebbe ipotizzare che gli oggetti non fossero solamente i giocattoli della bambina. Essi infatti potrebbero avere un significato simbolico ed essere quelle offerte votive che la fanciulla avrebbe dedicato alla divinità alla fine dell'infanzia prima del matrimonio: un matrimonio, che, purtroppo, non si poté mai celebrare.

Un commiato sul sepolcro – Ritrovamenti di questi tipo sicuramente smuovono l'animo di noi "moderni", creano un ponte con il passato, un ponte emozionale, fatto di sensazioni che oggi come ieri sono universali. Lasciamo così riposare la bambina di Mercallo, citando un epigramma del poeta latino Marziale: "Una zolla non dura copra le sue fragili membra: o terra, non esserle pesante: lei non lo fu per te."