Olivier MossetOlivier Mosset

Una voce fuori e dentro il coro – Una pittura che ragiona sui propri codici, inserita nel flusso artistico storico ed attuale, ma che deriva sempre e solo da se stessa. Quella di Olivier Mosset al Museo d'arte di Mendrisio è una piccola antologica, esaustiva e completa che attraverso poche opere, trentuno in totale, riesce a ricostruire l'attività di uno dei capiscuola dell'astrazione del secondo dopoguerra. Allievo e compagno di strada di Jean Tinguely e Daniel Spoerri l'artista d'origine svizzera, nato nel 1944 a Neuchatel, inizia il suo percorso dalla Francia, a Parigi, dove nella seconda metà degli anni Sessanta aderisce al gruppo BMPT, affiancando Buren, Parmentier e Toroni, artisti accumunati da una esigenza provocatoria e situazionista, volti nelle loro attività ad una critica della funzione sociale e dei metodi tradizionali dell'arte. Contro l'illusionismo pittorico quindi, ma anche contro una tendenza astratta che sia veicolo d'idee e pensieri. L'astrazione è dall'inizio e continua ad essere ancora oggi per Mosset il mezzo attraverso il quale indagare la pittura stessa.

Un momento della conferenzaUn momento della conferenza

Una spirale – La mostra, così come la sua attività, risulta facilmente divisibile in cicli: fasi in cui si ripetono i medesimi soggetti come le forme geometrice – il cerchio dei secondi anni Sessanta alle strisce degli anni Settanta -; i monocromi – degli anni Ottanta e quelli attuali -; fino all'esigenza dell'indagine e della invasione dello spazio attraverso opere tridimensionali. Le cosiddette 'tele sagomate' lavori monocromi di varie forme, e i Tobleroni nati dalla riflessione sulla pittura sulla possibilità di creare, girando nello spazio, un oggetto – da non confondere con una scultura. I Tobleroni, protagonisti di un'intera sala del Museo, derivano dalla forma del famoso ciccolato prodotto appunto in Svizzera, ma si rifanno storicamente agli ostacoli anticarro posti sui confini della nazione elvetica per difendersi dagli attacchi bellici durante la Seconda Guerra Mondiale.

L'astrazione geometrica – Una pittura essenziale, minimalista, frutto di una ricerca raffinata e continua: l'artista si interroga sulla pittura, sul mezzo pittorico in quanto materiale di per sè espressivo, non veicolo di ulteriori messaggi.
L'astrazione geometrica, ripetitiva, segna un tempo che ritorna nell'opera di Mosset. L'artista approda al monocromo negli anni Ottanta compiendo una scelta che non segna un punto d'arrivo, ma una nuova partenza per le opere più recenti. Un monocromo mai uguale al precedente: le grandi e brillanti opere degli ultimi anni derivano dall'analisi della materia-pittura, dall'esperienza tattile della cromia e dalle sue infinite possibilità di resa, che varia, mutando, in base alla stesura e alla

I TobleroniI Tobleroni

saturazione. La scelta di partire dagli elementi che sono alla base dell'arte visiva, l'annullamento della pittura stessa ricondotta al 'grado zero', come viene successivamente indicato dai critici, porta l'artista ad occuparsi di linea, forma, colore, spazio e del rapporto che si può creare tra questi elementi. Sperimentazioni che portano Mosset a confrontarsi con movimenti d'avanguardia, come la Radical Painting, una pittura astratta minimalista che si sviluppa in America – dove lui risiede dal 1977.

L'importante è partire – "Un pittore nomade che ama e persegue l'anominato" così lo definisce Paola Tedeschi Pellanda co-curatrice della mostra con Simone Soldini, direttore del Museo. Un'artista dall'aspetto profetico: barba e lunghi capelli bianchi che nascondono un sorrido affabile e occhi luminosi. Una rivelazione per i responsabili stessi del Museo, piacevolmente stupiti della sua cortesia e disponibilità; un'artista nomade nell'arte e nella vista, una moto lo porta alla scoperta dell'Europa e delle zone dell'Arizona dove risiede da tempo, trasferitosi dopo un prolungato soggiorno a New York. "Un artista rigoroso e austero" lo definisce però Soldini, che rivela una nuova dicotomia: così come nel fare artistico è autoreferenziale, ma non può prescindere da altri maestri e correnti, anche nella vita alterna la sua riflessione serissima sulla pittura alla sperimentazione azzardata, d'avanguardia.

Un'altra opera in mostraUn'altra opera in mostra

L'annullamento dell'artista – Il Museo di Mendrisio prosegue la strada intrapresa anni fa, votata alla contemporaneità con particolare attenzione all'astrazione e alle evoluzioni più attuali del linguaggio aniconico. Una scelta non facile "ogni mostra è una scommessa" come rivela Soldini "l'unico desiderio che ho è che questa mostra possa far superare e comprendere la complessità di Mosset, superando il pregiudizio della banalità del nulla, ma riscoprendo il suo vero ruolo di caposcuola, di maestro".
Olivier Mosset si concede al pubblico presente alla conferenza, risponde in francese alle domande e sottolinea come la sua ricerca, ancora in atto ma in qualche modo matura, lo porti ad escludersi dalle opere che realizza. Quasi non servisse un autore, ma bastasse ancora una volta la sola pittura."Fare un dipinto è come chiudere una porta. Dopo, bisogna gestire quello che c'è o non c'è dentro. Mi spingerei quasi a dire che non sono io l'autore di questo dipinto e che il dipinto si è fatto da sè."

Olivier Mosset
antologica 31 opere maggiori

1969-2007
14 marzo – 17 maggio 2009
A cura di Simone Soldini e Paola Tedeschi Pellanda
Museo d'arte Mendrisio
Piazza San Giovanni
6850 Mendrisio (CH)
e-mail: museo@mendrisio.ch
Orari: martedì-venerdì, 14-17; sabato e domenica 10-18.
Info 0041-(0)91-6467649.
www.mendrisio.ch
Inaugurazione: sabato 14 marzo ore 17