A. Gentileschi, Autoritratto come allegoria della pitturaA. Gentileschi, Autoritratto come
allegoria della pittura

Tra gli obbiettivi prefissati da questa imperdibile rassegna milanese, voluta e curata da Roberto Contini, conservatore alla Gemäldegalerie di Berlino, con la collaborazione di Francesco Solinas, Maître de Conférences al Collège de France, riscoprire il posto di Artemisia Gentileschi nella grande pittura del suo tempo e approfondire le vicende della sua vita, alla luce di documentazione edita ed inedita.
La mostra – 40 tele e documenti inediti – è suddivisa cronologicamente nelle quattro fasi che contraddistinguono la vita di Artemisia: gli inizi a Roma – giovanissima – a bottega del padre Orazio, dove impara l'uso dei colori, degli impasti e scopre le istanze caravaggesche del padre che lei carica di pathos puntando su un'illuminazione violenta, una marcata tensione emotiva e una stesura pittorica più cruda; gli anni a Firenze in cui il suo stile si sviluppa autonomamente giungendo ad una codificazione inconfondibile, con le eroine bibliche piene di forza e coraggio; il ritorno a Roma all'inizio degli anni Venti ed il successivo quasi quarto di secolo a Napoli fino alla sua morte.

Chi era.
Un'artefice completa, di indubbio talento, che si è espressa in una variegata gamma di temi e generi pittorici. Artemisia nacque a Roma nel 1593, figlia di

A.Gentileschi, Giuditta e OloferneA.Gentileschi, Giuditta e Oloferne

quell'Orazio Gentileschi, celebrato in tutta Europa, capace di uguagliarlo in fama e nella pur diversamente orientata passione per la pittura. Soggiornò lungamente a Napoli, dove la pittura locale rappresentata da artisti quali Caracciolo e Cavallino risentì profondamente della temperie culturale caravaggesca della pittrice. Ereditò dal padre il gusto per la preziosità delle stoffe e predilesse la resa delle carni sode e dorate attraverso uno studio naturalistico delle ombre e delle luci suscitanti effetti straordinariamente suggestivi, come nella scena notturna di Giuditta e Oloferne degli Uffizi. Dotata di notevoli capacità inventive, Artemisia risolve la struttura compositiva della scena in un gruppo di figure compatto il cui fulcro drammatico è costituito dalla testa riversa di Oloferne. Il sangue sprizza a raggiera e cola sui candidi lini bianchi; Giuditta materialmente aiutata dall'ancella. Il tema interpretato nei suoi aspetti più violenti supera in efferatezza le interpretazioni caravaggesche.
Fino al secondo dopoguerra, infatti, la Gentileschi viene ricordata più per il processo per deflorazione intentato al collega del padre Agostino Tassi – che segnerà dolorosamente la sua vita e carriera – che per i suoi evidenti meriti pittorici. Dai primi anni Sessanta, invece, la vicende della sua vita avventurosa e libera, come la forza espressiva e il linguaggio ricco e fantasioso della sua arte, sono stati oggetto di studi ed interpretazioni da parte della critica femminista: Artemisia diveniva un simbolo di coraggio ed emancipazione, ma la sua eccelsa pittura, ammirata sin dal Seicento e ricercata dai potenti di tutta Europa, era messa in secondo piano.

Il catalogo – 
Il volume si prefigge di "sanare" quei favori tributati al peraltro eccellente genitore, permettendo al lettore di scoprire ogni nodo essenziale della pittura di Artemisia. Per la prima volta, una rassegna che dà spazio non solo ai suoi quadri da camera ma a tutta la sua produzione, mostrando un'artista completa che ha saputo affrontare, con grande qualità, una gamma di generi pittorici e temi molto ampia e variegata.

ARTEMISIA GENTILESCHI. Storia di una passione
Dal 22 settembre al 29 gennaio 2012
Palazzo Reale, Milano
Orari: lunedì, dalle 14.30 alle 19.30; martedì – domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
Info e prenotazioni: tel. 02 54 911
www.mostrartemisia.it